di Alessandro Scipioni. Ciò che è interessante analizzare del nuovo messaggio comunicativo della Lega di Matteo Salvini, al di là delle strategie propagandistiche scelte, e dei mezzi di comunicazione usati, è rappresentato soprattutto da tre elementi cardine del messaggio stesso.
Il primo elemento sta nel fatto che la nuova Lega di Salvini coglie dei consensi tipici del mondo della destra. Questo è in parte accaduto già nei tempi della segreteria di Umberto Bossi, quando Gianfranco Fini rese orfana una larga parte del proprio elettorato abdicando de facto a voler rappresentare i valori storici della Destra radicale italiana. Però con la segreteria nuova leadership questo travaso di voti si è amplificato a dismisura. Sicuramente perché tutte le rifondazioni di destra da Storace, alla Meloni non sono stati capaci di strutturare un partito saldo a livello nazionale, o almeno adeguatamente rappresentativo. Ma c’è un ulteriore importante elemento da considerare, laddove il localismo, e la difesa delle identità locali sfocia nel secessionismo bossiano, Matteo Salvini ha parlato apertamente di Italia. Questo messaggio è stato molto importante, perché ha permesso una netta penetrazione in quegli ambienti patriottici e nazionalisti, che vedevano il secessionismo come un elemento di inaccettabile distanza.
Il secondo importante elemento è stato dato dalla distanza che la sinistra moderna ed il Partito Democratico in specie hanno preso con le battaglie storiche della sinistra italiana in difesa dei lavoratori. Basta vedere il Jobs Act, per rendersi conto della netta frattura con la sinistra storica. Un poco prigioniera dell’intellighenzia Radical chic, la sinistra in Italia ha iniziato ad occuparsi sempre meno dei problemi dei lavoratori, rompendo quasi del tutto con i cavalli di battaglia storici del Partito Comunista e di quello Socialista ed andandosi a concentrare prevalentemente sulle battaglie per i diritti sociali e di cittadinanza.
Quello che è importante rilevare sta nel fatto che, se le battaglie in favore dei nuovi venuti hanno fatto prendere piede al consenso di destra ed hanno consentito a condizione di un consenso tra per la Lega presso quelle categorie di lavoratori che si sentono costantemente minacciate dall’arrivo di manodopera concorrenziale a basso costo; risiede nella scelta di abbandonare le tradizionali battaglie in difesa dei lavoratori un grande bacino per la nuova Lega.
Le istanze sociali, il voler preservare le partite IVA, la piccola e media impresa hanno reso Salvini un interlocutore credibile ed un importante punto di approdo consentendogli tra le altre cose un grande successo nelle “Regioni rosse”.
Il terzo e non meno importante elemento è da ricercare nel non voler entrare nella questione divisiva destra/sinistra, nel non confondersi con l’eterno dibattito italiano fascismo vs antifascismo. Questo il messaggio comunicativo è stato chiarissimo, destra e sinistra sono state dipinte come superate e fascismo ed antifascismo come un problema della storia non della politica.
Questo rifiuto di essere catalogati in un modo o in un altro è stato un importante viatico, al fine di evitare sia a chi proveniva dalle fila della sinistra, sia a chi proveniva dalle fila della destra di trovare un freno, o delle remore legate a passati retaggi ideologici.
Alla luce di questi tre elementi, si può capire meglio il forte consenso capitalizzato dalla nuova Lega.