NON NOMINARE IL NOME DI DIO
I Comandamenti rovesciati. Infatti, la parola INVANO è stata cassata a favore di un nuovo comandamento laicista lo scorso 28 novembre ad opera del Tribunale di Giustizia della UE.
In Lussemburgo si doveva decidere sulla liceità di una decisione del Comune belga di Ans, che in nome di una “stretta neutralità”, aveva proibito ogni forma di uso di simboli religiosi visibili ai propri dipendenti, anche se lontani dal pubblico.
Il Tribunale non solo ha ritenuto giustificata tale decisione “se si proibiscono tutti i simbiosi religiosi e non solo alcuni”, ma anche che tutto ciò non sarebbe in conflitto con la libertà religiosa individuale.
Da questa notizia, di cui non abbiamo avuto notizia da alcun notiziario (si fa per dire), discendono alcune considerazioni
La PRIMA è che la libertà religiosa dovrebbe esprimersi solo a livello di coscienza individuale e non pubblicamente, dunque preferibilmente in modo catacombale.
La SECONDA è che la libertà di religione è oggi libertà dalla religione, così come il laicismo francese ha insegnato contro la laicità che prevede diritti sia per Cesare che per Dio.
La TERZA è che il rifiuto di inserire nel testo della Costituzione europea (progetto poi affossato da francesi ed olandesi) il riferimento alle comuni radici giudaico-cristiane non fu un caso.
Tanto che il Comune di Ans (26.000 abitanti in Vallonia) aveva proibito il velo islamico ad una sua dipendente che, ritenutasi lesa nei suoi diritti, ha adito il Tribunale UE che, non a caso, ha messo sullo stesso piano lo chador ed una collanina con la croce.
La QUARTA è che l’articolo 19 della Costituzione belga dice “la libertà dei culti e il loro pubblico esercizio sono garantite”.
Ora, non si tratta di contestare la prevalenza del diritto comunitario sulla legislazione interna, ma le fonti della norma europea sono il Parlamento ed il Consiglio europeo, non il Tribunale
Non solo, quando trattasi di evidente conflitto con norma costituzionale, è bene ricordare che la stessa Corte Suprema tedesca ha sancito che ogni norma comunitaria non può comunque incidere sulla “identità costituzionale”.
La QUINTA è che la dittatura culturale che sostiene l’indifferentismo fluido nell’ autodeterminazione della personalità non consente l’autodeterminazione spirituale verso ogni istanza trascendentale. Cioè, posso essere e fare ciò che voglio ma non posso far vedere che credo in Dio.
La SESTA è che l’Italia detiene il ruolo di cancelliere e due giudici presso il Tribunale UE e che dunque risulta importante che le nomine rispondano a criteri di pluralismo culturale, ma estraneo ad ogni estremizzazione ideologica.
La SETTIMA è che l’Europeismo autentico fu ed è quello che privilegia la politica e la cultura alla burocrazia ed all’ideologismo.
L’OTTAVA è che è lecito, in nome della stretta neutralità, che nelle scuole e nei luoghi pubblici non siano visibili presepi o manifestazioni tendenziosamente ricollegabili ad eventi o leggende bimillenarie, che sono comunque permesse se circoscrivibili privatamente o nella propria coscienza. È ovvio che, seppur costituzionalmente previsto, una decina di bandiere nazionali con croce, dovranno prevedere fregi nuovi e neutri.
INFINE, auspicando che alle prossime elezioni europee non sia INVANO ricordare quanto sopra, a chicchessiA e dunque anche a chicchessia neutrali, auguri di buone festività stagionali così come suggerito dall’Istituto Universitario Europeo dì Fiesole.
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