Non può un uomo essere libero in una nazione schiava. La libertà individuale dipende strettamente dal contesto che la circonda.
Non si tratta di contestare le scelte dei singoli nè tantomeno di ergersi a paladini di una qualsivoglia “morale” bensì di riflettere sui significati e – soprattutto! – sulle implicazioni della condizione di ‘libertà’ di cui dovremmo godere in un mondo che viene oggi etichettato come “più libero” rispetto al passato.
In cosa consiste realmente questa supposta condizione di maggiore libertà? Dove si collocano le premesse di quel mondo “più libero” che ci viene presentato come il migliore dei mondi possibili? …Forse nella libertà di orientamento sessuale? Nella libertà di credo religioso? Nelle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, impensabili fino ad una decina di anni fa?
É forte il sospetto che tutto questo altro non sia che l’ennesimo velo di Maya per mascherare un mondo ben poco libero in sostanza. I nostri Paesi si avviano ad adottare una politica (non solo monetaria) imposta da altri; siamo pesantemente soggetti a censura in nome della sensibilità altrui quando non di altre ragioni posticce; la sovranità legislativa verrà – in misura sempre maggiore – subordinata a scelte fatte da altri; chi votiamo conterà di meno del capitale apolide. Per non parlare della speculazione giustificata come ‘Ragion di Stato‘ e della conseguente miseria che attanaglia l’Occidente: abbiamo avallato il diritto dei mercati a calpestare la dignità umana in nome dell’avidità.
É così che si diventa uomini liberi in un mondo “più libero”?
Mai come in questa epoca i singoli e i popoli sono stati più schiavi: siamo braccati, registrati, tracciati nei nostri movimenti fisici e virtuali, l’avidità dei mercati schiaccia le nostre speranze. Eppure abbiamo l’impressione di essere liberi. Liberi di fare ciò che vogliamo… Ma è ovvio! Crediamo forse che agli schiavi di qualunque epoca non fossero concessi comportamenti incapaci di prescindere dalle proprie catene?
Non discutete il mercato. Restate schiavi dei consumi a cui questo vi ha indotto. Distogliete la mente dai popoli oppressi, dalla vostra cultura annientata, dei soprusi del capitale apolide. In cambio potrete andare a letto con chi preferite, sposare chi desiderate, fare uso di qualsiasi tipo di sostanze capaci di ottundere la mente. Tutto ciò che volete, purchè non disturbiate il manovratore.
Ammoniva profeticamente, il grande Pericle nel proprio discorso agli Ateniesi: “Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.“
Non era – oggi come allora – l’abdicazione all’interesse verso la cosa pubblica del cittadino, la dimenticanza dei propri fratelli, l’obbiettivo dei veri Tiranni? Non è oggi la stessa falsa libertà a far sentire lo schiavo, l’uomo più libero al mondo? Non è proprio tutto questo a far prosperare la dittatura del mercato?