Il climatismo sta producendo danni e rischi che difficilmente potranno essere disinnescati nei prossimi anni.
Non solo nel campo della mobilità, nella quale l’Europa sta progressivamente (e progressisticamente) abdicando alla propria fiorente industria del motore endotermico, a vantaggio dell’elettrico, di matrice cinese.
Mettendo a repentaglio milioni di posti di lavoro. Per un risultato obbiettivamente nullo, ma quando lo scopriremo sarà troppo tardi.
Studi autorevoli ormai disvelano che i cambiamenti climatici non sono di origine antropica, umana, ma ciclici. Dipendenti dal Sole, soprattutto. Ma il climatismo militante non ci sente da tale orecchio, inutile dimostrare il contrario con dati e fatti.
Che l’inquinamento, al più incide per il 5% a tale riscaldamento, e di questo solo un misero 1% è da imputarsi all’Europa.
Ma ciò non frena la furia iconoclasta. È ormai una religione vera e propria, Greta Thunberg un delle sue vestali.
Non curiamoci più
Ora sul tappeto vi è l’inquinamento connesso agli esami clinici.
E probabilmente anche a tutti i dispositivi usa e getta che ormai ci sono familiari dopo la pandemia. Negli ospedali e nei laboratori ne vengono utilizzati a tonnellate.
Ma non basta.
Anche le macchine per gli accertamenti inquinano. Eppure non vanno a benzina..
Un articolo su La Stampa ha gettato l’allarme.
Un articolo intitolato “una risonanza inquina come 500mila km in auto: così la salute contribuisce al riscaldamento globale”.
Guido Giustetto, componente della Commissione “Salute e ambiente” e del Comitato Centrale della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ha affermato, in ordine alle soluzioni per ridurre l’inquinamento da esami diagnostici:
“La prima è quella di cercare di rendere consapevoli le persone, e anche i nostri colleghi di questo fenomeno. La seconda è muoverci in concreto: quando decidiamo di prescrivere una risonanza, un esame del sangue, ricordarci che, se non è essenziale, se non è appropriata, se non è importante oltre a fare una cosa inutile, e quindi sprecare delle risorse, facciamo anche un danno perché aumentiamo il problema delle temperature e quindi la crisi climatica che stiamo vivendo”.
Già, ma come si fa a sapere a priori se un esame è inutile o no? La cultura della prevenzione sarà sorpassata?
Le domande con cui si apre l’articolo sono emblematiche: “Quanto incidono sull’ambiente le attività relative alla salute? Qual è l’impatto di esami e terapie sul surriscaldamento globale?”.
Secondo una ricerca presentata a un convegno di Choosing Wisely, il progetto promosso da Slow Medicine, “Il sistema salute, il sistema delle organizzazioni sanitarie contribuisce, in una parte che non è proprio piccola, al riscaldamento globale. Alcuni studi calcolano questo valore intorno al 4 – 4,5 per cento. Quindi l’insieme delle nostre attività genera anch’esso un aumento delle temperature”.
Giustetto ha poi fatto alcuni esempi concreti: “Se noi facciamo un esame del sangue, contribuiamo a produrre della anidride carbonica, della CO2, e quindi ad aumentare il calore. Per dare un’idea, per ogni mille test del sangue noi inquiniamo, attraverso la produzione di CO2, come se percorressimo 700 chilometri in automobile. Ma il dato più sconfortante è quello relativo alle tac, alle risonanze magnetiche. Una risonanza magnetica che lavori per un anno mediamente produce una quantità di CO2 corrispondente all’inquinamento prodotto da un’auto che viaggi per 500mila chilometri”.
Meglio non fare l’esame quindi, i cerusichi provvederanno con preghiere e salassi.
Aggiungiamo noi, che in fondo, anche l’eutanasia non è così male: propugnata come uno dei ‘diritti‘ dalla sinistra, potrebbe divenire un dovere civico, ambientale ed umano. Pensiamoci: è così rapida ed economica, perché accanirsi a fare esami quando la via dei ‘diritti‘ è così ecologicamente lodevole?
Il climatismo approverebbe.
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