Miracoli e Omosessualità: Sant’Ambrogio, tra “lascivia e divozione”

Chiesa e Piazza di Sant'Ambrogio a Firenze, luogo di miracoli nel Medio Evo e nel Rinascimento ma con qualche problema di sicurezza e di degrado.

Chiesa e Piazza di Sant'Ambrogio a Firenze, luogo di miracoli nel Medio Evo e nel Rinascimento ma con qualche problema di sicurezza e di degrado (In una cartolina dei primi del '900).

Miracoli, eretici, cultura e omosessualità nella Firenze del Rinascimento.

La mattina del 30 dicembre 1230 padre Uguccione, nella chiesa di Sant’Ambrogio in Firenze, si accingeva a celebrare la messa come al solito ma si accorse che il vino consacrato, lasciato inavvertitamente nel calice il giorno prima, si era “raggrumato e incarnato” come se fosse “sangue vivo” (il che dovrebbe essere una contraddizione nei termini ma i miracoli – si sa – non seguono la logica umana).

Il grumo miracoloso, sospetto di essere una nuova reliquia, un campione eucaristico di Sang Real fu sottoposto ad una approfondita indagine e tenuto in osservazione per un anno presso la Curia.
Una volta appurato che di miracolo si trattava, venne allestito un tabernacolo di marmo (opera di Mino da Fiesole 1) nella chiesa di Sant’Ambrogio, dove venne conservata la reliquia che aveva la sua importanza in quanto confutava uno dei precetti fondamentali della dottrina dei Catari.

Eretici vegani.

La “Crociata contro gli Albigesi” 2 si era appena conclusa l’anno prima, ma ancora i Catari colpiti da anatema non potevano dirsi completamente sconfitti. non solo in Provenza ma anche in Italia soprattutto nelle città ghibelline come Firenze dove, in funzione antipapale, avevano il sostegno dell’Imperatore Federico II di Svevia.

I Catari erano eretici. Erano una sorta di vegani in nuce, non mangiavano nulla che fosse il prodotto di un accoppiamento sessuale, quindi erano bandite le uova, il latte e le carni di animali (tranne il pesce di cui non avevano chiare le modalità riproduttive); accusavano la Chiesa cattolica di essere schiava di Satana e per fare dispetto al diavolo evitavano il coito e qualunque piacere terreno.

Ma non erano solo queste tristezze a farne degli eretici: soprattutto negavano la presenza del corpo e del sangue di Cristo nel sacramento dell’Eucarestia e questo assieme alla predicazione della povertà era un grave peccato e quindi imperdonabile. Motivo per cui erano stati aiutati alquanto, sia dalla crociata che dall’Inquisizione, a raggiungere ciò che consideravano la massima vittoria del bene sul male, cioè la morte.

Una ulteriore prova delle proprietà miracolose del “grumo incarnato” i fiorentini la ebbero poco più di cent’anni dopo nel 1348, quando a Firenze non c’era più traccia di Catari e né tanto meno di Patarini (erano gli eretici di “poveri e uguali”), ma un nuovo pericolo imperversava: la Morte Nera.

La morte nera.

Non era quella di Dart Fener sconfitta da Luke Skywalker, bensì quella descritta dal Boccaccio nel Decamerone: ebbene fu proprio la reliquia del miracolo scovato da padre Uguccione a debellare il cocco-bacillo di Yersinia pestis 3 e a salvare la città.

La reliquia era affidata alle cure della Corporazione dei Giudici e dei Notai che ogni anno la portava in processione. E fu appunto giudicato dai giudici e attestato dai notai, che il salvataggio di Firenze avvenne proprio grazie alla reliquia.

L’episodio è illustrato in un affresco del 1486 opera di Cosimo Rosselli 4. dipinta sul lunettone della cappella del “Miracolo del Sacramento”.

Miracoli eucaristici.

I miracoli eucaristici di solito avvengono mentre si celebra la messa quando un sacerdote ha dubbi sulla conversione delle sostanze del pane e del vino in quelle del corpo e sangue di Cristo. E potrebbe darsi che l’anziano sacerdote Uguccione potesse avere qualche problema di questo tipo. Quello della “transustanziazione” (o transubstanziazione) e l’equivalente opposto luterano della “consustanziazione” sono infatti termini metafisici, quindi di difficile comprensione oltre che di difficoltosa pronuncia. Tant’è che nel corso dei secoli sono stati causa di incomprensioni nel clero e hanno portato scismi, scissioni e sommovimenti teologici. Al punto che per cercare di conciliare le varie posizioni si dovette ricorrere ai vari Concili come quello di Trento (1545 – 1563) nel quale in 18 anni e sotto tre papi non solo si fece chiarezza sull’argomento ma – cosa importantissima – si decise pure quali libri dovevano essere letti a quali no. Giusto per evitare la confusione.

Un altra situazione in cui di frequente può verificarsi il miracolo eucaristico è quando le specie consacrate corrono qualche pericolo come per i terremoti, gli incendi o furti. E questo è proprio il caso del secondo miracolo che avvenne nella chiesa di Sant’Ambrogio.

Nel Venerdì Santo del 1595 (era il 24 marzo) scoppiò un incendio che danneggiò la chiesa ma un coraggioso sacerdote inciampò mentre correva e la pisside con le ostie consacrate che stava mettendo in salvo finì tra le fiamme. Il giorno dopo tra i carboni, le ostie furono rinvenute miracolosamente intatte. Dato che questa volta non erano presenti notai e giudici, fu l’arcivescovo a giudicare l’evento miracoloso autorizzando il culto delle ostie che sono oggi conservate assieme ai coaguli del precedente miracolo nella Cappella del Miracolo del Sacramento.

Neoplatonici gay affrescati?

L’accademia neoplatonica fu fondata a Firenze nel 1462 da Marsilio Ficino, per incarico di Cosimo de Medici, nella Villa Medicea di Careggi. Un cenacolo di filosofi, letterati e artisti che si ispirava all’antica accademia ateniese di Platone.
Ne facevano parte non solo Pico della Mirandola, Agnolo Poliziano e altri illustri personaggi come Nicola Cusano, Leon Battista Alberti, Cristoforo Landino, ma anche importanti esponenti della famiglia de’ Medici, come Giuliano e Lorenzo il Magnifico. Nello stesso ambiente si formarono artisti come Michelangelo e Leonardo da Vinci.

Nell’affresco del “Miracolo del calice”, che raffigura la piazza antistante la chiesa di Sant’Ambrogio, sono presenti diversi personaggi, ma quelli più interessanti sono gli umanisti neoplatonici Marsilio Ficino, Giovanni Pico della Mirandola e Agnolo Poliziano. Potrebbe apparire strano in che un luogo così impregnato di sacralità dove si sarebbero manifestati, non uno ma ben due miracoli riassunti nel dipinto, possano trovare posto dei personaggi – uomini dei quali uno pure accusato di eresia – che secondo una datata maldicenza mostrerebbero tra loro un certo atteggiamento troppo confidenziale e affettuoso, fotografato negli scritti e perfino sullo stesso affresco.

Vero è che siamo in un epoca in cui l’omosessualità è severamente condannata, come nel medioevo assimilata all’eresia, e repressa anche con l’aiuto dell’inquisizione, anche se la riscoperta dell’arte classica greca e romana, porta col Rinascimento ad un revival dell’amore greco.
Ma è anche vero che il pettegolezzo mondano, anche se d’autore, resta sempre e comunque gossip, e se riguarda fatti di un lontano passato avvenuti in una società dai costumi molto diversi da quelli di oggi può sconfinare nelle fake news.

Questo è proprio il caso delle morti misteriose che hanno coinvolto i tre personaggi ritratti sull’affresco del Rosselli e sulle cui cause sono circolate ipotesi basate praticamente sul nulla, qualche volta per manifesta ignoranza o travisando i fatti anche senza l’intento specifico di creare una “storia parallela”. Più frequentemente attualizzando usi, costumi e mentalità è facile cadere in fraintendimenti.

“Affesco del Miracolo del calice” di Cosimo Rosselli sito nella Cappella del miracolo della Chiesa di Sant’Ambrogio a Firenze.

I tre umanisti dell’affresco e le fake news.

Pico della Mirandola ai tempi in cui venne dipinto l’affresco, aveva presentato al papa le sue novecento tesi filosofiche nelle “Conclusiones philosophicae, cabalisticae et theologicae”. Tredici di queste in particolare, tra cui una sull’eucarestia, furono considerate eretiche e gli valsero la scomunica, un breve arresto e successivamente forse contribuirono anche alla morte per avvelenamento, che fu la causa del decesso, un paio di mesi prima, anche dell’amico Poliziano. Questo è quanto hanno stabilito recenti analisi forensi 5.

I risultati di queste analisi dovrebbero mettere finalmente fine alle speculazioni che per diverso tempo hanno avuto un discreto seguito, che vorrebbero Pico della Mirandola e Agnolo Poliziano tra le prime vittime del “mal francese”.
La sifilide, secondo la teoria definita americanista, in Italia sarebbe arrivata e diffusa addirittura “dai marinai di Cristoforo Colombo al ritorno dal primo viaggio nel Nuovo Mondo!” 6

Questa tesi è diventata talmente “affascinante” da far dimenticare anche gli anacronismi e il paradosso di una epidemia esplosiva di una malattia che si trasmette per via sessuale e che ha un rischio di trasmissione del 30% circa (nel caso di singolo rapporto con un soggetto nella fase primaria). Insomma pensare i marinai di Colombo impegnati tutto il giorno in giro a fornicare per impestare l’Europa in meno di un anno richiede un certo grado di immaginazione.

Gossip rinascimentale.

Archiviata la tesi sifilitica (che però sul web continua a imperversare) siamo passati a quella del delitto passionale tra omosessuali e in questo caso l’assassino sarebbe il Ficino con il movente della gelosia. Non solo, ma il torbido triangolo diventa un quadrilatero visto che secondo gli stessi commentatori sarebbero lettere amorose , quelle indirizzate al Cavalcanti da Marsilio Ficino, che esalta la bellezza esteriore ed interiore dell’amico.

Queste storie, che sembrano tratte da un settimanale scandalistico, sono più il riverbero di una mentalità contorta di alcuni storici dilettanti grazie ai quali, i nostri umanisti, già vittime dell’arsenico, restano vittime assieme a tutto il Rinascimento della cultura internettiana e della propaganda gender.

La “famigerata” Firenze.

Tutti i luoghi della cultura del rinascimento sono macchiati da una triste fama che trova il suo brodo di coltura naturale nella diffusa ignoranza frequentatrice del web. Spesso viene sfruttata da produttori, sceneggiatori e scrittori, serial killer della cultura che propongono serial fictions che hanno pochi punti di contatto con la realtà. Città come Roma, Bologna, Firenze e Venezia sono popolate di improbabili personaggi che si dilettano nella pederastia, nell’incesto, e negli omicidi a volte per futili motivi. Luoghi della cultura che diventano luoghi di perdizione: Venezia la laguna di Sodoma e Firenze la famigerata.

Spesso accusare qualcuno di “certe pratiche” diventa uno strumento di coercizione per l’eliminazione di avversari politici o personaggi scomodi. Ma dato che in diversi Comuni si pagano dei consistenti premi in denaro per chi denuncia un sodomita, queste accuse diventano anche arma di ricatto politico o strumento di estorsione. Come potrebbe essere avvenuto ad esempio nel caso di Leonardo da Vinci, denunciato per molestie, sottoposto a processo e poi assolto.

Non si tratta di confutare o scegliere tra due posizioni alternative delle quali una è omofoba e l’altra è moderna, ma semplicemente di comprendere la differenza tra il costume e l’inclinazione personale che riguardava la dimensione privata – ieri come sarebbe giusto fosse anche oggi – senza distorcere, stravolgere ed ideologizzare.

La misoginia è una caratteristica della società nel periodo tra la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento, e questo è più evidente negli ambienti della cultura e del clero attivo che sono solitamente prerogativa degli uomini.
È sufficiente l’esaltazione in prosa o in pittura della bellezza maschile per far si che, agli occhi degli storici improvvisati, un ambiente che potremmo definire omosociale diventi omoerotico e una accademia letteraria o la bottega di un artista con i suoi apprendisti si trasformi in un circolo gay.

Ci si basa sul presupposto che è estremamente improbabile che qualcuno si prenda la briga di leggere il “Convivio” di Ficino (ammesso che si sia in grado) o i distici elegiaci (che oggi probabilmente troveremmo a dir poco barbosi) dei simposi in casa Bessarione 7, frequentata da Pomponio Leto (condannato a Venezia per sodomia e poi liberato), ed ecco che i cenacoli letterari nella fantasia – una specie di wishful thinking – di pochi diventano luoghi di lascivia 8 in cui però si fa “anche cultura” trattando temi “in precedenza mai affrontati approfonditamente, compreso quello delle minoranze sessuali” 9.

E questo è ciò che si vuole far intendere per moderno. Così avviene che le strofe di un sonetto di un poeta semi-sconosciuto del ‘400 diventano, nella propaganda di una pretestuosa “cultura omosessuale organizzata”, la prova che “nelle strade di Sant’Ambrogio c’era un via vai di gay” 10.

Si fa di tutto per rendere gli Uomini Universali del Rinascimento testimonial del prossimo Gay pride.
Superman, icona gay dal 2006, ha fatto outing già da un decennio e recentemente è diventato perfino icona del migrante, ma Leonardo o Machiavelli non sono personaggi dei fumetti e la Firenze del Rinascimento non è la Los Angeles dei nostri giorni.

La modernità del rinascimento

L’universalità del pensiero degli uomini del Rinascimento italiano travalica i confini nazionali. Niccolò Machiavelli è celebrato pure sui francobolli di diversi paesi come Monaco o addirittura l’Angola (nell’immagine).

La “modernità” del rinascimento non sta dunque nel compiacimento del fatto – comunque da provare – che uno o più umanisti fossero omosessuali, la qualcosa di per se’ ha un’importanza primaria solo se non si conosce, non si capisce o se non si è interessati a tutto il resto, che non è certo poco.

Scrive Niccolò Machiavelli che la vita deve essere vissuta senza il condizionamento dei giudizi degli altri perché la natura (anche quella degli uomini) è varia, e “chi imita la natura non può essere ripreso”.
È in questo pensiero di che troviamo la vera modernità della Firenze rinascimentale, che poi alla fine dei conti risulta essere di gran lunga meno famigerata della Firenze di oggi.

Ma per farlo capire ai troppi “esperti del Rinascimento” che scorrazzano per il Web, alcuni forse colti ma per niente eruditi 12, ci vorrebbe un altro miracolo.


Note:

1 Mino di Giovanni Mini da Poppi, detto Mino da Fiesole (Poppi, 1429 – Firenze, 1484) è stato uno scultore italiano. Per quanto non riconducibile con certezza ad alcuna bottega fiorentina, il suo stile sembra ispirato soprattutto a Desiderio e ad Antonio Rossellino. Anche se il giudizio del Vasari su di lui non fu molto lusinghiero, si tratta di uno degli scultori più falsificati del Rinascimento. Infatti molti molti busti e rilievi nelle collezioni d’Europa e di America sono dei falsi, come il busto di Diotisalvi Neroni esposto al Louvre.

2 Dopo il III Concilio Lateranense convocato da papa Alessandro III nel 1179 i Catari vennero condannati come eretici e fu offerta l’indulgenza a chi prendeva le armi contro di loro. Ma fu dopo l’elezione di Innocenzo III (1198) che quella che era partita come una rappresaglia per l’assassinio di un legato pontificio, divenne una vera e propria guerra per estirpare l’eresia durata vent’anni . La “Crociata contro gli Albigesi” indetta dal papa si trasformò in una guerra di conquista dei territori del Sud della Francia condotta dai nobili del Nord.

3 Yersinia pestis è il bacillo della peste che provoca la nota malattia nelle sue tre forme: bubbonica, polmonare e setticemica.

4 Cosimo Rosselli (Firenze, 1439 – Firenze, 1507) è stato un pittore italiano. La sua pittura presenta affinità con quella di Benozzo Gozzoli ma anche con quella del Verrocchio e del Pollaiolo. Nel 1481 Rosselli fu invitato da papa Sisto IV a Roma per la decorazione della Cappella Sistina.

5 Le indagini di antropologia ossea condotte sui campioni di tessuti e di ossa prelevati dalle spoglie del Poliziano, dall’équipe del prof. Giorgio Gruppioni dell’Università di Bologna hanno riscontrato elevati livelli di arsenico confermando quindi la tesi dell’avvelenamento per la sua morte.

6 L’origine della sifilide è controversa. Il riconoscimento della malattia avvenne in concomitanza con le scoperte geografiche e l’ipotesi che assieme alle novità esotiche portate dalle Americhe ci fosse anche questa fu aiutata dal poema (1530) di Gerolamo Fracastoro che ne coniò il nome e da un trattato (1539) di Ruy Diaz de Isla che sostenne di aver curato alcuni marinai che avevano partecipato ai viaggi di scoperta deducendo che l’avevano contratta ad Haiti.
Ma di diverso parere erano altri storici e medici come Curzio Sprengel storico della medicina che identificò alcune malattie descritte da Plinio il Vecchio, da Ippocrate e da Galeno con la sifilide. Altri ancora hanno retrodato ulteriormente le prime notizie della malattia identificandola nel codice di Hammurabi (prima metà del secondo millennio a.C.).
In effetti un’esplosione di casi avvenne a Napoli e a Roma (1494) negli anni successivi all’editto del 1492 quando migliaia di marrani espulsi dalla Spagna e in seguito dal Portogallo si rifugiarono in queste città e poi in seguito con l’arrivo delle soldataglie francesi di Carlo VIII (mal francese) che morì a 28 anni, pare di sifilide.

Bessarione (forse Basilio) (Trebisonda, 1403 – Ravenna, 1472) è stato un cardinale e umanista bizantino, filologo e filosofo neoplatonico. Si prodigò particolarmente per la conservazione della cultura greca classica dopo la caduta di Costantinopoli (1453). Si dedicò al soccorso dei dotti bizantini che fuggivano dagli Ottomani raccogliendo e salvando numerose opere classiche. La frequentazione del suo cenacolo di personaggi come Pomponio Leto fondatore dell’Accademia Romana, fu malvista da più di un papa (in particolare da Callisto III) in quanto gli umanisti romani dell’accademia erano – giustamente – considerati eversivi.

8 Una recente mostra (2017/18) su “Il ‘500 a Firenze”, a Palazzo Strozzi, è stata appunto presentata come “un viaggio tra lascivia e divozione” nelle recensioni, nelle conferenze e sui titoli dei giornali. Anche se usati nel significato di contrapposizione tra sacro e profano i due termini, hanno dato luogo però a facili fraintendimenti. Fortunatamente a volte le mostre riescono a mantenere la vocazione di luoghi di educazione e non solo il ruolo di macchine per far soldi, magari facendo leva sulle curiosità morbose del pubblico.

9 Le frasi in corsivo virgolettato nel testo prive di riferimento sono tratte da fonti web di blog, riviste e voci di Wikipedia.

10 Francesco Scambrilla, poeta minore del XV secolo, in una sua composizione indica proprio che le viuzze attorno a Sant’Ambrogio erano frequentate da “…uomini sanza orecchi e mozze mani, assassin, soddomiti e barattieri, ch’alle volte s’uccidon come cani…” È evidente che in queste strofe si individua una zona “malfamata” ma non perché popolata di sodomiti.

11 Francesco Vettori (Firenze, 1474 – Firenze, 1539) fu ambasciatore della Repubblica Fiorentina presso la corte pontificia di papa Leone X (la lettera di Machiavelli cui si fa riferimento è del 31 gennaio 1515).

12 Erudizione è un termine che spesso viene usato come sinonimo di vasta conoscenza mentre indica la consapevolezza e soprattutto la comprensione di ciò che si è studiato.

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