Mukki – Tanto tuonò che piovve. Questa la morale della vicenda Mukki Latte passata di mano neppure un mese fa. Il gruppo Newlat Food ha infatti deciso di incorporare mediante fusione la Centrale del latte Toscana (CLT) in Centrale del Latte d’Italia (CLI). Centrale del latte Toscana, ricordiamo, era la finanziaria che conteneva il marchio Mukki ed altri marchi ad esso collegato.
OPERAZIONI FINANZIARIE A CATENA
L’operazione di fusione segue a ruota l’acquisizione della maggioranza di CLI da parte della Newlat con una OPAS. L’offerta pubblica di acquisto e scambio adesso verrà rivolta anche ai comuni toscani azionisti di minoranza di CLT, ma la notizia della fusione pone molti interrogativi.
MINORI COSTI E MAGGIORE REDDITIVITÀ
CLT parla di riduzione dei costi e di maggiore redditività derivanti dalla fusione. Non c’è dubbio in proposito, le economie di scala insegnano. Ma di dubbi ce ne sono invece tanti per quanto riguarda la sorte di Mukki e dei suoi dipendenti.
DUBBI E PREOCCUPAZIONI
I dubbi sono relativi allo stabilimento della Mukki a Novoli e della filiera di qualità in Mugello. Infatti una fusione di solito prelude a riorganizzazioni interne. In particolare, ci chiediamo se il personale amministrativo verrà confermato a Firenze. Se la produzione rimarrà in loco. Se verrà confermata la stretta collaborazione con gli allevatori mugellani. Le riduzioni di costi conseguono, di solito, ad accentramenti di uffici e di stabilimenti produttivi. I dubbi e le preoccupazioni ci paiono legittimi.
ALLONTANAMENTO PROGRESSIVO
Dubbi e preoccupazioni dettati anche da un atteggiamento silente delle istituzioni locali. Istituzioni che, ricordiamolo, sono anche azioniste di CLI. Eppure stiamo assistendo ad un allontanamento progressivo ma inesorabile di Mukki Latte da Firenze. Un marchio storico della città, nel cuore di decine di generazioni di fiorentini. Un marchio che vuol dire anche, e soprattutto, legame con il territorio, produzione di qualità e lavoro.
Il vero timore di molti fiorentini è che questo allontanamento porti, alla fine, a far rimanere il marchio Mukki una scatola vuota. Ovvero che, come spesso accade quando la finanza prende il sopravvento, di fiorentino rimanga solo il nome. Ma che la produzione e anche il reperimento della materia prima si svolgano altrove.
E LE ISTITUZIONI?
Per ora da Palazzo Vecchio tutto tace, eppure il Comune detiene l’11,9% di CLT. Cosa ha intenzione di fare Nardella? Ha qualcosa da dire sull’operazione di fusione? Non chiediamo un giudizio tecnico. Ci auguriamo, però, che i suoi tecnici abbiano valutato attentamente le ricadute dell’operazione. Soprattutto perché stiamo parlando di lavoro e di questi tempi non ci pare sia il caso di abbassare la guardia. Nel frattempo bisogna prendere atto di una cosa: sarà pur vero che ‘un Comune non può fare yogurt’, ma è altrettanto vero che un Comune non può e non deve perdere un’impresa storica del territorio.
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