George Floyd – Partiamo dal presupposto fondamentale che non si può e non si deve uccidere senza un giustificato motivo. E l’agente Derek Chauvin è stato giustamente incriminato prima per omicidio colposo e adesso per omicidio volontario, reato per cui rischia fino a 40 anni di carcere. E mi immagino che saranno anni decisamente turbolenti.
Fatto questo doveroso distinguo, l’America è nota per le sua manifestazioni eccessive, ipocrite e ben strumentalizzate. Mi sembra che tutte le devastazioni, i saccheggi, le guerriglie civili a cui stiamo assistendo in parecchie città statunitensi, siano decisamente sproporzionate.
E comincio a nutrire anche un bel sospetto. Trump, si sa, è sempre rimasto sull’anima all’ordine precostituito. Già qualche mese fa Nancy Pelosi e Adam Schiff (clicca qui per l’articolo) provarono a destabilizzarlo. E come loro molti altri.
Trump è un presidente scomodo, che si presenta male (tranne che per la moglie, sempre inappuntabile), e che va contro tutto e tutti, tranne se stesso. Non si fa troppi problemi a rimuovere persone a lui scomode da posizioni di rilievo, mettendo suoi fedelissimi. A mio parere giustamente.
Però ha la grazia di un elefante in una cristalleria. È un presidente ingombrante e deve essere fatto fuori il prima possibile.
Ed ecco l’occasione ghiotta dovuta all’imbecillità di un poliziotto esaltato. L’occasione di nome George Floyd.
Sicuramente la popolazione americana si sarà indignata da sola che un poliziotto (come tale fascista) bianco e di origine europea (Chauvin è cognome francese) abbia giustiziato un afroamericano (sono stato abbastanza politicamente corretto?) e quindi rappresentante delle minoranze etniche.
Ma da qui a mettere a ferro e fuoco le città… ce ne corre! La stampa democratica si sta facendo d’oro con questa storia, fomentando le masse, invece di buttare acqua sul fuoco. E i democrats stanno ingrassando al pensiero della figuraccia – anche autoinflitta – di The Donald.
Mi sa che questa volta lo fanno fuori davvero. Di sicuro non passerà alla storia per essere stato un grande presidente. Sicuramente per essere stato il presidente più odiato e strumentalizzato dai suoi avversari politici.
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