No: disprezzare gli uomini non fermerà la violenza sulle donne

Il "femmine contro maschi", e viceversa, lasciamolo ai puerili giochi da bambini

Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne. Sacrosanta l’intenzione, pericolosa e perniciosa la sua deriva.

Rai Tre, sempre in prima linea quando si tratta di sbagliare, trasmetterà in prima serata: “Gli uomini non cambiano“.

Citazione della struggente canzone dell’indimenticabile Mia, certo; ma anche propaganda di un messaggio sbagliato.

La pochezza con cui viene affrontato un tema così importante, si sostanzia nel manifesto qui sopra. Che allude. Allude alla propria inadeguatezza.

Oggi è una giornata di auspicio non un esercizio d’odio

Quella di oggi deve essere una giornata di riflessione e di auspicio, non un esercizio d’odio contro il sesso maschile.

Al contrario, tutto il ciarpame stantio e purulento di un femminismo retrogrado e superato, sta invadendo le televisioni ed i media, appiattiti alla vulgata dominante.

Insultare gli uomini -salvo poi lamentarsi che non esistono più quelli veri- non servirà alla causa delle donne.

Colpevolizzare un genere per gli errori di alcuni, porterà solo all’esacerbazione.

Promuovere il rispetto, per tutti, pur nelle diversità, invece sì. Il rispetto dei ruoli, il rispetto dei valori.

Valori fondanti la famiglia: dove i coniugi perseguono il bene proprio e del proprio nucleo, non andando a ricercare avventure esterne o poliamori di comodo.

Valori fondanti la propria cultura: tenendo a mente che la maggior parte dei reati contro le donne sono commessi da stranieri.

Nel 2018, ultimo anno per il quale l’Istat ha al momento reso noti i dati, sono stati denunciati alle autorità giudiziarie 4.802 episodi di violenza contro le donne. Di questi, 2.009 sono stati commessi da stranieri. In termini percentuali, il dato corrisponde al 41.8%. A fronte del 8,6% della popolazione.

Italiani assolti, quindi? Nemmeno per sogno.

La cultura del rispetto, passa dall’educazione, dal confronto.

Non dall’irrisione dell’altro sesso, di entrambi i sessi. Neppure dal colorare due panchine e fregarsene nel merito.

Neppure nascondendo sotto la sabbia il capo quando sono stranieri a commettere reati di evidente arretratezza culturale, come, invece, avvalorato dal Pm che, l’altro giorno, ha benedetto l’imposizione del velo ad una moglie musulmana da parte del marito.

Nemmeno attentando ai sacrifici delle ragazze ammettendo atleti maschi nelle loro categorie, perché ‘si sentono donne‘.

Rispetto chiama rispetto. Avvalorare la cultura del rispetto sarà la soluzione.

  1. Non l’odio o il “femmine contro maschi“. Lasciamolo ai giochi di cortile dei bambini delle elementari. Portiamo la discussione su un altro e superiore livello.

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