Non c’è due senza tre, dice un proverbio popolare. Ma per la politica non è così. O perlomeno non è così per i Presidenti (o Governatori che dir si voglia) di Regione, per i quali è stato stabilito un limite di due mandati elettorali.
E ciò sulla base di motivazioni teoriche e di interessi pratici, come spesso avviene
Sul piano teorico l’intento è nobile: in nome del principio di partecipazione democratica, limitare la durata temporale di un potere istituzionale per evitare che si trasformi in un potere personale tale da rendere i governatori regionali simili a caïd o reucci capaci di sfidare l’autorità centrale dello Stato sovrano.
È senz’altro un argomento forte, che non tiene però conto di due fattori: dell’odierna personalizzazione della politica, che vede quasi tutti i partiti costruiti attorno alla figura del leader; e della volontà dei cittadini, che non capiscono perché non possono rieleggere un amministratore regionale che ha ben governato il proprio territorio.
Com’è il caso esemplare del Veneto
Dove l’uscente Zaia, apprezzatissimo dai suoi concittadini, si è concesso il lusso di una battuta al fulmicotone dicendo sostanzialmente di non poter accettare critiche pseudo moralistiche da chi siede inutilmente da trent’anni in Parlamento (e magari senza aver mai amministrato o governato niente). Il che, pur avendo fatto inalberare taluni, rappresenta una scomoda verità.
E cioè che il legittimo principio di rotazione nelle cariche vale in alcuni ambiti istituzionali ma non in tutti. Sul piano pratico, invece, l’interesse ad un limite di mandato per i Presidenti di Regione è condiviso dalle due Signore della politica italiana: Meloni e Schlein
Entrambe intenzionate a modificare i rapporti di forza, una all’interno della propria coalizione e l’altra all’interno del proprio partito. Meloni, si sa, vorrebbe strappare la presidenza del Veneto alla Lega per darla a Fratelli d’Italia. Perché il suo partito, che guida il Centrodestra, pur essendo attualmente il più votato non ha nemmeno una regione del Nord-Italia da amministrare.
Per via di una precedente spartizione delle presidenze regionali basata su percentuali elettorali non più corrispondenti alla realtà
La qual cosa agli occhi degli elettori e dei dirigenti di Fratelli d’Italia rasenta effettivamente l’ incomprensibile.
Tuttavia questo è un ragionamento più da Capo di Partito che da Capo del Governo.
Qual’è il vantaggio di mettere a rischio la tenuta della coalizione, e quindi del Governo, per una presidenza di Regione?
Non sarebbe meglio lasciare il popolarissimo Zaia alla guida del Veneto?
Tale scelta infatti rafforzerebbe enormemente il Capo del Governo, poiché rafforzerebbe alquanto il sostegno della Lega e di Zaia in particolare.
Sia nell’immediato che in prospettiva
Perché, se è vero che Salvini è ormai in caduta libera, è pur vero che la Lega, tornata ad essere di fatto il partito del Nord, ha comunque un suo futuro. Visto che rimane tuttora irrisolta la questione settentrionale (come irrisolta purtroppo rimane l’atavica questione meridionale, ma questa è un’altra storia).
Lasciare alla Lega il Lombardo-Veneto significherebbe in questo senso favorire una evoluzione della stessa Lega, da partito post-salviniano a partito regionale del Nord (sul modello di quello che fu a suo tempo il Partito Repubblicano in Emilia-Romagna).
Un disegno nel quale Zaia potrebbe peraltro giocare un ruolo importante
Ma lasciamo Meloni alle sue valutazioni e torniamo un attimo alla Schlein. Per costei il limite di mandato è assolutamente necessario al consolidamento del proprio potere personale all’interno del PD, dove la sua debole e contraddittoria leadership è minacciata da più parti. Stoppare le ambizioni di un personaggio irriverente e fuori dalle righe come De Luca significa quindi per lei togliersi una spina dal fianco, ma soprattutto lanciare ai suoi competitori interni il più chiaro dei messaggi: qui comando io.
Che però, pur apparendo come un atto di forza, rappresenta in realtà l’espressione di una grande debolezza. Insomma la questione del limite dei due mandati è di difficile risoluzione
Perché costituisce un nodo talmente intricato da non poter essere tranciato con un colpo di spada, come avvenne con quello di Gordio. Occorre perciò agire con prudenza e buon senso, per scioglierlo senza provocare danni.
Ci sono d’altronde questioni che non possono essere rigidamente normate, ma che vanno affrontate di volta in volta, tenendo conto di persone e di istituzioni, di situazioni e circostanze, secondo principi e opportunità
È un’arte difficile: si chiama politica.
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