Mediterraneo – Circa cinque mesi fa Hamas sferrava l’attacco sui civili israeliani che è diventato il casus belli per l’ennesima guerra in Medio Oriente. Una guerra asimmetrica tra uno dei migliori eserciti del mondo ed un coacervo di esaltati, con i capi ben al sicuro in Qatar, definiti una organizzazione terroristica. Dell’argomento ci eravamo già occupati tempo fa e fino ad oggi le cose non sono cambiate, anzi, oggi sono sempre più chiari gli obiettivi che ogni parte in causa si prefigge. Compresi i sospetti sull’impreparazione e la lentezza nella risposta tattica di Israele, strumentale ad una reazione tanto forte come quella in corso da cinque mesi. Qualcuno sostiene che la reazione di Israele sarebbe sproporzionata. Meglio così per esserci proporzione gli ebrei avrebbero dovuto andare casa per casa a Gaza, staccare le teste degli uomini a colpi di zappa e compiere tutta una serie di altre amenità. In realtà sono molti oggi a chiedersi se gli israeliani non abbiamo indugiato quel tanto che serviva, a difendere i loro confini, per poter fare tabula rasa a Gaza.
La minaccia degli Houti
Nel tempo i conti tornano tutti. L’unico attore nuovo nel quadrante sono gli Houthi, che costituiscono l’unico risultato ottenuto dall’Iran per allargare il conflitto. Come innesco per una escalation, Gli Houthi si stanno rivelando un bell’osso da rodere per i paesi occidentali che appoggiano Israele. L’azione degli Houti sta provocando un calo del 30% del traffico commerciale attraverso il mar Rosso ed una credibile minaccia di tagliare i cavi sottomarini che, tra l’Asia e l’Occidente, portano circa un quinto del traffico internet globale. Il regime teocratico iraniano che ha ispirato la guerra, ha disperato bisogno di compattare, con una narrazione panislamica ed antioccidentale a prescindere, il suo mosaico etnico e linguistico. Mosaico scosso dalle rivolte degli ultimi tempi ma che resiste grazie alla maggioranza che vede comunque, l’odiato regime, come baluardo alla penetrazione occidentale.
Le reazioni del mondo arabo
L’indifferenza degli Ottomani e del mondo arabo aveva impedito l’allargamento del conflitto e aveva sostanzialmente permesso ad Israele di agire pesantemente a Gaza. Con l’aiuto degli Houthi, Teheran ha rotto l’accerchiamento strategico attuato dall’occidente dalla NATO; dalla Turchia finanziata dal Qatar, e dai paesi arabi. La Repubblica Islamica ha aperto un vero secondo fronte dopo quello Ucraino. Un fronte che sta facendo emergere la maturità statunitense come egemone mondiale che delega l’azione sul campo ai suoi vassalli. Il Vietnam e l’Afghanistan hanno sicuramente insegnato qualcosa. Senza considerare la difficoltà degli Stati Uniti di replicare ulteriormente gli interventi militari. Dopo quello per il contenimento cinese nel Pacifico e quello delegato in Ucraina. Ne è prova la missione europea a guida italiana delegata a scontrarsi con gli Houthi per difendere il traffico commerciale nel Mar Rosso.
Il ruolo italiano
Un altro attore che sta emergendo è l’Italia, che è indubbiamente una dei primi destinatari delle minacce Houthi. Perché l’Italia ha un fortissimo interesse a che la rotta del Mar Rosso rimanga sgombra. Per dare un dato si pensi che dal porto di Trieste passa tutto il petrolio diretto in Baviera. L’italia inoltre a partire dal 2021 col Governo Draghi, grazie alla proposta di legge sulla Zona Economica Esclusiva, sta cercando di ritagliarsi uno spazio maggiore nel mediterraneo. Mediterraneo che molti cominciano a chiamare Medio Oceano e che è essenziale per la globalizzazione quale collo di bottiglia tra est ed ovest. Ne sono la prova la base della marina russa in Siria e la istituenda base russa in Libia. La Turchia, paese NATO che insieme al governo locale sta proponendo la costruzione di una base NATO a Durazzo. La Cina stessa ha cercato invano di entrare nei porti italiani fino ad entrare in quello di Trieste attraverso una collaborazione tedesca.
Strategie per il futuro
Dal canto suo questo Governo sta cercando di recuperare nel quadrante mediterraneo l’importanza nella NATO che è stata persa a favore della Polonia con lo spostamento ad est dell’asse atlantico. Inoltre visto il progressivo disimpegno statunitense nel fianco sud della Nato vi sono spazi strategici che vanno riempiti per evitare, e qui forse siamo un po in ritardo, che trovino spazio forze opportuniste, leggi la Turchia, o anche ostili vedasi Russia. Vediamo cosa farà il Governo.
Fonte:ilsussidiario.net
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