Rinviare a giudizio Matteo Salvini. Poiché ha stabilito la necessità del rispetto del nostro diritto di disporre dei nostri confini. Equivale a mettere sul banco degli imputati l’Italia intera. Poiché equivale a decretare che possa essere messa in discussione la libertà, l’indipendenza e l’inviolabilità di quei confini che noi italiani abbiamo pagato nelle generazioni con molto sangue.
Senza confini non esiste uno stato. Tuttalpiù esiste un libero territorio.
È inalienabile il diritto ad un simile gesto in un mondo dove ogni nazione mantiene in capo a se stessa la responsabilità della propria difesa. Poiché inibire questo diritto minerebbe le fondamenta stesse della nostra esistenza come popolo e come nazione indipendente.
Viste le costanti violazioni dei nostri confini nazionali da parte di imbarcazioni che trasportano clandestini, una tale scellerata limitazione rischia di diventare il trampolino di lancio di una serie di eventi di proporzione estintiva per gli italiani.
Finiremo estinti come i dinosauri. Ma sarà una nostra scelta
Finiremo come i dinosauri, ma a loro differenza la nostra estinzione sarebbe determinata dalla debolezza di apparati interni al nostro stesso paese, non da una causa di forza maggiore. Una scelta scriteriata, giuridicamente basata su un diritto creativo a danno del popolo italiano.
Matteo Salvini, nella sua qualità di Ministro degli Interni, ha adempiuto ad un dovere/diritto di resistenza insito nello stesso diritto di esistenza e di autoconservazione che ha qualsiasi nazione, che non può essere negato. È inquietante pensare che sia stato deciso da chi non è eletto da nessuno, che questo mese non può più scegliere chi accogliere e le modalità di accoglienza.
È stata trasformata in un eroina Carola Rackete che aveva messo a repentaglio la sicurezza dei nostri militari che le impedivano di entrare a suo piacimento nel nostro Paese. Ed invece viene messo sul banco degli imputati chi ne ha rappresentato la sovranità.
Questo offende profondamente il senso di dignità e di appartenenza nazionale che ha dentro di sé ognuno di noi.
La questione non è essere o non essere dalla parte di Salvini in qualità di suoi elettori. Qui la questione è di essere o non essere dalla parte dell’Italia di fronte a chi mette in discussione il tuo stesso diritto di esistere come stato sovrano.
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