NORMA: amore e morte nelle foreste druidiche. Il capolavoro di Bellini al Maggio Musicale Fiorentino.

Jessica Pratt protagonista nel ruolo del titolo, sul podio il maestro Michele Spotti. Prima rappresentazione domenica 9 marzo, repliche 11,14 e 16.

Foto di Michele Monasta (ufficio stampa MMF)

Un ritorno che farà la gioia degli appassionati del belcanto: dopo più di 45 anni, la fiera sacerdotessa gallica Norma torna sui palcoscenici del Maggio Musicale Fiorentino. Sul capolavoro del compositore catanese Vincenzo Bellini  si aprirà il sipario Domenica 9 Marzo alle ore 15.30, con tre repliche: l ’11 e il 14 marzo alle ore 20 e il 16 marzo alle ore 15:30.

Nel ruolo del titolo una vera e propria regina del belcanto: il soprano australiano Jessica Pratt, al suo debutto nel personaggio di Norma. La Pratt, che ha interpretato ben 48 diversi personaggi, di cui il più popolare è la protagonista della Lucia di Lammermoor donizettiana (117 spettacoli in circa 40 produzioni) si dichiara molto lieta di tornare a Firenze e in questo ruolo: “È sempre un enorme piacere poter essere nuovamente qui a Firenze, che ormai sento come la mia città, e poter lavorare ancora con questa formidabile Orchestra e con il Coro del Maggio. La parte di Norma, come risaputo, è davvero molto complessa; è impegnativa da un punto di vista drammatico e una vera sfida dal punto di vista vocale. Serve infatti una grande abilità non solo lirica, ma anche belcantista, e questo per poter abbracciare tutte le sfumature richieste da questo grande capolavoro di Bellini. Per me sarà il debutto come Norma e ho trovato in questo personaggio una grande forza, ma è al contempo molto vulnerabile: è davvero un’opera affascinante che non vedo l’ora di affrontare”.

Gli altri interpreti sono: Maria Laura Iacobellis che interpreta Adalgisa; Mert Süngü, al suo debutto sulle scene del Maggio, è Pollione e Riccardo Zanellato, che ha debuttato nelle stagioni del Teatro nell’autunno del 1996, veste i panni di Oroveso. Chiudono il cast vocale due talenti dell’Accademia del Maggio: Elizaveta Shuvalova nella parte di Clotilde e Yaozhou Hou in quella di Flavio. Orchestra e coro del teatro del Maggio Musicale Fiorentino.

Sul podio una giovane e già affermata e prestigiosa bacchetta: il maestro Michele Spotti: “Norma è uno dei più grandi capolavori del belcanto e forse quello che, insieme alla Semiramide di Rossini, può considerarsi una vera enciclopedia sullo stile dell’epoca. Dal punto di vista musicale, l’opera di Bellini rappresenta senza dubbio una delle pagine più belle mai scritte, per creatività e intensità che superano ogni immaginazione. Rapportarsi a un capolavoro del genere dà la sensazione di dirigere una chimera racchiusa in un esoscheletro troppo piccolo per contenerne la grandezza. La potenza e l’intensità di ogni singola croma, presenti anche nei continui accompagnamenti tipici dello stile belliniano, costituiscono l’essenza dell’opera, ma l’elemento che assolutamente più mi entusiasma di Norma è il collegamento fra i numeri musicali. Il dramma scorre inesorabile senza soluzione di continuità in un fluire di emozioni e sensazioni che mantengono il discorso musicale sempre vivo. Dal punto di vista dell’orchestrazione, il genio belliniano raggiunge apici in particolar modo in alcune scene, che appaiono a dir poco futuristiche. La tensione va mantenuta costante, ma al tempo stesso la musica deve fluire, affinché si trovi un equilibrio e si possa dare un’enfasi ai passaggi più celebri” .

La regia è affidata a Andrea de Rosa, che così ha presentato la sua lettura dell’opera: “Definirei il mio allestimento di Norma una reinterpretazione, vale a dire la traduzione del contesto dell’opera in ottica moderna. Quindi non ci troviamo esattamente nella Gallia invasa dai romani, ma siamo comunque in un qualche Paese occupato da milizie straniere”. Un altro aspetto decisamente importante è la messa in funzione dei nuovi ponti mobili della Sala Grande del Maggio, essenziali per questa nuova messinscena: “L’opera richiede una doppia scenografia, ossia una esterna per il plot storico, quello della dominazione romana sulla Gallia, l’altra interna per il plot privato, la vicenda intima di Norma, Pollione e Adalgisa, in cui ho chiesto ai cantanti di recitare come attori di prosa: per passare rapidamente da una scenografia all’altra, il Teatro del Maggio mette in funzione per la prima volta il nuovo sistema di ponti mobili. Pensando invece ai soldati invasori, che sono parte essenziale della vicenda, e per dar corpo alla loro ferocia, ci siamo ricordati delle sevizie perpetrate dai militari statunitensi a danno dei detenuti nel carcere iracheno di Abu Ghraib”.

L’OPERA –

Chiamato nel 1831 a comporre l’opera inaugurale della stagione scaligera in dicembre, Bellini si rivolse a colui che dal 1827, dai tempi del Pirata, era il suo fedele collaboratore: Felice Romani (1788-1865), uno dei più fecondi e prestigiosi librettisti del suo tempo.  Sulla scelta del soggetto influì soprattutto la protagonista designata, la celeberrima Giuditta Pasta che eccelleva nei ruoli tragici. Librettista e compositore si misero dunque a ricercare un soggetto drammatico atto a valorizzare le doti vocali e la recitazione “ieratica” e piena di pathos della celebre cantante, trovandolo nella Norma ou l’infanticide di  Alexandre Soumet, andato in scena nell’aprile del 1831. Dramma dunque assolutamente contemporaneo, che si basa su tre temi fondamentali: quella della sacerdotessa che infrange per amore i suoi voti, che aveva trovato una grande consacrazione teatrale nella Vestale di Gaspare Spontini; l’infanticidio come vendetta del tradimento amoroso, motivo espresso dal mito di Medea e noto a noi soprattutto da Euripide e Seneca; e infine il motivo caro al medioevo “barbarico”, quello dei celti e dei riti druidici. Un discreto “minestrone” che attualizzava in chiave romantica temi tipici e topici della tragedia classica. Romani, in stretta collaborazione con il musicista, rielaborò e modifico profondamente la vicenda: nel dramma originale, essa si concludeva con Norma suicida dopo aver ucciso i propri figli.  La versione di Romani attenua non poco la ferocia di Norma: il finale si concentra sul binomio eros-thanatos, con l’eterna unione degli amanti riconciliati nella morte. Inoltre la sacerdotessa dimostra nobiltà e generosità d’animo, accusando se stessa al posto di Adalgisa votandosi così alla morte. Bellini e Romani non volevano tra l’atro concludere l’opera con una scena di follia, poiché l’anno precedente la Pasta aveva affrontato una conclusione del genere nell’Anna Bolena di Gaetano Donizetti.

La prima rappresentazione dell’opera (26 dicembre 1831) non fu un grande successo, ma nelle sere successive la situazione cambiò sino a trasformarsi in un trionfo. Persino Richard Wagner, compositore sicuramente molto lontano da Bellini e poco prodigo di elogi nei confronti dei colleghi, ebbe a dire “Ammiro in Noma la ricca vena melodica, unica colla più profonda realtà alla passione più intima: grande partitura che parla al cuore, lavoro di un genio.”

 

La locandina:

 

NORMA

Tragedia lirica in due atti di Felice Romani

Musica di Vincenzo Bellini

Edizione. Edwin F. Kalmus & Co., INC., Boca Raton, Florida

Nuovo allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro concertatore e direttore Michele Spotti

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Regia Andrea De Rosa

 

Scene Daniele Spanò

Costumi Gianluca Sbicca

Luci Pasquale Mari

Assistente movimenti coreografici Gloria Dorliguzzo

Assistente regista Luca Baracchini

Assistente scenografo Laura Pigazzini

Assistente costumista Marta Solari

Assistente light designer Gianni Bertoli

Norma Jessica Pratt

Adalgisa Maria Laura Iacobellis

Pollione Mert Süngü

Oroveso Riccardo Zanellato

Clotilde Elizaveta Shuvalova

Flavio Hou Yaozhou

 

Figuranti speciali Elena Nenè Barini; Carolina Braus; Barbara Calzolaio; Giulia Lapini; Roberta Raimondi; Mauro Barbiero; Nicolò Brescia; Rosario Campisi; Andrea Fantauzzi; Luca Ferrigato; Federico Filippi; Stefano Francasi; Matteo Mazzuccato; Sebastiano Spada

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

 

 

 

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