Nasrin Sotoudeh: per le donne iraniane “C’è ancora domani”

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Nasrin Sotoudeh: per le donne iraniane “C’è ancora domani”

“E’ una brava donna di casa, è solo che parla troppo”. E’uno dei passaggi chiavi di “C’è ancora domani“ di Paola Cortellesi, film cult in cui una moglie-madre di famiglia viene picchiata, vessata e umiliata da un marito che la dovrebbe amare e proteggere e che invece dimostra di essere un uomo- nullità. Delia è una donna eroica che comprende che l’unico riscatto possibile per cambiare la condizione di disagio femminile è quello di agire sulle istituzioni, di modificare le leggi e le norme civili di un Paese, e che i diritti vanno conquistati con determinazione. Forti e unite.

L’Italia che viene dipinta dal film record di botteghino della Cortellesi, è quella del dopoguerra, della estrema povertà e difficoltà del vivere quotidiano. Tanta strada è stata fatta da allora, ma tanta, tantissima strada deve essere ancora percorsa per arrivare alla parità di genere e per raggiungere una vera equità dei diritti fra uomo e donna.

Ne sanno qualcosa oggi nel 2023 le donne in Iran

Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana per i diritti umani da domenica scorsa è stata nuovamente incarcerata nella prigione femminile di Qarchak, rea come molte altre donne di avere partecipato ad una manifestazione in seguito alla morte di Armita Garavand. Armita è deceduta dopo giorni di agonia in seguito alle percosse della polizia morale perché “non copriva sufficientemente le ciocche di capelli sotto la hijab”.

Dalla prigione dove è stata portata, assieme a altre 21 altre manifestanti, trapela una situazione di incredibile violenza

Le donne imprigionate sono state picchiate e maltrattate. Una di loro risulta essere stata colta da un infarto e un’altra è stata scarcerata solo a seguito di per continue forti convulsioni. Assieme a loro sono stati coinvolti anche 15 uomini, che si erano lanciati in difesa delle manifestanti bastonate.

Hanno allontano con forza la polizia e animatamente protestato per il comportamento violento e indecoroso delle forze dell’ordine.

Addirittura per allontanare le donne a seguito di Sotoudeh è stato utilizzato il taser

Le donne facevano tutte parte del movimento “Donne, vita e libertà” nato in seguito alla morte di un’altra ragazza “punita” dalla polizia morale Mahsa Amini, la quale dopo giorni di agonia è deceduta in seguito alle percosse. Anche l’avvocatessa Sotoudek è stata respinta a forza di bastonate, bastonate che- come ha riferito il marito – sono continuate anche nel carcere di detenzione.

Le accuse mosse nei confronti dell’avvocatessa sono da incubo:”riunione e collusione per agire contro la sicurezza del Paese” e “disobbedienza agli ordini di non aver indossato l’hijab”, obbligatorio in Iran per legge.

In tutto il mondo vengono fatti appelli alla mobilitazione contro i maltrattamenti che sta subendo l’avvocatessa In Iran

Si fa appello al principio di civiltà sancito dall’articolo 1 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, ratificata nel 1948 secondo il quale “tutti gli essere umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti, dove la dignità viene ancora prima dei diritti”.

Ma non è solo una questione di diritti e dignità che anima la richiesta a gran voce alle autorità iraniane di liberare immediatamente e incondizionatamente Nasrin Sotoudeh e a far cadere tutte le accuse contro di lei. Proprio il lavoro di avvocato dei diritti umani che svolge è contrario ad ogni logica di discriminazioni e umiliazioni a cui è sottoposta.

La questione è: se non vengono difesi i difensori dei diritti umani, chi può quindi difendere di fatto i diritti umani?

La forza di Nasrin Sotoudeh, è la forza di Delia nel film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, è la forza di tutte le donne, che sanno che per la loro libertà e dignità, per le loro pari opportunità, peri loro diritti come esseri umani, devono ancora combattere a lungo. E che non vogliono più stare zitte.

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