Mussolini se ne va!!

Mussolini se ne va!!

No, non è un titolo di uno dei documentari storici che narrano la fine del Capo del fascismo all’indomani della sconfitta nella seconda guerra mondiale.

È una cosa molto più attuale e per fortuna assolutamente non cruenta

Si tratta del “dolce addio” di Rachele Mussolini al partito di Giorgia Meloni consumato in questi giorni a causa di insanabili divergenze sul posizionamento (o presunto tale) di FDI rispetto a certe tematiche sensibili e persino etiche.

Rachele Mussolini – consigliera comunale romana più votata alle ultime elezioni capitoline – proprio su questi temi si scopre centrista e moderata decidendo di approdare in Forza Italia.

Un addio a detta dell’interessata a lungo meditato e provocato da una rinnovata sensibilità che ritiene meglio rappresentata dal partito che fu di Berlusconi

In particolare su alcuni temi la Mussolini contesta a Fratelli D’Italia una certa arretratezza.

Il pomo della discordia – dolce, si intende – sarebbero i c.d. Diritti

La nipote del Duce ritiene che su questi, i NO di FDI ne qualifichino un’impronta arcaica e quindi limitata, incapace di leggere un mondo in continuo cambiamento. Legittimo punto di vista ma al contempo del tutto opinabile.

A mio giudizio l’impostazione della Mussolini sconta un errore di fondo comune ad alle sinistre ( non me ne vorrà donna Rachele per l’incauto accostamento).

Cioè, l’equiparazione fra progresso e miglioramento della società.

Non è questione solo semantica, ma strutturale e metalinguistica

In altre parole siamo sicuri che questi cambiamenti che si invocano costantemente oggigiorno declinino sempre e comunque un avanzamento per la società tutta e persino per gli stessi beneficiari ?

Chi scrive non è affatto certo di questa identificazione. Insomma non basta cambiare. Bisogna vedere cosa si cambia, perché si cambia e quale è l’esito del cambiamento

Ciò che oggi viene continuamente spacciato per diritto non sempre lo è, né sempre determina un reale avanzamento sociale.

L’errore dei positivisti fu questi. Sganciare il diritto da una valutazione naturalistica dello stesso per trovare nello Stato e quindi nella Legge la sola fonte di avanzamento politico e sociale.

Diritto non può essere solo ciò che lo Stato decide che lo sia. La battaglia dunque non è solo giuridica ma culturale e metastatale. Un approccio del tutto giuspositivista sui diritti civili conduce necessariamente a una sopravvalutazione dello Stato rispetto all’individuo.

Esito illiberale e certamente superficiale

Determinati temi sono dunque assai seri e quindi affrontarli sempre e comunque con la lente delle “magnifiche sorti e progressive” può determinare risultati catastrofici.

Ad es. Mussolini ( non Rachele, Benito) e Hitler governarono per effetto della forma della legge ma ne trasgredirono i presupposti naturalistici.

Ma tornando alla Mussolini, Rachele

È davvero come dice lei? Siamo di fronte a una destra regressiva, rappresentata da Fratelli d’Italia e una destra avanzata guidata da Tajani?

Ma è davvero così?

Occorre, secondo chi scrive, toglierci dall’ impiccio di tale approccio che è anch’esso tanto superficiale quanto inesatto.

Trattasi infatti di un orizzonte ideologico che si rivela piuttosto semplicistico oltre che pericoloso perché annulla la complessità dei temi per cercare una soluzione un po’ troppo veloce e lineare in contesti invece lenti e molto molto “circolari”. Insomma l’errore di prospettiva è dietro l’ angolo.

Prendiamo ad es. Lo Ius Scholae citato dalla stessa Mussolini

Fratelli D’Italia non è contraria in termini di principio ( si pensi alle dichiarazioni di Meloni nel 2014) semplicemente, come ha dichiarato la premier, non costituisce una priorità di governo né è espressamente oggetto del relativo programma.

D’altra parte il tema è serio e affrontarlo con gli occhi dell ideologia, non serve a nessuno.

Occorre arrivare al nocciolo e trovare i giusti punti di sintesi fra visioni diverse che all interno di un grande partito debbono coesistere e confrontarsi.

Chi scrive non è contrario – come peraltro già ampiamente e pubblicamente dimostrato da queste colonne- al tema della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia dopo due cicli di scuola e previa valutazione della reale volontà e sensibilità verso la patria.

Ma questo non significa nascondere i problemi di integrazione che, si badi bene, non nascono dalla cittadinanza ( o meno) dell’ immigrato, bensì dall’ attaccamento a una cultura originaria da parte di quest’ultimo che nella maggior parte dei casi (quelli di un certo Islam) presenta tratti di inconciliabilità con i valori tradizionali dell Occidente.

Insomma se si è cittadino ma si rimane ancora ancorati a una visione medioevale (questa sì) della società e dei rapporti reciproci fra le persone, la cittadinanza non risolve un bel niente.

La Patria è di chi la ama, ma chi vuole diventarne cittadino deve dimostrare questo amore, perdio!

Non basta l’automatismo scolastico. Il tema è complesso oggi piu che mai e le posizioni del No e del Si acritico non possono trovare spazio né in un partito né nell’azione di governo .

Prendiamo un altro tema citato dalla Mussolini: la fiamma tricolore nel simbolo di FDI

Si tratta di un tema interno e molto serio perché ha a che fare con l’identità del partito. Ma anche su questo bisogna registrare all’interno di Fratelli d’Italia una certa flessibilità di opinioni e soluzioni che mal si concilia con la descrizione che ne fa Mussolini!

Non sfuggirà a quest’ultima che in merito esiste un dibattito interno in cui insospettabili esponenti sono a favore della rimozione del simbolo contestato.

Bisogna certamente discuterne e affrontare la questione nelle sedi giuste e con le modalità piu consone. Ma – è bene chiarirlo -non esiste preclusione alcuna.

Affatto! I legami con il fascismo sono recisi

Non vi sono nostalgie verso tempi ormai remoti e ideologie che facevano della compressione delle libertà fondamentali la propria cifra distintiva.

Infatti non sfuggirà alla Mussolini nemmeno la totale condanna del partito della Meloni riguardo al saluto romano a braccio teso non praticato né gradito alla dirigenza di fratelli d’Italia (altro elemento ricorrente nella narrativa di Rachele che scomoda persino il padre Romano).

Oggi più che mai il fascismo è morto e sepolto e tale deve rimanere senza resuscitarlo continuamente per attaccare il partito.

E poi, siamo chiari, se tutto è fascismo niente è più fascismo. Esso cessa di essere un movimento storico e ideologico per diventare una categoria dell’essere, un’antropologico stigma contro chiunque contesta il mainstream

Questo atteggiamento effettivamente è fascismo. E siamo certi che Rachele sia lontana anni luce da questa impostazione.

Certo non è possibile sindacare le opinioni personali o i gesti di ciascun appartenente al partito ma la linea dello stesso è cristallina. La critica a FDI su questo è sterile e asseconda uno schema per cui qualunque cosa faccia il partito per smarcarsi dal ventennio non sarà mai sufficiente.

In altre parole, per quanto vi siano dichiarazioni contro il fascismo da parte di esponenti di vertice del partito, queste non bastano né basteranno mai. Ciò vuol dire assecondare il tipico metodo della sinistra che utilizza l’antifascismo come unico orizzonte programmatico per occultare la vacuità di idee e proposte.

Anche in questo caso siamo sicuri che la Mussolini non intenda farsi strumentalizzare in tal senso.

Insomma, e in conclusione, quel che si vuol dire è che su temi importanti anche in Fratelli d’Italia, come ogni grande partito, esiste un dibattito interno entro cui far legittimamente le proprie battaglie per far cambiare la linea ove non la si condivida. È la democrazia. È giusto che sia così.

Perché allora fuggire via?

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