Mussolini il socialista
La stragrande maggioranza degli italiani crede che Mussolini, da acceso socialista, esca dal partito per fondare, prima il Popolo d’Italia ed in seguito i fasci perché aveva rinnegato le proprie idee.
Secondo tale credenza, Mussolini avrebbe creato il fascismo e si sarebbe collocato all’estrema destra per fare una politica antioperaia e per imporre una dittatura al servizio del padronato
A dir la verità, il giornale che Mussolini fonda, è “il popolo d’Italia”, il quale dal nome di rifà chiaramente alla tradizione mazziniana parafrasando il titolo del giornale del grande repubblicano “l’Italia del Popolo”, giornale che ebbe breve durata. Ogni storico sa che il Popolo d’Italia nasce come testata socialista e che raccoglie il fior fiore della intellettualità socialista del momento: Filippo Corridoni, Alceste De Ambris, Margherita Sarfatti, Giuseppe Ungaretti e molti altri. Era un giornale rappresentante del socialismo interventista. Sembra che ricevette fondi da movimenti politici anche esteri.
Precisamente dai socialisti francesi e belgi
Infatti non furono solo i socialisti tedeschi con Karl Kautsky ad essere coinvolti nella guerra. Anche la quasi totalità del socialismo italiano si convertì all’interventismo. Tra gli altri notiamo anche Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti, Nazario Sauro, Cesare Battisti, Pietro Nenni, Gaetano Salvemini, Carlo Rosselli. Questo per far comprendere che la posizione interventista di Mussolini non era una eccentricità. Sulla testata del nuovo giornale spiccava una frase del socialista rivoluzionario Auguste Blanqui “Chi ha del ferro ha del pane” e in alto come sottotitolo era scritto “Quotidiano socialista”.
Innegabile che come avvenne con lo stesso Partito Socialista e successivamente anche col Partito Comunista, anche il movimento fascista ebbe delle evoluzioni politiche
Ci fu notoriamente la tentazione liberaleggiante in cui si pensava di doversi affrancare dall’enorme debito pubblico estero, debito che fu ripianato. Sulle privatizzazioni non si arrivò mai alle forme estreme del PDS che smantellò l’IRI pezzo per pezzo. Infatti pochi anni dopo avvenne la crisi del 1929 e Mussolini credette fosse giunta una crisi definitiva del capitalismo. Con l’ausilio del vecchio compagno di partito, il socialista Beneduce, vennero salvate molte imprese italiane con l’intervento dello Stato e la creazione dell’ IRI. Lo stesso Presidente democratico F. D.
Roosevelt consultò economisti italiani per il suo News Deal
Durante la guerra, in pieno 1941. Palmiro Togliatti dovette riconoscere che il fascismo non era solo una dittatura. “Dobbiamo osservare che gli elementi di forza del fascismo non stanno solo nella violenza e nell’apparato. Questa dittatura ha fatto qualcosa anche a favore di determinati strati della popolazione”. Disse che aveva agito anche in favore dei lavoratori e dei giovani con l’introduzione dell’assicurazione sociale. Riconobbe che prima della dittatura non esisteva nessuna legislazione sociale. Il fascismo avrà certamente dei peccati, avrà commesso grossi errori che hanno causato la catastrofe ma fra questi non possiamo annoverare il tradimento dei lavoratori ed una politica reazionaria e antisociale. Che nel dopoguerra, gruppi neofascisti si siano collocati all’estrema destra, è tutta un’altra storia.
La vera storia è un’altra
Prima del fascismo abbiamo un preludio col movimento rivoluzionario dell’impresa fiumana con Gabriele D’Annunzio ed Alceste de Ambris come protagonisti che cercavano di innescare una rivoluzione antimperialista di tutti i popoli sottomessi dal colonialismo anglosassone e dalla finanza statunitense.
Velleitaria ma indicativa
Caduta la RSI, il testimone sembra passare in Argentina con Juan Domingo Peron ed Evita Duarte, col movimento Giustizialista e la cosiddetta terza via, e col movimento di massa dei descamisados. In seguito vediamo proseguire determinate idee col Nasserismo e la nazionalizzazione del canale di Suez.
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