Medici un terzo della vita lavorativa sotto processo

sanità

Medici un terzo della vita lavorativa sotto processo.

Fonte Agenzia Dire www.dire.it

L’85% sono cause infondate
Associazione Amami che li difende audita dalla commissione del Governo: “Collaboreremo per dare serenita’”

“Abbiamo portato all’attenzione della Commissione ministeriale alcune proposte legislative che scaturiscono da alcuni dati incontrovertibili: ci sono oltre 30.000 cause all’anno contro i medici; in ambito penale circa l’85% delle cause finiscono in un nulla di fatto e anche in ambito civile la maggior parte delle cause si rivela infondata e spesso il risarcimento avviene solo per iniziative dell’assicurazione (non condivise dal medico); un processo dura in media tra i 5 e i 7 anni e i medici sono l’unica categoria di professionisti a passare un terzo della propria esistenza lavorativa sotto processo”.

Lo spiega all’agenzia Dire il coordinatore del Board legale dell’Associazione per i Medici Accusati di Malpractice Ingiustamente (Amami), l’avvocato Jacopo Maggiorotti, audito a Roma presso il ministero della Giustizia dalla Commissione ministeriale per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica.

“Tra le altre- prosegue il legale- le proposte che hanno suscitato maggiormente il favore della Commissione sono state quella di introdurre delle cause di inammissibilità, cioè dei filtri preliminari alla richiesta risarcitoria per evitare il ricorso spregiudicato allo strumento giudiziario”.

“Altra proposta- rende noto il coordinatore del Board legale Amami- è stata quella di prevedere un ‘fondo vittime dell’alea terapeutica’ che avrà lo scopo di indennizzare le vittime delle complicanze incomprimibili e imprevenibili insite nelle cure, come ad esempio le infezioni nosocomiali”.

Medici un terzo della vita lavorativa sotto processo. L’85% sono cause infondate

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“Per quanto riguarda i prossimi passi, come di nostra consuetudine- conclude l’avvocato Jacopo Maggiorotti- collaboreremo con il governo per continuare a scrivere delle norme in grado finalmente di restituire serenità al rapporto tra medico e paziente”.

 

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