Odiamo Israele, perché odiamo noi stessi
Ho apprezzato un articolo sul Corriere della Sera di domenica scorsa, a firma Aldo Cazzullo, intitolato Cosa non è Israele.
L’ho apprezzato, perché prende atto del problema trasversale dell’antisemitismo.
Anche se debbo fargli alcuni appunti.
Il lato migliore
L’articolo ha il grande merito di sottolineare l’odio verso l’Occidente, insito nelle attuali posizioni antisioniste (termine elegante per non definirsi antisemiti, posizione politicamente scorretta).
“Dietro molte tra le critiche a Israele, oltre alla sincera pietà per i civili di Gaza, c’è la critica all’Occidente, e in particolare al colonialismo, alla sua storia, alla sua eredità. Un’attitudine non nuova. In odio all’Occidente, nelle piazze dei primi anni settanta i giovani di estrema sinistra inneggiavano a Pol Pot e a Mao, che nel frattempo stavano massacrando milioni di loro connazionali (…) L’attitudine che prevale oggi, nei Campus anglosassoni ma anche in molti licei e università italiani, è la critica al retaggio del colonialismo. E anche qui occorre distinguere tra gli eccessi ideologici-a cominciare dalla follia di abbattere le statue di Cristoforo Colombo- e l’ inevitabile ripensamento del nostro passato”.
Un passaggio importante perché prende atto delle vere radici dell’attuale odio anti ebraico. Israele siamo Noi. È l’avamposto più occidentale dell’Occidente. Sono ragazzi e ragazze che vanno a morire perché l’occidente abbia un futuro.
Quando milioni di ragazzi occidentali in tutto il mondo non morirebbero per la loro comunità, i giovani israeliani sono occidentali che hanno il coraggio di farlo.
Apprezzabile anche il fatto che l’autore poi, in un passaggio successivo, ammetta chiaramente che Israele non c’entra assolutamente niente con il colonialismo. Ma è facile dipingerlo come uno stato coloniale, perché è facile addossare agli Ebrei, componente fondamentale e imprescindibile della cultura occidentale, tutte le colpe che addossiamo a noi stessi.
Oicofobia
Nell’accezione di Roger Scruton nel 2004 come “esigenza di denigrare i costumi, la cultura e le istituzioni che sono identificabili come nostri”. A morte Israele, perché a morte va messo l’Occidente.
“Ripensare il proprio passato, discutere liberamente, è indice di cultura critica e di maturità. È tipico insomma delle democrazie e dei loro principi, tra cui la libertà di insegnamento. L’odio di sé, l’incertezza sui propri valori, è invece segnale di debolezza: perché la libertà e la democrazia non si potranno portare con le armi, soprattutto se offerte come paravento di una egemonia economica e militare; ma la libertà e la democrazia restano molto meglio di oppressione e tirannide”. Questo è il punto centrale e più interessante dell’articolo in questione. Se l’Occidente soccombe, soccombe il mondo della ragione.
Noi dobbiamo essere fieri dei valori dell’Occidente. Dobbiamo difenderli, difendere la nostra terra anche fisicamente.
Una grande donna, sopravvissuta alla Shoah, Edith Bruck, ha avuto il coraggio di fare autocritica e di dire che non possiamo più accogliere tutti quelli che arrivano dal mare perché:”stiamo accogliendo i nostri nemici in casa”.
Perché quelli che odiano Israele sono quelli che odiano l’Occidente.
Dove non concordo
Cazzullo ammette,giustamente, che il problema dell’antisemitismo è trasversale all’estrema sinistra e all’estrema destra, vedendo quello di estrema destra come più numeroso. Ma secondo me bisogna avere la lungimiranza di guardare quale sia tra i due il più pericoloso.
I neonazisti in Italia spaventano, sono pochi e non sono presi in considerazione da nessuno. Mentre invece tutto quello che viene da sinistra è più pericoloso, per il non trascurabile problema dell’egemonia culturale. La svastica è considerata immediatamente il male. Un pensiero antisemita che germoglia a sinistra, non è demonizzato. Non è considerato pericoloso, anzi, gli si dà immediatamente dignità intellettuale.Trova il modo di fiorire. Non spaventa. Ed è non spaventando che il male prospera.
Ma qualcuno è davvero talmente tanto imbecille da credere ancora che il nazismo arrivò a conquistare il potere in Germania soltanto terrorizzando la gente?
Il nazismo arrivò al potere in Germania soprattutto perché la propaganda Goebbels, riuscì a dare dignità intellettuale alla retorica dell’odio e della colpa degli ebrei per Il tracollo militare, sociale, economico e morale del popolo tedesco.
Quando un pensiero diventa dominante, viene condiviso da casalinghe, imprenditori, ragionieri, operai, critici, artisti, intellettuali a quel punto è realmente pericoloso.
L’antisemitismo di oggi si nutre delle nostre élite intellettuali, si nutre della cultura debole del pensiero germogliato nei college progressisti. Che fa proseliti, tanti proseliti.
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