Non è la D’Urso

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Che Zingaretti avesse il carisma di un Bombolo ce lo aveva già fatto capire Renzi. Che fosse un pessimo amministratore lo avevamo visto alla luce degli scandali emersi nella gestione della Regione Lazio. E che fosse poi un disastro come stratega lo abbiamo potuto notare osservando l’auto affondamento della formula governativa del Bis Conte. Nonché la penosa fine del disegno di assorbimento dei 5 Stelle compresa quella sua coda (alla vaccinara?) dell’intergruppo parlamentare Pd+Leu+Grillini. 

Ma che fosse anche un uomo di cultura, beh questo ci era sfuggito.

Per fortuna ci ha pensato lui stesso a ricordarcelo con un tweet (da alcuni definito dadaista) in lode di Barbara D’Urso, il cui programma televisivo rischia la chiusura anticipata. Una tragedia evidentemente molto più grande, per il Segretario del PD, della cessazione di tante attività commerciali o imprenditoriali o professionali.

D’altronde ogni partito sceglie le proprie priorità programmatiche: Zingaretti ha il merito di averci chiarito quali sono quelle del PD. E questo, dopo aver commesso un lapsus in un intervento pubblico, sostenendo che voleva rilanciare il PCI. 

Tranquilli però: non siamo su “Scherzi a parte”; no, siamo semplicemente nel territorio per così dire culturale della Sinistra italiana. La quale insiste ancora nel definirsi moralmente e intellettualmente superiore alla Destra. Tant’è che stavolta il duo organico (nel senso di intellettuale, per carità!) Gozzini-Van Straten non ha avuto nulla da eccepire alle esternazioni del Segretario del PD.

Chissà forse entrambi, da intellettuali raffinati quali sono, avranno avuto modo di frequentare la famosa biblioteca di casa D’Urso, apprezzando i poderosi tomi alla cui lettura si dedica probabilmente la gentile signora prima delle sue note comparsate televisive.

Gozzini e Van Straten fremono di gioia

Accantonati i termini di «pesciaiola» o «peracottara» riservati alla sola Giorgia Meloni, il sapiente duo Gozzini-Van Straten deve aver provato, di fronte alla evocazione zingarettiana della figura di Barbara D’Urso, quel brivido naturale che ci scuote all’apparizione del genio. Nel caso in specie di un genio femminile, di una novella Madame Curie…

Ci sarebbe solo da ridere, anzi da seppellirli di risate, se la questione non presentasse però alcuni aspetti intriganti. Già, perché a ben vedere un filo rosso collega la natura del Pd al contenuto della trasmissione televisiva della D’Urso. La quale -sempre secondo Zingaretti- porta «la voce della politica vicino alle persone».

L’idea di Bene

È un filo rosso costituito non tanto dal cosiddetto populismo quanto da una sua sotto-categoria: il sentimentalismo buonista. Un insieme retorico e zuccheroso di pose e parole melense, destinato ad esaltare i buoni sentimenti al fine di innalzare l’ego di chi li esprime. Fornendo al contempo, a costui, la vertigine di sentirsi migliore in quanto possessore e portatore di emozioni legate ad una idea di Bene.

Ma, attenzione, all’idea di un Bene valorialmente degradato perché ridotto a mero sentimentalismo. È, in fondo, il grande equivoco del buonismo che ha sostituito la categoria etica del Bene con i buoni sentimenti, col Buono appunto.

Per cui, nel Pantheon ideale della nostra Sinistra, Barbara D’Urso può tranquillamente sedere accanto a Madre Teresa di Calcutta o a Lady Diana o, perché no?, accanto alla vivace influencer Ferragni. Tanto nell’emotivo mondo buonista uno vale uno. Basta pronunciare la parola buona (meglio ancora se accompagnata da una lacrimuccia) quando si parla -sempre retoricamente, ovviamente- di drammi individuali o sociali; ed il giuoco è fatto.

Si crea allora, immediatamente e spontaneamente, l’esercito dei “buoni” pronto a combattere tutti i cattivi, che sono poi quelli ancorati al principio di realtà. 

La verità è che la Sinistra italiana -allontanatasi definitivamente dalla realtà e priva di utopie o modelli storici- ha finito per adattarsi a sognare il domestico sogno di una Casa di bambole, dove la battaglia per l’emancipazione può al massimo consistere nell’affrancamento del cavallino rosa di Barbie. 

Com’era quella storia dei pensatori rivoluzionari del Novecento che irridevano l’infantilismo di certa Sinistra?…

 

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