Mediterraneo – In Italia la politica nostrana si confronta con l’agonia politica dei 5 Stelle per ottenere il terzo mandato. Ci si incuriosisce per la telenovela tra Meloni, Salvini e Berlusconi. Invece il mondo va avanti. Specialmente nell’area del “Mare Nostrum” Mediterraneo. Che dovrebbe essere la nostra primaria zona di influenza. Il nostro giardino di casa. La Libia in passato aveva chiesto il nostro intervento. Invece assistiamo passivi al governo di Abdul Hamid Dbeibah nominato per gestire la transizione verso le elezioni. A Tobruk, invece c’è Fathi Bashagha ex ministro nominato dalla Camera dei rappresentanti libica per ovviare al fallimento del governo transitorio nell’organizzare le elezioni.
L’azione Francese
Intanto Macron ha inviato in Libia, Paul Soler dell’intelligence. Colonnello dell’Esercito che aveva collaborato all’insurrezione popolare contro Muammar Gheddafi nel 2011. Macron chiaramente, vuole ampliare gli interessi di casa propria in Libia. Per conto dei petrolieri francesi. In Siria la Russia ha consentito a Bashar al-Assad la riconquista del Nord del paese. Se non bastasse Mosca tratta con Erdogan riportandolo al centro della scena geopolitica. Mario Draghi definiva l’anno scorso Erdogan “un dittatore con il quale “bisogna essere franchi ma cooperare”, oggi gli fa visita. E’ incredibile credere che il Cremlino abbia venduto alla Turchia, paese NATO un sistema missilistico utile ad abbattere aerei NATO. Non basta, fra l’Iran e l’Arabia, Washington parla solo con gli arabi ma non con i persiani. Mosca interloquisce con tutte e due.
Putin tra siriani e curdi
Il ministro Lavrov, da Mosca, tratta con Israele, Hamas ed Hezbollah. Putin, che era il garante del regime siriano ora è anche il salvatore del popolo curdo. Nel contempo tutti i riflettori illuminano Kiev. Mentre l’Iran ha spento tutte le telecamere accese dall’AIEA nei siti nucleari iraniani per controllare il rispetto degli accordi.
Intanto Cipro è diventata l’ultima frontiera del gas europeo. Infatti da lì dovrebbe partire il grande gasdotto, Eastmed, che come il TAP, dovrebbe approdare in Puglia. Ma l’obbiettivo è lontano nonostante dal dicembre del 2020 che il Consiglio ed il Parlamento europeo hanno approvato il progetto del gasdotto Eastmed. Inoltre c’è anche il noto gasdotto Melita, che dovrebbe collegare Gela in Sicilia a Malta. Non dimentichiamo che esiste anche il conflitto storico insanabile a Cipro che vede l’isola divisa in due tra greci e turchi dal 1974.
La Turchia e il Mediterraneo
In tutto il Mediterraneo la Turchia da tempo ormai, sta rafforzando i propri interessi nazionali. I quali, purtroppo, non coincidono mai, con quelli europei e quello italiano in particolare. Ankara ha ambizioni da medio potenza con l’obiettivo di accreditarsi come vero e unico protettore dell’Islam politico. Ma soprattutto la Turchia ha il desiderio di accreditarsi come il soggetto strategico che regola i flussi energetici dalla Russia. Ankara vuole sfruttare a proprio uso e consumo i ricchi giacimenti mediterranei. Nel contempo,Il ruolo a dir poco distaccato, assunto da Washington nel mediterraneo, gli ha molto allargato l’orizzonte. È così in Libia, i turchi hanno dovuto fermarsi alle porte di Sirte bloccati dall’alleata Russia, creando le premesse per una spartizione del Paese. Nell’occorso l’Europa si è presentata divisa ed incerta tra Macron che voleva imporre una propria “pax mediterranea”, la timida Germania e gli inutili tentativi di convivenza italiani in Libia.
L’Europa, L’Egitto e l’Algeria
Nel frattempo l’Europa guarda al gas dell’Egitto ma dimentica prigionieri politici egiziani. L’ambiguità europea è ancora più preoccupante. Per affrancarsi dal gas russo non vede le continue violazioni dei diritti umani sono le piramidi. La necessaria ed obbligata spregiudicatezza europea è emersa nell’accordo a tre dello scorso 15 giugno al Cairo alla presenza di Ursula von der Leyen, del ministro dell’energia egiziano Tarek el Molla e dell’israeliano Karen Harar. L’accordo consentirà di trasportare in Egitto il gas israeliano che sarà liquefatto per essere inviato in Europa con navi metaniere. L’Algeria ha sempre appoggiato il governo di Tripoli riconosciuto dalle Nazioni Unite pur mantenendo una forte neutralità ed attaccando ogni coinvolgimento da parte dell’Egitto. Nel frattempo Algeri ha chiesto di riaprire il tavolo delle trattative con l’Italia per rivedere il prezzo d’acquisto del gas con l’accordo dello scorso 21 aprile.
La Tunisia
Il lontano ricordo della “primavera araba” sta portando la Tunisia in una nascente autocrazia. La crisi politica ed economica tunisina è in corso ed anzi si è intensificata. Specialmente dopo che il presidente, Kais Saied, ha sciolto il Parlamento. Visto che era presieduto dal suo principale rivale, del partito islamico, Rached Ghannouchi. L’UE intanto si crogiola in una inutile supercazzola di dichiarazioni come quella dell’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza. Che chiede il ritorno quanto prima al normale funzionamento delle istituzioni. E afferma che l’UE continuerà a monitorare l’attuazione degli accordi del dicembre 2021. Per finire il Libano con circa 1,4 milioni di rifugiati siriani su circa 5 milioni di abitanti. Un paese molto piccolo con infrastrutture carenti. Dove l’esplosione del porto di Beirut ha scosso un paese già martoriato e in preda ad una crisi immane.
La posizione Italiana
In tutto questo l’Italia col suo ministro degli Esteri ex “bibitaro”tuttologo che ha cambiato tre ministeri in tre governi sta a guardare. Indecisa come non mai. Forse un briciolo di speranza sta nel recente accordo commerciale bilaterale ad Ankara fra Draghi ed Erdogan. Ma è ben poca cosa. Infatti l’Italia si dovrebbe convincere a ritornare ad essere la medio potenza che era qualche decennio fa. Ben piantata nello scacchiere Mediterraneo che un tempo era “Mare Nostrum” senza il quale il Paese è destinato a scomparire.
fonte: Ilnuovogiornalenazionale.it
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