Non può esserci un centro serio. Almeno fin quando Carlo Calenda e Matteo Renzi, avranno la guida del cosiddetto terzo Polo, non ci sarà una terza opzione. I due personaggi non sono adatti a guidare un’ipotetica riunione dei moderati.
Un po’ è il contesto
Sicuramente pesa anche il contesto, che vede gli italiani preferire un’ottica bipolare. Con delle autorevolissime eccezioni, che però hanno visto incoronare come terze vie, partiti come il Movimento Cinque Stelle. Non sono andate in direzione dei moderati, perché la cannibalizzazione da parte della crisi del ceto medio, ha portato ad una forte erosione nel elettorato moderato.
Considerato tutto questo, bisogna valutare anche i limiti di chi vorrebbe ricostruire il centro.
Il terzo polo
Il terzo Polo avrebbe un senso se fosse, una formazione alternativa ai due poli esistenti. Che guarda senza pregiudizio, in caso non riuscisse ad ottenere la maggioranza, ad allearsi sia con l’una che con l’altra parte.
Se il centro avesse un senso, in questo paese, dovrebbe essere un centro totalmente privo di pregiudizi, sugli altri schieramenti, poiché in fondo è nella sua stessa natura, il non appartenere ad uno degli altri due schieramenti.
Invece in questo paese il terzo Polo, continua a dare l’idea di essere un appendice della sinistra.
Calenda
Il principale responsabile, dell’identificazione del Terzo Polo come di uno schieramento meramente legato ad una sinistra scissionista, è Carlo Calenda. In tutta la storia del Terzo Polo, ha costantemente dato un segnali di non essere nulla di alternativo, ad un uomo che viene dalla storia riformista del Partito Democratico.
Magari, Calenda apparirà agli italiani come il riformista più moderato, ma continua con i suoi segnali e con le sue dichiarazioni ad apparire soprattutto identificabile soltanto in qualità di uomo di sinistra. E questo dimostra una chiara immaturità politica.
Che senso ha non essere parte integrante di uno schieramento, abbandonarlo, se poi si fa riferimento solo adesso? Si potrebbe capire avesse fondato un partito, non una terza via.
Il suo più grave errore politico, che ne dimostra tutta in preparazione, fu il non essere pronto alla raccolta delle firme per candidarsi da solo e dover imbarcare l’abile Matteo Renzi, che nei fatti sa giocare alla politica meglio di lui.
Renzi
Non si può negare che tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, il più capace sia il secondo. Che abbia una logica, il suo atteggiamento di non guardare con pregiudizio ad alleanze trasversali, presentandosi come alternativa. Lo dico da bipolarista convinto, e non per simpatia verso le sue idee; ma il suo atteggiamento sarebbe quello giusto. Quello per cui potrebbe aver senso un vero schieramento moderato.
Però Renzi ha deluso troppe persone. Ed è visto come un uomo che ricerca solo l’ingresso permanente nella stanza. Ha contraddetto tutto ciò che ha dichiarato nel momento di apice del consenso. Non si limita ormai a non attrarre la fiducia della gente, ma a respingerla.
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