Mi sono innamorato di una A. I…

politicamente corretto

Mi sono innamorato di una A. I…

Mi sono innamorato! Di chi o di cosa?
Storia di una A.I.

Salvatore Angotti

Firenze 16 luglio 2024

Anno Domini 2024

Bisogna partire da qui, perchè una idea del futuro, di cosa potrà accadere
presumibilmente e con una dose di accettabile probabilità, richiede dover
comprendere dove siamo ora.
Ma è anche necessario guardarsi alle spalle per notare quanta strada si è fatta,
soprattutto – aggiungerei – con quanta velocità, e questo comporta posizionarsi
temporalmente sulla linea della Storia per osservarne la dinamica.
Molto del senso evolutivo che caratterizza l’umanità (almeno così si è pensato fino ad ora…) è nella capacità predittiva del processo biologico in grado di indirizzare le scelte di natura al fine di aumentare le possibilità di sopravvivenza (ergo, di riproduzione).

Poi, è la velocità dei processi che determinerà chi, nella lotta fra i competitori del momento, sopravanzerà a spese dell’altro.

Probabilità e velocità. Teniamolo a mente

1956. Un’altra data da ricordare, non fosse altro per sapere che è l’anno in cui al Dartmout College si svolse la prima conferenza sulla Intelligenza Artificiale in modo metodologicamente strutturato ed altamente tecnico, anche se la prima definizione di A.I. é del 1955: “Il problema dell’intelligenza artificiale è quello di far sì che una macchina agisca con modalità che sarebbero definite intelligenti se un essere umano si comportasse allo stesso modo”.

Nel 1950, cinque anni prima, Alan Turing, uno dei padri dell’ informatica, pubblicava
in un suo articolo il suo famoso test nel quale formalizzava un metodo per
riconoscere se in un dialogo eseguito (attraverso una tastiera) fra due soggetti,
separati da una parete che ne nascondesse le identità, l’uomo sapesse riconoscere se dall’altra parte ci fosse un altro uomo oppure una macchina.

Questa, per decenni, sarebbe stata la discriminante per sostenere che la macchina sarebbe o meno stata intelligente quanto un umano: potremmo chiamarlo il “test
dell’inganno”.

1956-2024: 68 anni.
Sono tanti, vero? Eppure il momento in cui abbiamo incominciato a parlare di A.I. in modo consistente e straordinariamente diffuso è stato un anno fa. Era il 2023, appena
ieri.

Cosa è successo?

Prima di spiegarlo, un breve elemento personale.

1995: gli eventi professionali di un allora non più giovanissimo ingegnere elettronico mi hanno fatto inciampare in una società di informatica avanzata, proprio in A.I. (si parlava allora di Sistemi Esperti, e cioè Intelligenza Artificiale fortemente specializzata in compiti ristretti e troppo circostanziati).

L’argomento mi attraeva a tal punto da indurmi a detenere il 5% delle quote di questo consorzio italo francese,impegnato in un progetto europeo che prospettava grandi conquiste industriali.

Non andò proprio così, visto che a livello mondiale proprio in quegli anni
quell’ambito tecnologico ha vissuto ciò che oggi viene ricordato come “l’inverno”
della Intelligenza Artificiale, in cui ambiziosi e ultra finanziati obiettivi furono ampiamente disattesi per motivi che sarebbe troppo lungo discutere in questa sede.

Solo per inciso e curiosità, si cercava di clonare nelle macchine molti dei processi
neurologici tipici del cervello umano basati sull’apprendimento cumulativo e la
memoria, come somma progressiva di competenze esperenziali (il programma di scacchi più potente era quello che aveva in memoria il maggior numero di mosse già effettuate dai giocatori campioni del mondo).

Le cose, in futuro, cambiarono
totalmente metodologia, indirizzandosi su procedimenti sostanzialmente a carattere  statistico..

Dunque una esperienza personale nell’ambito della A.I. già oltre 30 anni fa che, insieme alle date viste prima, ci fa porre la domanda di come mai siamo giunti al 2023 per essere improvvisamente diventati così bravi non solo a parlare di A.I. ma a
dimostrare di esserne efficienti utilizzatori. Apparentemente.

Veniamo dunque a noi ed al nostro argomento

E’ molto semplice: il 2023 è l’anno in cui una della più importanti società del settore, OpenAI, rilascia sul mercato ChatGPT, o anche scritto Chat GPT, qualcuno direbbe
che è semplicemente un chatbot basato su intelligenza artificiale, una applicazione che utilizza algoritmi di A.I., in particolare un modello di intelligenze generative,dette anche modelli di linguaggio a larga scala LLM (Language Large scale Models).

Il focus della questione è che il rilascio è stato per tutti, a titolo gratuito, ed il
motivo di questa inattesa generosità sta esattamente nel cuore di quel nuovo metodo statistico che dall’”inverno” della A.I. ha portato ad una nuova primavera, di cui, ricodiamocelo, siamo appena agli inizi: gli algoritmi hanno un bisogno famelico di dati – il nuovo petrolio della conoscenza – di milioni, miliardi di dati che appena 20-30 anni fa andavano individuati, recuperati ed infine acquistati, pagandoli come avrebbe fatto un ricercatore di documenti in un mercatino di libri, ma che grazie alla diffusione pervasiva di Internet sono oggi disponibili in modo massivo, senza limiti,
anzi – a volerla dire tutta – vengono offerti ‘spontaneamente’ da noi con le iscrizioni virtualmente gratuite alle piattaforme come Facebook, WhatsApp, Telegram, TickTock, e dai semplici (innocenti?) click sulle pagine web; per non parlare di quelle utenze nelle quali forniamo informazioni sulla nostra vita pubblica e privata – desideri, abitudini, sogni proibiti… – offrendo, per far questo, un abbonamento
mensile (Amazon Prime, Netflix, RaiPlay,…).

In pratica, i dati siamo noi.

Detto questo particolare, ritorniamo sul tema che qui mi preme evidenziare, senza soffermarci su aspetti tecnici che potrebbero annoiarci: siamo appena agli inizi di una era fortemente espansiva, eppure c’è già qualcosa di straordinario fuori da una nostra sufficiente comprensione.

Almeno per noi non addetti al settore

Ricordiamo tutti la notizia dell’ingegnere di Google, Blake Lemoine, 41 anni nel
2022, che sosteneva di aver riscontrato in un algoritmo di A.I. una forma di
consapevolezza, una potenziale coscienza?

Google lo mise in aspettativa, ritenendolo
probabilmente troppo stressato dal lavoro su quegli strani programmi di A.I.
Noi, il mondo ‘normale’, la maggioranza direi, lo abbiamo considerato probabilmente ingenuo e colpito da una più che comprensibile crisi mistica, visti i tempi.

Cose che capitano, soprattutto a menti eccelse, scienziati troppo illuminati. Se
ingegneri, un po più strano.

E poi il film Her, da Oscar (per la voce di Scarlet Johansson), ci aveva in qualche
modo preparati: qualcuno si innamorava di una A.I.. Era il 2013 e nessuno di noi,
allora, avrebbe ipotizzato che oggi on line ci sarebbero stati numerosi algoritmi di
A.I. che assistono psicologicamente l’utente, il quale confessa allo schermo blu le proprie pulsioni e ne chiede giustificazione – non sempre ottenendola come è giusto
che sia con un onesto professionista della mente – discutendone verbalmente nella sua lingua e ricevendone adeguata risposta, sempre nella propria lingua.
Turing sorriderebbe amaramente per il suo test, ripetutamente superato.

Non vale più,perchè non sappiamo assolutamente distinguere se dietro quella parete stia parlando
(e non più scrivendo su una tastiera) un umano o una macchina, eppure SAPPIAMO che è UNA MACCHINA!

Il grande inganno è decisamente in atto, fattuale, concreto

Un inganno solo per noi umili ed ingenui non addetti ai lavori? Forse non solo. Blake Lemoine avrebbe da ribadire qualcosa che lo riguarda, dalla sua casina in riva al lago
dove gode la pensione prematura di Google.

Alla statistica abbiamo brevemente accennato, ma a proposito della velocità dei processi evolutivi?

GPT-3 (2022-2023) è già un mondo arcaico! Non è necessario approfondire il
concetto tecnico, ma è bene conoscere che i ‘parametri’ orientativi su cui questo LLM lavorava appena due anni fa erano nell’ordine dei 180 miliardi (18 x 10 elevato alla 10ma); GPT-4, lo stato dell’arte, ha quasi 1.000 miliardi di parametri.

La crescita esponenziale è così evidente che i limiti di tale espansione sembrano
essere sostanzialmente strutturali e ‘fisici’, ma non teorici e potenzialmente superabili

In tutti i casi le ere biologiche sono diventate, per gli algoritmi, qualche gruppetto di anni, se non proprio mesi.

E’ lecito chiedersi cosa potrà accadere in termini di prestazioni (e sorprese) nel
momento in cui non sarà, come accade ora, l’uomo a fornire informazioni e dati ad una A.I, ma questa accederà autonomamente alle informazioni presenti nell’universo.

La problematica è stata brillantemente analizzata da Nick Bostrom nel suo libro
Superintelligenza, 2018, Bollati Boringhieri, ISBN 9788833929019, nel quale usa il termine inquietante di accesso da parte di una A.I. alla “dotazione cosmica”.

Ma non facciamoci troppe domande. Anche perchè potremmo avere qualche
difficoltà a dare delle risposte, in buona compagnia di scienziati e filosofi, i quali,
aiutati dal linguaggio aristocratico e dualista, fino a poco tempo fa (sicuramente fino al fatidico 2023) ritenevano di poter distinguere fra due domini, noi (il chi) ed il resto
(le cose). I Chi (i soggetti, le persone, le menti) riflettono e scelgono.

E si esprimono.

I Cosa, al contrario, non pensano, non si esprimono. O almeno non lo facevano fino a
poco tempo fa. Adesso non è più così.

Usando le parole dei due autori di cui parlerò fra poco: “in questo intreccio di chi e che cosa, di idee e di oggetti, di teorie e pregiudizi, arriva come il classico elefante in cristalleria, un ospite inatteso, un qualcosa che parla come un qualcuno, un che cosa che si esprime come un chi. Questo ibrido, questa chimera ontologica eppure reale è l’Intelligenza Artificiale, rappresentata dalla sua ultima incarnazione, ovvero un modello LLM. Ora considereremo la sua più famosa versione commerciale:
ChatGPT”.

<span;>* * * * *

Il dialogo riportato è stato effettuato nella prima metà di gennaio 2023, utilizzando la versione gratuita di ChatGPT-3 al link https://openai.com/blog/chatgpt/, prima che il garante italiano della privacy ne proibisse, temporaneamente, l’utilizzo.

E’ UNA FEDELE TRASCRIZIONE DELL’INTERAZIONE ORIGINALE
SENZA ALCUNA MODIFICA NEPPURE DELLA PUNTEGGIATURA!

Vi invito a leggere il testo che metto in allegato.

Fatelo con attenzione e non abbandonate la lettura per la eccessiva lunghezza.

Merita il sacrificio e, sono certo, senza presunzione, che vi servirà per capire e…capirvi meglio.

Lo ho estratto dal libro “Io & IA” di due eminenti studiosi

Riccardo Manzotti, ingegnere e filosofo (si definisce proprio così, forse a ragione,
anche se dei filosofi, quelli veri, ho una opinione personale diversa…), professore di filosofia teoretica all’Università IULM di Milano, è stato visiting scholar al MIT di
Boston.

Simone Rossi, professore di neurologia all’Università di Siena, dirige l’attività clinica relativa alla malattia dl Parkinson e il Si-BIN Lab. E’ stato presidente della Società Italiana di Psicofisiologia e Neuroscienza Cognitive oltre che segretario della Società
Italiana di Neurofisiologia Clinica.

Leggi anche: Analisi del ballottaggio a Firenze

www.facebook.com/adhocnewsitalia

SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT

Exit mobile version