Pansessuale o polisessuale, ovvero una persona attratta da qualunque genere. Gender-fluid, cioè chi nel corso della vita si sente ora maschio ora femmina. Infine no-gender, ovvero chi non si identifica del tutto. Queste le definizioni che gli studiosi hanno coniato per dare un nome ad una tendenza sempre più marcata nell’atteggiamento verso la sessualità. Non si tratta, secondo il sessuologo Bolrimi, solo di chi va a letto con chi: «Il concetto di “fluidità” riguarda l’intera identità sessuale: da quella di genere, fino all’orientamento affettivo che, soprattutto nei teenager, non sempre coincide con quello erotico», anzi, la maggiore novità dell’approccio fluido sta proprio nel rifuggire le definizioni: «I ragazzi oggi vogliono sperimentare».
Le statistiche emerse da un sondaggio del centro di ricerca dell’Associazione nazionale cooperative di consumatori Coop, direbbero che il 40% delle persone – tutte residenti nel Belpaese – si pone all’interno di una linea mediana tra l’essere di sesso maschile e l’essere di sesso femminile. Il risultato è discutibile per eccesso, ma è indubbio che i dati reali potrebbero comunque molto rilevanti.
Anche gli italiani – allora – avrebbero abbandonato quello che per alcuni è solo “oscurantismo”, cioè il rimanere legati alla concezione tradizionale della famiglia e della sessualità eterosessuale. Lo sciorinare delle statistiche nei loro dettagli ci consente di comprendere meglio di cosa stiamo parlando: non sicuro della propria appartenenza sessuale – questo è il primo tassello dell’indagine – è il 36% del campione, che è composto da 7mila intervistati.
Poi ci sono quelli che del gender non ne vogliono sapere, ovvero il 22% degli italiani intercettati dalla rilevazione statistica in questione tra coloro che sulla carta d’identità risultano avere meno di 35 anni d’età. Gli italiani, forse, sono vittime di certa propaganda? Qualcuno, di sicuro, la penserà così. Per esempio i tanti attivisti pro life che in questi anni hanno denunciato la promozione della cosiddetta “propaganda Lgbt” o “ideologia gender” – che dir si voglia – nelle istituzioni pubbliche, aule scolastiche su tutti.
E’ opportuno lasciare ai giovani la libertà di comprendere quale sia il proprio orientamento sessuale, sarebbe sensato, anche, non dimenticare che viviamo in una società fluida (appunto), secondo la definizione coniata dal grande pensatore Zygmunt Bauman, senza punti di riferimento.
I giovani non possono contare più su valori consolidati, e i risultati in termini di confusione, depressione, senso di solitudine, sono evidenti. Evitare di confonderli ulteriormente, però, ha più a che fare con il buon senso, che con la chiusura mentale.