Mi dispiace per Raffaella Carrà, che è morta troppo giovane e mi ricorda la mia adolescenza. Mi dispiace come dispiace quando se ne va qualcuno o qualcosa con chi o con cui hai convissuto per un po’. Non riesco però a dire che se ne è andata un’eccellenza della musica e spettacolo Italiano.
È arrivata con due passi di danza carioca, che poi sono rimasti quelli per quarant’anni. Ha monopolizzato la RAI per un tempo insopportabilmente infinito, come sempre succede in RAI dove i mostri sacri sono creati per monopolio.
Vedi Baudo e Conti e Carrà e Albano e Anna Franchi. Che sono sempre presenti per catturare l’audience di chi ormai guarda la TV perché non sa usare internet. Saranno anche stati bravi, per alcune cose, ma certo che senza riscontro sono i più bravi per forza.
A Raffaella sono state opposte altre soubrettes, come Stefania Rotolo e Heather Parisi, che erano più fantasiose ed eclettiche di Raffaella. Ma una, poverina, è morta molto giovane e l’altra è stata tolta di mezzo non appena ha dato segni di piacere più della Carrà. E così siamo rimasti alle danze latino americane, la schiena ricurva e una noia mortale.
È stata un’icona per i gay ma, non essendo gay, non ne ho mai compreso le ragioni. Così come non ho mai capito perché anche Capitan Findus è un’icona per i gay.
Carrà è morta e mi dispiace molto, ma adesso temo fiumi di programmi TV con Carrà e Baudo, Carrà e Albano, Carrà e Conti, Carrà e tuca-tuca e altre estrapolazioni museali del genere.
Meno male che ho tre galline da accudire la sera invece di guardare la TV.
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