Il Nesi parla di Paola Egonu? Sarà la solita retorica bianca ed eterosessuale che volge a minare a tutti i costi la scelta di un’atleta nata in Italia e che, benché giovanissima, possiede già un palmares di tutto rispetto.
Sarebbe facilissimo. E invece no, oggi è domenica e forse la domenica sono buono anche io. Oppure solo obiettivo. Voglio ripercorrere la vita di questa formidabile pallavolista.
Chi è Paola Egonu
Paola nasce a Cittadella (PD – che sta per Padova, non Partito Democratico. Maligni!) nel 1998. Questa stangona (detto con rispetto dei diversamente alti) di 1.98 nella sua breve carriera di pallavolista nel ruolo di opposto (è veramente un ruolo della pallavolo, non ci sto ricamando), ha collezionato una serie impressionante di successi.
Giusto per sintetizzare: 1 campionato italiano, 4 coppa italia, 3 supercoppa italia, 2 champions league, 1 campionato mondiale per club. Da sempre nel giro della nazionale azzurra, anche con i colori italiani ha messo in bacheca tante cose.
Insomma, brava brava brava. Mi pare quindi una scelta comprensibile che il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale l’abbia scelta come portabandiera delle olimpiadi per l’apertura dei giochi di Tokyo.
Poi ha appena battuto con 18 punti personali la Russia nella prima partita delle Olimpiadi. Anzi no, non la Russia che non può partecipare, ma il COR (Comitato Olimpico Russo). Una scappatoia burocratica per far partecipare una nazione squalificata per doping. Insomma ci sono i russi, ma non c’è la Russia.
Le parole di Mario Adinolfi
Mario Adinolfi ha scritto sul suo profilo Twitter: “Paola Egonu diventa portabandiera olimpica perché incarna un cliché e non per meriti sportivi, ci sono almeno 30 atleti nella delegazione italiana con un curriculum più valido della Egonu, ma con la colpa di essere bianchi o eterosessuali. Egonu è un triste inno al conformismo”.
Sì, perché forse non ve lo avevo detto. Paola Egonu è nera e omosessuale. E il cerchio si chiude.
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