Palazzo Chigi guarda Piazza San Pietro (Parte prima)

Palazzo Chigi guarda Piazza San Pietro (Parte prima)

La cornice: tra passato, presente e futuro

In questa delicatissima fase della politica interna, europea e mondiale, i rapporti tra il governo italiano e l’altra sponda del Tevere sono fondamentali.

Nelle nostre “note”, che seguiranno nei giorni,cercheremo di comporre quella che è stata la “ricostruzione” dei rapporti tra governo e Vaticano (ancora in fieri) dopo la vittoria elettorale del centro – destra e l’avvento del governo Meloni. Ma nel far questo non potremo dimenticare il contesto storico che precede questa fase recentissima.

La tela di questo quadro non è semplice da dipingere, perchè intessuta di una fitta serie di eventi, personaggi, momenti pubblici ed altri non certo a favore di telecamera.

Da considerare poi il fattore decisivo che rende arduo il lavoro giornalistico: le variabili in campo sono state e continuano ad essere due, perchè accanto alle novità di scenario rappresentate dalla vittoria elettorale di Giorgia Meloni occorre considerare l’equilibrio evolutivo continuo degli assetti oltre Tevere, partendo da Giovanni Paolo II, passando per Benedetto XVI e finire a Papa Francesco.

Il tempo del Cardinale Ruini e le interlocuzioni di Berlusconi

La stagione delle interlocuzioni che Berlusconi poteva attivare in Vaticano è lontanissima e non tanto a livello cronologico. Erano gli anni di Benedetto XVI, dell‘allora Segretario di Stato, il salesiano Tarcisio Bertone, che garantiva a Berlusconi un prezioso ponte con la Chiesa cattolica. Ma quella benedizione era arrivata molti anni prima con il cardinale Camillo Ruini, all’epoca vicario generale del Papa per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza episcopale italiana.

Il cardinale è stato sicuramente uno dei migliori alleati del leader di Forza Italia contro l’eterno sfidante ed ex premier Romano Prodi. Fu proprio l’allora presidente della CEI, nel 2008, a contribuire alla caduta del secondo e ultimo governo guidato dal professore bolognese. Fine dell’esecutivo che portò immediatamente allo scioglimento delle Camere e all’ennesima e ultima vittoria elettorale di Berlusconi.

Da non sottovalutare il contribuito del ciellino Roberto Formigoni, più volte Presidente della Regione Lombardia. Un’amicizia preziosa soprattutto quando, nel 2011, Benedetto XVI nominò arcivescovo di Milano il cardinale Angelo Scola, un altro illustre figlio del fondatore di Comunione e Liberazione.

Per non parlare del rapporto di ferro di Berlusconi con il prete manager don Luigi Maria Verzé,fondatore dell’Ospedale San Raffaele di Milano, dove è morto Berlusconi, e quello con don Pietro Gelmini, a tutti noto come don Pierino, fondatore della Comunità incontro per il recupero di tossicodipendenti.

Grazie a tutte queste relazioni con tali autorevoli esponenti del mondo cattolico italiano ed alla sapiente regia del suo fidatissimo pontiere tra le due sponde del Tevere,Gianni Letta, gentiluomo di Sua Santità, riuscì a tenere aperto un canale continuo con le gerarchie vaticane.

Papa Francesco “svolta” : la strada in salita di Giorgia

Non breve e semplice il percorso di “ricostruzione” che Giorgia Meloni ha dovuto affrontare nei rapporti con il Vaticano. Noi prenderemo in esame il periodo immediatamente precedente alle elezioni politiche del 2022 e quello, ancora oggi apertissimo, che la vede premier.

Il Pontificato di Papa Francesco, caratterizzato, da notevoli varianti sia per quanto riguarda le coordinate nei rapporti tra Chiesa e politica ( specialmente in ambito italiano ) che per la scelta degli interpreti che hanno guidato e che stanno guidando questa fase, ha reso e rende questo lavoro della premier molto complesso ed obbligatoriamente votato alla pazienza.

Nella prossima “puntata” approfondiremo il suo approccio metodologico, la scelta degli interlocutori oltre Tevere e, soprattutto, quella degli uomini più adatti che, entro la sua squadra, possono costruire ponti con il Vaticano.

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