Nove parigini su dieci cancellano i monopattini in città
(E cose di casa nostra)
Al referendum su monopattini e scooter elettrici a noleggio: l’89% vota per vietarli.
Il sndaco Hidalgo, evidentemente perchè donna e forse più sensibile alla sicurezza, li ha aboliti dal 1° settembre 2023.
La partecipazione è stata modesta, meno di un cittadino su dieci ha infatti espresso il parere al referendum , ma l’esito era prevedibile.
Questi veicoli non-veicoli sono pericolosi . Ormai è sotto gli occhi di tutti, specie quando sfrecciano di qua e di là e ti arrivano vicino a sprezzo della incolumità di chi li guida ma anche dei pedoni e, nello stesso tempo, resi fastidiosi dall’abuso degli spazi pubblici da parte degli utenti. La maleducazione stradale, per cui l’Italia vanta numerosi primati europei, ha valicato le Alpi in monopattino.
Tra le grandi città europee, Parigi era stata l’antesignana nell’introdurre e-scooter e monopattini elettrici, affettuosamente battezzati trottinettes, nel 2018. Le autorità cittadine cercavano di promuovere forme di trasporto urbano non inquinanti e sembrava la giusta soluzione . La popolarità cresceva, specie fra i giovani, ma in contemporanea aumentavano gli incidenti, in modo esponenziale. Nel 2022 sono morte tre persone e altre 459 sono rimaste ferite. Mi sono sempre chiesta come non si prevedesse questa sorta di carneficina. Già gli scooter sono pericolosi, di per sè e per la noncuranza e velocità eccessiva di chi li guida. Ma questi aggeggi, agli occhi di persone equilibrate erano davvero destinati all’incidente. Basta una disattenzione, in autonomia o in collisione con altri veicoli per cadere. E finalmente Parigi ha detto basta e torna indietro.
La prima città europea che vieta monopattini e scooter a noleggio, é quella che li ha adottati per prima. Fuori dal coro delle multinazionali del settore che, altresì stanno estendendo le proprie reti a Washington, Madrid e Londra. Naturalmente, l’aspetto economico, come sempre, prevale sulla sicurezza. Purtroppo. Speriamo che serva di esempio a chi ha iniziato dopo. Comunque, anche a Parigi i monopattini di proprietà continuaranno a far danni. R francamente non si vede la differenza fra quelli a noleggio e quelli propri. Sarà una questione di tipo assicurativo, suppongo, ma l’insicurezza è la medesima.
E da noi?
In Italia ci si meraviglia del fatto che l’esito di un referendum parigino sia stato attuativo in modo così repentino.
“i parigini si sono espressi a stragrande maggioranza contro gli e-scooter: saranno aboliti entro il primo settembre”. E si trattava del primo settembre 2023, non il 2123. Quando mai un esito referendario è stato recepito e prontamente attuato da chi governa le città italiane? A Milano, nel 2011 si tennero ben cinque referendum, contestuali alle elezioni comunali. Furono tutti approvati a stragrande maggioranza, in piena sintonia con chi vinse quelle elezioni. Sono rimasti in grandissima parte lettera morta. E, talvolta, sepolta dalle decisioni e dai fatti successivi.
A Milan, infatti, dopo 12 anni, l’attuazione del quinto referendum, la scheda rosa sulla riapertura dei Navigli milanesi è ferma , in stallo. Sarebbe stata una delle opere più empatiche e, nello stesso tempo, fattibili nello spirito del Pnrr, sia per costi sia per tempi di realizzazione. Ma opera totalmente ignorata , fra le spese proposte da Bruxelles. Eppure tanti accademici avevano proposto da tempo lo studio di fattibilità e Metropolitana Milanese avesse già lavorato a al progetto definitivo. Così come il quarto referendum, in tema di risparmio energetico e riduzione delle emissioni di gas serra, il cui orizzonte è stato oscurato dalla enorme colato di ferro e cemento degli ultimi dieci anni, e messo nel dimenticatoio. Così come altri esiti referendari . Tipo la conservazione integrale del parco agroalimentare da realizzare in occasione di Expo 2015, anche dopo la fine dell’evento. O l’adozione degli atti per effettuare tutte le azioni necessarie a ridurre il consumo di suolo, preservare gli alberi e le aree verdi esistenti, garantire il raddoppio del numero di alberi e dell’estensione e delle aree verdi e la loro interconnessione entro il 2015, assicurando a ogni residente un giardino pubblico con aree attrezzate per i bambini a una distanza non superiore a 500 metri da casa. Dieci anni dopo Milano si piazzava al 30esimo posto, su 105 capoluoghi, nel 28esimo rapporto “Ecosistema urbano” di Legambiente e Ambiente Italia, pubblicato da Il Sole 24 ore nel 2021.
Dunque I referendum sulle opere pubbliche non servono a nulla, nel bel Paese.
A Parigi, invece, è la voce dei cittadini a contare ancora qualcosa, a differenza di Milano, la cui voce popolare viene evocata solo per agitarsi a vuoto per attrarre benevola attenzione degli elettori, insomma fare ammuina.Solo da noi un movimento di personaggi squallidi e indecenti poteva sovvenzionarne l’acquisto. Così come i pattini a rotelle, mai usati perché assilutamente inadeguati alla bisogna per vari morivi che non sto qui a elencare, tanto sono evidenti.
Hanno buttato miliardi in bonus, dal monopattino alle vacanze, ai 110, per non dire di RDC, e tanto altro. E ora vengono a fare le maestrine dalla penna rossa illustrando come confezionare la finanziaria. Il mondo è davvero al contrario. Specie da noi. Bisogna avere coraggio, a criticare l’oggi. Mr pochette, alias Giuseppi, in primis.
Intanto a Firenze, la stazione Tav di Foster è già a rischio alluvione:”Manca il piano di emergenza. Così esordisce l’ingegnere a capo della commissione collaudo fino al 2020: «Un piano d’emergenza va previsto sin dall’inizio, è un obbligo di legge». Dopo anni dal progetto iniziale. Tutto ciò dopo varie interruzioni. e mentre sembrava non la volesse più nessuno, Comune governo e FFSS. Dopo 23 anni dal progetto e 800 milioni spesi: «Un’opera che ci porta nel futuro». La grande talpa della Tav a Firenze scava 22 metri sottoterra con il tunnel di 1.658 metri.
Ma quando c’era la possibilità di fare il micrometro con il progetto ottimo , finanziato dalla Cassa di risparmio, dell’ing. Angotti, coordinatore del progetto, e il compianto Prof. Arecchi, secondo il comune di allora, non si poteva andare sotto.. per timore di trovare i coccini e altre scuse poco credibili. Follia.
Studio di fattibilità in due fasi, Fra il 2001 e il 2004. Nell’era Domenici. Invece ci siamo ritrovati, dopo vent’anni, con il trammone che sta devastando la città. E ha peggiorato il traffico.