Nel campionario delle doti dei furbetti del reddito di cittadinanza spaccio e ville con piscina.
Secondo l’Ispettorato generale del lavoro, sono 185 le persone che finora hanno incassato il reddito di cittadinanza ma non ne avevano diritto. Perché lavoravano in nero, come il nostro addetto al mercato rionale di Erba. O perché il loro lavoro era non solo in nero ma anche criminale, come il contrabbandiere siciliano o lo spacciatore napoletano. La classifica, però, è parziale. I dati dell’Ispettorato si fermano a fine giugno. E quindi riguardano solo il primissimo pezzo di vita della riforma voluta dal governo di Lega e Movimento 5 Stelle, partita ad aprile. Per i mesi successivi bisogna spulciare qua e là tra le pagine dei giornali. Sommando dati ufficiali e notizie sparse, si arriva in tutto ad almeno 300 casi. Considerato che a prendere il reddito sono poco più di un milione di persone, la percentuale dei truffatori è vicina allo zero assoluto. Lo 0,03%, per essere precisi. Nulla di paragonabile rispetto all’intero fenomeno del sommerso che secondo l’Istat riguarda 3 milioni e 700 mila persone e copre il 12% del nostro Pil, cioè della ricchezza prodotta in Italia.