Non ho ancora capito se siamo davanti ad un pazzo visionario o ad un novello Cardinale Mazzarino. Anche se il mio istinto mi porta più a propendere per la seconda ipotesi.
Sto parlando di Matteo Salvini. L’uomo della ruspa, delle sparate da Bar Sport, delle alleanze impossibili con il M5S. Ma anche probabilmente l’unico uomo politico che oggi ci sia in Italia. Certo: la pochezza della concorrenza è disarmante e avvilente. Per gente più anziana abituata a Almirante e Berlinguer, o per quelli della mia generazione che crescevano a colpi di Fini e d’Alema, il panorama politico attuale è oltre i limiti del grottesco.
Il Matteo verde ha accettato un compromesso governativo quantomai improbabile con i cinque stelle, sottoscrivendo un contratto che sapeva da principio di non voler mai onorare, tranne che in alcune parti terribili. Fino ad oggi Salvini ha fatto esattamente come gli pareva: grandi sorrisi in Consiglio dei Ministri al suo alter-ego Di Maio e poi, usciti dall’aula, avanti come un carro armato. O una ruspa.
Per adesso Salvini ne ha sbagliate ben poche, portando la sua popolarità a tal punto che se si votasse oggi, prenderebbe il 38,5%. E sul caso Diciotti più del 50% degli italiani è dalla sua parte. Lo stesso non si può dire di Di Maio, anzi.
Salvini ha accettato solo di andare avanti con l’orrendo reddito di cittadinanza. Ma chi non ci dice che abbia solo dato più corda a Di Maio perché si impicchi più in alto?
Oggi siamo finalmente arrivati al punto di rottura: mentre Salvini dai cantieri della TAV in Val di Susa diceva che è imperativo finire l’opera, Gigetto rispondeva: finché il M5S sarà al Governo la TAV non si farà; Salvini torni pure da Berlusconi, ha rincarato Di Battista.
Vediamo un po’ quali saranno adesso le risposte, specialmente dopo che il Premier Conte ha cercato di spegnere l’incendio. Ma una cosa è certa: se oggi andassimo alle elezioni, il caro Gigetto avrebbe un’amara realtà da digerire.
Matteo Mazzarino ne ha messo a segno un’altra.