Se decidiamo di eleggere direttamente un presidente della nostra Repubblica, questa mantiene un senso. Se il Presidente deve essere un parto della partitocrazia, allora tanto vale seguire l’esempio di molti stati europei e ripristinare la corona.
In Italia abbiamo addirittura due pretendenti. Possiamo scegliere tra l’austerità, il rigore e la sobrietà del ramo aostano. Oppure andare verso i mediatici rampolli di Vittorio Emanuele.
Essendo convintamente repubblicano preferisco risanare la Repubblica. E la democrazia diretta sarebbe in modo migliore per rigenerare le nostre istituzioni. Perché si darebbe ai cittadini la possibilità di premiare o censurare direttamente l’uomo, il rappresentante.
Questo vanificherebbe la pervicace idea che sia inutile andare a votare. Responsabilizzeremmo notevolmente gli eletti, non potendo questi più sottrarsi tramite liste bloccate o recuperi capziosi, alla volontà dell’elettorato.
Per questo appare assurdo che parli rischio direttismo o di quasi ossessione per la scelta dei presidenti un accademico dei Lincei come Gianfranco Pasquino sulle colonne di Domani. Criticando invece la lucida analisi di Paolo Mieli in favore di una simile scelta.
È vero che molti paesi europei non scelgono il capo dello Stato perché sono monarchie. Ma proprio quello è un elemento inconciliabile con la repubblica.
I cittadini devono poter scegliere chi li rappresenta
Nella repubblica, sono i cittadini che scelgono i propri rappresentanti. Altrimenti si deve parlare di una repubblica menomata. E la nostra, ahimè, è una repubblica menomata.
La nostra Costituzione va aggiornata, perché è profondamente iniqua, inadatta, insufficiente al momento storico che viviamo. Non è mai stata neanche legittimata da un referendum popolare.
In Francia i cittadini eleggono direttamente il capo dello Stato. Così in Portogallo, in Polonia, in Slovenia, in Romania, in Austria. Ma non in Italia.
Come non si possa pensare che sia un vantaggio cambiare il governo senza passare per le urne.
I ribaltoni sono una delle maggiori cause della disaffezione alla democrazia da parte delle persone. Anche perché, i nostri, non sono ribaltoni all’inglese maniera, dove il parlamento non vanifica mai la scelta degli elettori, ma eventualmente rispettando il cambio leadership del partito che ha vinto elezioni, porta avanti un cambio di esecutivo in seno alla maggioranza stabilita dal corpo elettorale .
In Italia invece si tende spesso a cercare equilibri in Parlamento, piuttosto che nel paese.
Si separa il paese istituzionale dal paese vero in questo modo. Il senso di una repubblica è completo quando il popolo è veramente sovrano. Il popolo si sceglie il governo. Il popolo investe legittimamente il Capo dello Stato.
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