Niger. La Francia sceglie la via dello scontro spaleggiata da USA e UK. Guerra per procura NATO con Nigeria, C. d’Avorio e Senegal?
Fonte il faro di Roma
www.farodiroma.it di Jalel Lahbib
La Francia non ritirerà le sue forze armate dal Niger nel prossimo futuro, come richiesto dalla giunta militare dei Niamey, ha affermato il ministro per l’Europa e gli affari esteri della Francia Catherine Colonna. La decisione è stata presa dopo che il Presidente Emmanuel Macron (in forte difficoltà per via della contestazioni sociali in Francia) si è assicurato il sostegno politico militare degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. Non si hanno notizie se Parigi ha ricevuto anche il sostegno del Governo Meloni che dall’inizio della crisi nigerina ha assunto una politica propensa al dialogo e al compromesso per evitare un confronto armato che potrebbe risultare catastrofico per l’intera Europa.
Secondo decine di esperti geopolitici africani anglofoni e francofoni, per giustificare un’aggressione militare contro il Niger gli Stati Uniti avrebbero costruito ad hoc la messa in scena di un “presunto” appello proveniente dall’ex Presidente Mohamed Bazoum che, guarda caso, avrebbe chiesto l’intervento militare americano per ristabilire la “democrazia” e evitare che l”intera regione centrale del Sahel finisca sotto l’influenza russa.
Non esiste alcuna prova che Bazoum sia l’autore di questo appello che (stranamente) è stato diffuso grazie al Washington Post, media in mano ai Democratici, unico garante della veridicità della richiesta di soccorso di Bazoum. Il Washington Post dal febbraio 2022 si è distinto per la campagna di disinformazione sul conflitto ucraino senza remore di pubblicare varie volte delle vere e proprie fakenews a favore del regime di Kiev.
Nella base militare americana Air Base 201 in Agadez, Niger si registra l’arrivo di aerei militari. Alcune fonti nigerine sospettano l’arrivo di rinforzi militari che avrebbero portato la presenza dei soldati americani nel Paese africano ribelle da 800 a 2000 uomini. Per bloccare ulteriori arrivi di militari la giunta miliare del Niger ha iniziato a negare l’autorizzazione di entrare nello spazio aereo nigerino. La sospensione dei voli militari è stata confermata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
In reazione al rifiuto francese di ritirare le truppe presenti in Niger dopo aver interrotto gli accordi di cooperazione militare a casua del golpe, la giunta militare del Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (CNSP) guidata dai Generali Abdourahmane Tchiani e Salifou Mody, si sonè assicurata l’alleanza militare del Mali, Guinea Conakry e della Burkina Faso. Nella sua visita in Mali il Generale Mody ha siglato un contratto di assistenza militare con il gruppo di mercenari russo Wagner. L’accordo è stato confermato da fonti maliane e da un diplomatico francese di stanza a Bamako. Fonti affidabili nigerine riferiscono che alcuni consiglieri militari della Wagner sono già arrivati in Niger.
Secondo le ultime informazioni risalenti a due mesi fa, in Mali sono presenti 200 mercenari Wagner. Contingenti più significativi della Wagner si registrano in Libia (1.200 uomini) e in Repubblica Centrafricana (1.890 uomini). Data la situazione attuale della Wagner Group è molto probabile che il suo ruolo in una eventuale guerra regionale in Niger sia di coordinazione delle operazioni militari della coalizione anti francese Burkina – Guinea – Mali – Niger. Difficile immaginare un intervento diretto dei mercenari Wagner nei eventuali combattimenti in quanto gli sviluppi dei teatri di guerra in Ucraina non permettono di inviare unità di combattimento in Niger. Escluso anche che parte del contingente presente in RCA venga utilizzato in quanto è cruciale la presenza della Wagner nel Paese prossimo alle elezioni. Improbabile anche l’invio di truppe dalla Libia.
Tuttavia la diplomazia di Mosca (che ufficialmente condanna il golpe e si auspica il ripristino del Presidente Bazoum) starebbe lavorando sotto la superficie per assicurarsi il sostegno militare dell’Algeria e la neutralità di vari Paesi della Comunità Economica dell’Africa Occidentale (ECOWAS).
Un primo risultato è stato ottenuto con la dichiarazione di neutralità del Ciad, Paese non membro della ECOWAS ma che dispone delle truppe necessarie per garantire un successo rapido in una eventuale aggressione ECOWAS al Niger. “Il Chad non interverrà mai militarmente in Niger. Abbiamo sempre sostenuto il dialogo. Il Ciad è un facilitatore”, ha affermato Daoud Yaya Brahim, ministro della Difesa, rispondendo alle richieste della diplomazia segreta francese di partecipare all’avventura militare africana per conto della NATO. Questo significa che l’uso di aerei da combattimento francesi e altri velivoli dall’aeroporto di N’Djamena ora è altamente discutibile se il conflitto militare con il Niger dovesse finalmente scoppiare.
Anche l’Algeria ha espresso la sua contrarietà all’intervento militare in Niger. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri algerino che ieri ha ricevuto l’inviato speciale del presidente nigeriano, Bola Ahmed Tinubu, che presiede l’ECOWAS in visita per assicurarsi che Algeri non nutra sentimenti ostili alla guerra per procura che la Nigeria starebbe per intraprendere in Niger. Il governo algerino si è dimostrato irremovibile, parlando della necessità di attivare tutti i mezzi diplomatici e pacifici “per evitare la scelta del ricorso alla forza, che non farebbe che aggravare la situazione in Niger e nell’intera regione”.
L’Algeria (alleato di grande importanza della Russia) segue la strategia di Mosca, condannando il golpe militare contro il presidente legittimamente eletto, chiedendo il suo ritorno al potere costituzionale ma nello stesso tempo sostenendo indirettamente la giunta militare attualmente al potere. Il governo di Algeri non smentisce le notizie diffuse sui social di un invio di truppe alla frontiera con il Niger nè alcune dichiarazioni attribuite a Generali algerini di un probabile intervento militare in difesa di Niamey qualora subisse un’aggressione straniera.
L’incognita algerina pesa come un macigno sulle intenzioni di guerra della NATO nella regione, disponendo di uno tra i più moderni e potenti eserciti del Nord Africa e Africa Occientale, armato con le più moderne e micidiali armi fornite dalla Russia. In una degenerazione del conflitto l’Algeria potrebbe anche decidere di bloccare le vitali forniture energetiche all’Italia, Francia e Spagna contando sulla protezione politica militare della Russia e del supporto della Cina.
Stati membri della ECOWAS stanno facendo palesemente comprendere che invieranno solo contigenti simbolici in una eventuale guerra per procura NATO: Gambia, Guinea Bissau, Sierra Leone, Ghana, Benin e Togo. Gli unici “Africans war-dogs” (mastini della guerra africani) rimasti alla NATO sono: Costa d’Avorio, Senegal e Nigeria. La Costa d’Avorio ha una popolazione palesemente anti francese, il Senegal è attualmente sconvolto da violenti proteste contro il Presidente Maky Sall e la Francia, mentre la Nigeria è in un pericoloso stato di tensioni etniche che potrebbe esplodere da un giorno all’altro.
Teoricamente i tre Paesi dispongono di 184.000 soldati (143mila della Nigeria, 27.000 della Costa d’Avorio, 14.000 del Senegal). Tuttavia è irrealistico che i tre Paesi sotto il controllo dell’Occidente decidano di impiegare tutto il loro potenziale militare nella (non auspicabile) disavventura militare in Niger. Più probabile l’uso dell’esercito regionale della ECOWAS: la “Standby Force” precedentemente chiamata ECOMOG, che conta 20.000 soldati.
La ECOMOG ha ottenuto in passato gloriose vittorie nelle campagne militari per conto di Francia e Stati Uniti in Sierra Leone (1997-2000), in Guinea -Bissau (1998-1999 e 2012), in Liberia (2003) e in Costa d’Avorio (2003-2004) ma è stata miserabilmente sconfitta in Mali nel 2012 dalle milizie Jihadiste prima dell’intervento militare franco-americano, che è risultato egualmente fallimentare. Solo il Gruppo Wagner sta ottenendo importanti risultati contro i terroristi islamici in Mali.
La NATO sta puntando sul principale alleato africano: la Nigeria ma si constata prudenza presso il Senato per il sostegno all’avventura militare per conto dei “bianchi”. Il presidente nigeriano Bola Tinubu ha scritto una lettera al Senato del suo paese, chiedendo ai suoi membri di sostenere un intervento militare regionale nel vicino Niger chiedendo “il potenziamento militare e il dispiegamento di personale per l’intervento militare per imporre la conformità della giunta militare in Niger se dovesse rimanere recalcitrante”.
Sotto pressione ossessiva di Washington, Parigi e Londra, i capi della difesa dell’Africa occidentale affermano di aver elaborato un piano per un potenziale intervento militare in Niger, usando le forze ex ECOMOG che, se interverranno si dovranno scontrare contro 33.000 soldati nigerini (ironicamente ben addestrati e armati da Francia, Stati Uniti e Italia) ed eventuali rinforzi dal Mali e Burkina Faso che alle frontiere hanno ragruppato una forza di rapido intervento per un totale di 6.000 uomini.
L’ultimatum della ECOWAS per reinsediare alla Presidenza Bazoum scade domani, 06 agosto. Il Generale Abdourahamane Tchiani, ha chiarito che non cederà alle pressioni della ECOWAS e della NATO. Ha denunciato le sanzioni decise dalla ECOWAS come “illegali” e “disumane” e ha esortato i suoi connazionali a prepararsi a difendere la loro nazione.
Da lunedì 07 agosto in poi l’opzione militare voluta dalla NATO (non per ripristinare la democrazia ma per difendere gli interessi coloniali francesi e bloccare Russia e Cina) potrebbe avere luogo, scatenando una guerra regionale dalle conseguenza inimmaginabili e spaventose.
Mentre la Russia rimane ambigua sul piano diplomatico, la Cina interviene attraverso il Ministro degli Esteri che si augura che il Niger e altri paesi della regione abbiano la saggezza e la capacità di trovare una “soluzione politica” alla situazione attuale. Pechino conferma la sua amicizia al deposto presidente Bazoum e si augura che le parti interessate in Niger riescano a gestire pacificamente le differenze attraverso il dialogo per gli interessi fondamentali della nazione e del popolo nigerino. Il Ministero degli esteri ha aggiunto di “attribuire grande importanza” alla sicurezza dei cittadini cinesi in Niger, e di averli indirizzati a “rafforzare le misure di sicurezza e preventive e prepararsi a un’emergenza”.
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