Medici e infermieri – Fino a ieri la campanella che spaventava di più virologi ed epidemiologi era quella scolastica. Ora però a far suonare l’allarme è quella della ripresa dei contagi tra il personale sanitario. Non solo perché medici e infermieri sono a contatto con i malati più esposti a rischio Covid. Ma perché questo potrebbe essere il segnale di allerta sulla durata della protezione vaccinale, che potrebbe non essere di un anno e più come molti esperti speravano.
I professionisti sanitari sono stati infatti i primi ad essere immunizzati a gennaio e questa recrudescenza improvvisa dei casi fa sorgere più di un sospetto. Compreso quello che la variante Delta possa in qualche modo rendere la vita più breve agli anticorpi messi in circolo dal vaccino. Comunque sia i dati del monitoraggio «Epicentro» dell’Iss sono inequivocabili. Se dall’11 giugno alla stessa data di luglio si contavano appena 212 contagi, durante il mese di agosto sono balzati a 1.951.
Più 600%
Un incremento del 600% che potrebbe essere anche sottostimato visto che la rilevazione è stata fatta durante il clou delle vacanze, quando molti camici bianchi erano in ferie e non del tutto solerti a farsi il tampone per un po’ di tosse o raffreddore. Perché, è bene precisarlo, il vaccino comunque continua a proteggere dalle forme gravi di malattia, visto che i ricoverati nei reparti ordinari sono pochi e che non risultano medici o infermieri finiti in terapia intensiva o deceduti.
A essere più colpito da questa recrudescenza dei contagi è stato soprattutto il personale infermieristico, che secondo l’Inail rappresenta circa l’82% dei nuovi positivi al virus e che in questo momento conta una media di 50 positivi al giorno. Questo perché sono proprio gli infermieri quelli che hanno il maggior contatto fisico con i malati. La nuova circolare del ministero della Salute emanata martedì fa partire dal 20 settembre la somministrazione della terza dose, per ora limitandola agli «immunocompromessi», trapiantati e malati oncologici in testa.
Poi la dose «booster» verrà somministrata agli altri pazienti fragili. Ospiti delle Rsa, ultraottantenni e infine le «popolazioni connotate da un alto rischio per esposizione professionale». Leggi appunto medici e infermieri. Che allarmati dalla ripresa dei contagi chiedono ora di accelerare i tempi e non finire in fondo alla lista. La presidente dell’Ordine degli infermieri (Fnopi), Barbara Mangiacavalli, è allarmata. «Gli effetti della ridotta immunità con il virus ancora circolante nelle sue varianti più invasive mette a rischio non solo gli infermieri, ma anche i loro assistiti, che per lo più sono fragili e hanno bisogno della massima assistenza».
Paolo Russo per “la Stampa”
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