Pasolini oggi combatterebbe il PD. Ne sarebbe sicuramente un nemico giurato.
Lo disprezzerebbe profondamente, non vorrebbe averci nulla a che fare. Per tutta una serie di ragioni che hanno segnato la sua vita, e soprattutto la sua tragica morte.
Il PCI non c’entra
Potrei dire che Pasolini era stato cacciato dallo stesso Partito Comunista Italiano. Quando ancora era solo un imputato, poi per altro assolto; ma non lo farò. Non lo farò perché non mi interessa processare il PCI né perché privo di garantismo. Né perché intollerante verso alcune inclinazioni dell’uomo.
Il PC non c’entra affatto con il PD di oggi, se non per alcuni atteggiamenti. Ossia per quegli ottusi compagni che continuano a votare PD, illudendosi che sia il continuatore ideale della politica comunista.
Quei militanti militarizzati, che Pasolini autenticamente comunista, tradizionalista ed anarchico non poteva accettare.
Perché contro il PD
Forse perché un uomo che si batteva contro il potere e soprattutto contro gli abusi del potere, non avrebbe alcuna simpatia per un partito che si è piegato ad ogni compromesso pur di restare al potere. Per governare perdendo le elezioni.
Un intellettuale nemico del peggiore fascismo, ossia quello di taluni antifascisti. Quelli che usano questa parola per una rendita politica. Non per una battaglia di civiltà contro un eventuale oppressione di chicchessia.
Pasolini era nemico di quel potere che questo partito, pedissequo alla società dei consumi, e conseguentemente agli interessi delle grandi lobby internazionali ha abbracciato.
Perché Pierpaolo Pasolini era nemico giurato dell’appiattimento, dell’omologazione culturale di chi recide il legame con la tradizione. Tradizione che questo PD fa di tutto per cancellare.
Perché Pasolini preferiva i poliziotti ai figli di papà di Valle Giulia. Era nemico della falsa contestazione dei sessantottini. E soprattutto denunciava l’uccisione dei valori tradizionali in nome della società dei consumi del falso benessere. Falso benessere che per i piddini dovrebbe rappresentare la panacea di tutti i mali della società.
Perché Pasolini non accetterebbe un partito concentrato solo sui diritti civili, arroccato su ormai conformistiche battaglie elitarie, che dimentica l’importanza delle istanze sociali. Chiuso nelle stanze del potere, lontano dai ragazzi di strada.
Ma il PD
Ma ovviamente un’analisi intellettuale di questa portata, non è accettabile per il Partito Democratico.
Perché vorrebbe dire prendere atto della propria distanza da quei deboli, da quei ceti, da quelle classi che pretende di voler rappresentare. Anzi sui quali pretende di avere l’esclusivo monopolio di tutela. Monopolio meramente formale, visto che quello sostanziale è stato abbandonato da tempo. Oggi conosce più Giorgia Meloni i problemi delle periferie e degli operai della radical chic Elly Schlein.
Il Partito Democratico però ha intelligentemente pensato tempo fa di dedicargli una scuola politica. I malpensanti direbbero, per appropriarsi di un simbolo, non del suo messaggio.
Dedica che credo a Pasolini dispiacerebbe semplicemente per il fatto di non poter andare ad inaugurarla con una grande lectio magistralis, nella quale si sarebbe guadagnerebbe la revoca della dedica.
Mi sembra di vederlo aprire le danze: “Cari compagni”… E già metà platea in imbarazzo, un quarto a disagio, i restanti che si alzano, qualche lacrimuccia sparsa sui visi di pochi, a dare un minimo di cornice emotiva ad una massa umana disumanizzata. “Cari compagni avete torto, siete i predicatori delle giuste ragioni dei deboli sull’altare dell’ipocrisia. Di chi sta sostenendo il potere e la sua parte sbagliata”… Poi il mio sogno si interrompe, perché non ho la grandezza intellettuale di elevarmi a scrivere un discorso per Pasolini.
E allora chi voterebbe?
Chi voterebbe Pasolini oggi?
Una domanda a cui non rispondere!
Non lo si può sapere. Sarebbe di destra? Sarebbe di sinistra? Considererebbe probabilmente le due categorie superate.
Di certo non voterebbe il PD, considerandolo una specie di DC degenerata del nostro tempo dissoluto. Magari voterebbe Democrazia Sovrana e Popolare. Oppure forse spererebbe che dentro al caos pentastellato vi fosse almeno buona fede. O magari vorrebbe guardare al sovranismo insito nella politica del governo, quale unico strumento di resistenza al potere dell’ultra finanza internazionale.
Ma sono solo ipotesi, tutte attaccabili, e tutte tanto credibili quanto ridicole.
Mi piace davvero pensare che, anche da centenario, correrebbe al campetto di calcio per giocare con i suoi ragazzi di periferia. Scuotendo le spalle. E guardando con distacco e disprezzo alla politica italiana.
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