La Corte di Cassazione ha confermato la condanna della Corte d’Appello di Roma nei riguardi del Gen. Stano (all’epoca dei fatti Comandante della Brigata Sassari) nel procedimento civile di risarcimento dopo che per i medesimi fatti Il Gen. Stano era stato assolto in sede penale.
Il 10 settembre 2019 la Corte di Cassazione ha infatti confermato che il Generale Stano dovrà risarcire le famiglie delle vittime dell’attacco terroristico di Nassiriya avvenuta il 12 novembre 2003 e nella quale morirono 19 italiani: 12 Carabinieri, 5 militari dell’Esercito e 2 civili.
Il presupposto da cui muove la decisione della Suprema Corte è che il generale Stano avrebbe sottovalutato il pericolo in cui si trovava la base utilizzata dai carabinieri.
Contestualmente, la Cassazione ha confermato l’assoluzione per l’allora Colonnello dei Carabinieri Georg Di Pauli, oggi Generale e all’epoca comandante del reparto Carabinieri dislocato nella base “Maestrale”, ovvero la base dove entrò il camion carico di esplosivo che provocò la strage riconoscendo che avrebbe tentato di incrementare le misure di sicurezza, ma non avrebbe ottenuto dalla catena di comando il necessario supporto.
La quantificazione del risarcimento dovuto sarà da determinarsi in nuovo e separato giudizio, facile prevedere che se il solo giudizio di merito ha impiegato 16 anni a passare in giudicato, quasi altrettanti saranno spesi per i nuovi procedimenti.
Ma non è questo il punto.
Come ben sottolineato e ricostruito in un articolo di Analisi Difesa, pare incongruo addossare una responsabilità ad un singolo Comandante, laddove l’errore, se ci fu, non è di tale evidenza da non poter essere imputato alla naturale pericolosità di un’azione in uno scenario destabilizzato e di guerra quale quello di cui si parla.
Infatti la responsabilità dello Stato è stata già riconosciuta e le famiglie in tal senso indennizzate.
Con la condanna di un Comandante, di vertice ma non abbastanza per essere investito della capacità strategica necessaria, passa un messaggio deterrente per la catena gerarchica, che non potrà che reagire in casi analoghi con timore e cautela incompatibili con le azioni belliche.
Si chiede il Generale dei Paracadutisti Bertolini “Insomma, non si può certamente criticare una sentenza della Corte di Cassazione, ma c’è comunque da chiedersi, da un punto di vista tecnico, come dovranno comportarsi da oggi in avanti i nostri comandanti impiegati nei teatri operativi del nostro spicchio di mondo.
Con quale serenità sceglieranno una linea d’azione anziché un’altra per far fronte ad un compito assegnato, sapendo che ci sarà poi chi, sulla base di una logica avulsa dall’impiego reale per quanto perfettamente legale in condizioni di normalità, li assolverà o li giudicherà colpevoli sulla base del senno del poi.”
Il Generale Stano, ripetiamo assolto penalmente, non aveva la capacità decisionale necessaria, in virtù del suo grado, alto ma non di Stato maggiore, per decidere nel 1995 ove dislocate il contingente italiano, su base Brigata Bersaglieri “Garibaldi”, che si schierò nella poco felice dislocazione dell’ex-ospedale di Sarajevo, che presentava seri problemi sia per la sicurezza che per le condizioni di vita delle truppe.
Fu una decisione del Ministero della Difesa di concerto con quello degli Esteri, se anche Stano avesse voluto, ad esempio, far evacuare base “Maestrale” e trasferire i Carabinieri nella più sicura base di “White Horse” (a circa cinque chilometri dalla città), non avrebbe assolutamente potuto farlo senza un’autorizzazione da Roma, del Comando Operativo di Vertice Interforze, del Comando Generale dell’Arma e di Stato Maggiore Difesa, nonché della stessa autorità politica, che su tale dislocazione della “Maestrale” insisteva per questioni di visibilità in piena città e di efficacia del reparto dei Carabinieri cui era affidato anche l’addestramento della polizia irachena.
Oggi a Stano viene imputato ed aver sottovalutato il “pericolo di una base troppo esposta” e di aver “ignorato gli allarmi dell’intelligence”.
È evidente osservare che, oltre alla scarsa presenza della notizia e di commenti in merito sui media (sia della carta stampata sia televisiva) a conferma che la “Difesa Nazionale” e le problematiche delle Forze Armate sembrano riguardare “pochi intimi” nel disinteresse dei cittadini e peggio ancora della classe politica,
Di più, spesso i membri delle Forze Armate o delle Forze dell’Ordine sono mandate al massacro contro soggetti che vengono idolatrati da esponenti delle sinistre.
Di fatto, in questo strano paese solo una categoria ormai è di fatto impunita per il proprio operato e giuridicamente mai responsabile, la magistratura: un magistrato che abbia sbagliato non è mai condannato a risarcire civilmente le vittime dei propri errori personalmente, ma in questo caso è lo Stato che lo solleva e provvede ad indennizzare.