Ci sono un analfabeta funzionale, un rosicone, un pidiota ed un grullino: no, non è una barzelletta ma un estratto di una discussione da social dei nostri tempi, condita di neologismi ed insulti.
Avete mai provato, non dico a dissentire, ma ad argomentare un pensiero che si discosti anche minimanente dall’opinione dominante su un profilo social di un politico? O di un giornalista schierato? Dopo pochi istanti un deferente seguace del leader di turno appiattito sulle sue posizioni, vi apostrofera’ nelle maniere più banali e stereotipate possibili.
Oppure lo stesso titolare della pagina, come ama fare ad esempio il pur brillante Mentana, le cui blastate, spesso insulti veri e propri, causano olè di giubilo ed ilarità nei suoi adepti.
Che siano “Accoglione”, “portali a casa tua”, “restiamo umani”, con l’apoteosi dei sempre verdi “fascista e razzista”, gli insulti e le banalità via web ormai dilagano, in un turbinare di neologismi e giochi di parole triti.
A Salvini tale trattamento è riservato spesso persino da amministratori locali di sinistra, i leghisti non ci vanno più leggeri come recentemente un esponente del Carroccio con Emma Marrone, e così via in una escalation di turpiloquio e termini inventati ad hoc.
Il trionfo della pochezza.
Lo scenario politico italiano, già mediocre di suo, appare sempre più desolante, ma è realmente lo specchio dei suoi elettori, gente capace solo di un monopensiero, insofferente al dialogo, incapace di confrontarsi, incline all’insulto ed alla litigata furiosa senza costrutto.
Irrisioni , sfotto’ per sentito dire, banalità e ripetizione pedissequa ed ossessiva sempre della stessa etichetta sono gli strumenti di questi fruitori della rete, che, pensate un po’, si sentono persino originali.
I riflessi di tale povertà di pensiero e di linguaggio sono sotto gli occhi tutti.
In pochi decenni siamo passati dalle dotte tribune politiche dove i politici friggevano aria con eloquio sottile d ricercato, a chiacchiere da bar tra pari incompetenti a colpi di slogan.
In Parlamento siedono trentenni che non hanno mai presentato una dichiarazione dei redditi in vita loro come amici degli amici che svolgevano tutt’altre mansioni: novizi allo sbaraglio con il loro povero vocabolario che decidono dei destini di tutti noi. A colpi di slogan.
Ma vedendo le discussioni sul web che ci appassionano e fanno infuriare, ed il linguaggio che usiamo, è esattamente ciò che ci meritiamo.