Mercenari Usa attaccano il Venezuela: arrestati

Mercenari

Mercenari al soldo degli Stati Uniti sono stati arrestati in territorio venezuelano, erano partiti dalla Colombia via mare, con l’intento di attaccare il cuore della rivoluzione bolivariana del Presidente Maduro.

Un’azione che si inserisce nella strategia di destabilizzazione del Paese pianificata dagli Usa fin dall’arrivo al comando di Hugo Chavez. Anche qui, come in Siria e in Ucraina, stanno cercando di operare con la forza quello che il Pentagono definisce “regime change”, che tradotto vuol dire mettere al Governo un uomo obbediente. In questo caso, l’obiettivo è soprattutto quello di sottrarre ai venezuelani le loro ricchezze petrolifere. La logica è sempre la stessa: quando uno Stato sovrano non si sottomette al volere delle lobby statunitensi, viene sistematicamente attaccato.

GLI ATTACCHI

Gli attacchi si sono svolti in tre diverse fasi. Il più considerevole è stato bloccato davanti alle coste di Chuao, nella Regione di Aragua del Venezuela del Nord. Nelle ore mattutine del 4 maggio, la collaborazione tra pescatori locali, polizia regionale e la Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB), ha permesso la cattura di otto mercenari, arrivati a bordo di un’imbarcazione.

Ad oggi, quindici persone in tutto, fra cui due cittadini statunitensi, sono state arrestate per le fallite invasioni. Un tentato golpe a tutti gli effetti. Nicolas Maduro, parlando alla televisione pubblica VTV, ha lanciato accuse ai colleghi di Usa, Donald Trump e Colombia, Ivan Duque. Il Presidente ha dichiarato senza mezze misure: “Volevano assassinarmi”. Otto miliziani, definiti “terroristi mercenari dalla Colombia”, sono invece rimasti uccisi.

Le autorità venezuelane hanno mostrato agli organi di stampa i passaporti dei due statunitensi. Uno dei congiurati, anch’egli arrestato, li ha definiti “membri della sicurezza” di Trump. I loro nomi sono Luke Denman, 34 anni, e Airan Berry, 41 anni. Entrambi lavorano per la società di sicurezza privata Silvercorp, con sede in Florida.

Tra i catturati ci sono anche alcuni disertori: l’ex capitano Antonio Sequea Torres; suo fratello, ex maggiore generale Juvenal Sequea Torres; Adolfo Baduel, figlio dell’ex generale Raúl Isaías Baduel. E’ stato proprio quest’ultimo a svelare il ruolo dei due americani.

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LE REAZIONI

Maduro si è subito complimentato con la gente del posto, ringraziandola pubblicamente: “Questa umile gente di Aragua è grande in dignità e forza rivoluzionaria. I nostri pescatori hanno dimostrato il loro coraggio e la loro straordinaria organizzazione popolare. Rendiamo omaggio a questi eroi”, annunciando poi una sua imminente visita, Presto sarò lì, sono orgoglioso di tutti voi per la vostra straordinaria dimostrazione di amore e patriottismo. Figli e figlie di Bolivar e Chavez, un grande abbraccio”

E’ un altro duro colpo per l’immagine delle campagne americane all’estero. Peraltro un attacco al Governo di Maduro sventato grazie all’appoggio popolare smentisce nettamente la narrazione occidentale, secondo la quale i cittadini sarebbero contrari al Presidente. Sul profilo Twitter del Governatore dello Stato di Aragua, Rodolfo Marco Torres, si trovano numerosi video con gruppi di persone a festeggiare in strada.

LE ACCUSE A GUAIDO’ 

Il procuratore generale venezuelano, Tarek William Saab, ha accusato direttamente Juan Guaidò. L’autoproclamatosi presidente ad interim, riconosciuto come tale dai Paesi del blocco occidentale (dei quali risulta essere a tutti gli effetti un fantoccio) e relativi alleati, viene accusato di aver reclutato alcuni dei mercenari utilizzati per il tentativo di sbarco. Situazione resa ancor più gravi dall’accusa di aver utilizzato a questo scopo dei fondi statali bloccati dalle sanzioni Usa. “Gruppi di Mercenari hanno firmato contratti per 212 milioni di dollari provenienti dal denaro saccheggiato e rubato alla compagnia petrolifera statale venezuelana Pdvsa, così come da conti bloccati all’estero”, ha affermato Saab.

Il procuratore ha associato Guaidó a un ex militare americano, identificato come Jordan Goudreau. Si tratta di un ex membro delle forze speciali, adesso a capo proprio della società di sicurezza Silvercorp Usa, della quale, come detto, fanno parte due degli arrestati. ​Saab ha diffuso un video in cui Goudreau assicura che è in corso un’operazione contro Maduro, denominata ‘Gedeon’.

Il dipartimento di Stato Usa, evidentemente in difficoltà, non ha trovato altra risposta da dare se non accusare genericamente Maduro di una “rilevante campagna di disinformazione”. Nessuna spiegazione concreta è stata fornita rispetto all’evidenza dei fatti.

 

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