Milano – Sembra di essere a Bogotà più che nel capoluogo lombardo. Ventotto scatoloni con dentro denaro contante per oltre 15 milioni di euro, suddivisi in banconote di vario taglio dai 500 ai 20 euro. È la scoperta fatta in un appartamento di Milano dalla Polizia impegnata in una serie di perquisizioni a carico di noti narcotrafficanti e loro fiancheggiatori. Per un ingente traffico internazionale di hashish gestito nel territorio milanese e in tutto il centro-nord Italia.
Gli scatoloni con il “tesoro” dei narcos erano nascosti all’interno di un’intercapedine ricavata tra un muro artificiale e un muro perimetrale. Altri 167 mila euro sono stati trovati in una cassaforte e all’interno di una autofficina. Tre persone sono state arrestate mentre il denaro è stato sequestrato.
Di chi erano quei soldi?
Il 15 milioni sono con ogni probabilità i “risparmi” di una vita di Massimiliano Cauchi. Uno dei più noti narcotrafficanti del milanese. L’appartamento di via Casoretto in cui la somma era nascosta in un’intercapedine profonda 40 centimetri era in uso al padre di Cauchi, Giuseppe (69 anni) meccanico nullatenente.
Cauchi, 47 anni, era già ai domiciliari dopo una condanna a 16 anni (comminata a Bologna), sempre per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti e un arresto a Milano, seguito a un sequestro di una tonnellata di hashish. Ora è stato portato a San Vittore.
Ai domiciliari – nel corso dell’operazione – sono finiti il padre e anche il muratore di fiducia, colui che aveva realizzato il nascondiglio: Carmelo Pennisi, considerato il “mago delle intercapedini”.
Come funzionava il giro della droga di Gauchi
I viaggi in automobile fino in Marocco, il carico di hashish dai trafficanti africani, e poi il viaggio di ritorno fatto in barca, con la droga nascosta e fatta passare dal porto genovese di Bocca di Magra, per poi arrivare a Milano ed essere distribuita sulla piazza del capoluogo.
Era questo il percorso dello stupefacente trafficato da Cauchi. Secondo quanto ricostruito l’ultimo viaggio era stato compiuto meno di un anno fa. Quando, attraversando l’Europa, l’organizzazione era arrivata in Marocco con un milione di euro in contanti per pagare la merce. Per poi affidare il carico ad uno skipper di navi da diporto, all’interno della quale veniva nascosta l’auto, ‘ripiena’ di droga.
La tecnica utilizzata era quella di fingere che si trattasse di mezzi danneggiati in un incidente, ed in questo modo di eludere i controlli al porto. Una volta arrivata a Milano la droga veniva nascosta nella stessa intercapedine dove i poliziotti hanno trovato i 15 milioni di euro in contanti.
Come si è arrivati al tesoro
L’indagine, in effetti, è partita dal sequestro di mille chili di hashish in un appartamento di via Padova, effettuato sempre dalla Mobile lo scorso ottobre.
È stato grazie alla collaborazione di uno degli arrestati in quel frangente, che gli agenti sono riusciti a risalire all’appartamento “cassaforte”. Dapprima hanno trovato 150 mila euro circa nascosti nell’officina del padre di Cauchi, Giuseppe. Quindi nel suo appartamento, in via Casoretto 33, hanno recuperato altro denaro in una cassetta di sicurezza.
Infine avevano richiesto le mappe catastali ed entrando nella camera da letto, hanno misurato la stanza: rispetto alla pianta registrata l’ambiente risultava più corto di 40 centimetri. Solo rompendo la parete dietro l’armadio, ci si è accorti dell’intercapedine. Nel primo scatolone c’erano 500 mila euro in tagli da 50 a 500. In tutto le scatole erano però 28.
Che fine faranno tutti quei soldi?
Le banconote sono ora alla Banca d’Italia per il conteggio ufficiale, poi saranno distrutte “ma il loro valore nominale andrà al Fondo unico giustizia”.
La questione del contante
È uno dei sequestri “più grandi in questo settore fatto in Italia. Non se ne ricordano altri simili” ha aggiunto Greco. Questo “pone il problema del contante: ci sono diversi progetti allo studio per ridurre la circolazione della moneta e per sostituirla con quella elettronica”. “È una riflessione che va fatta”, ha concluso.
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