PATRIARCATO

PATRIARCATO

La morte della giovane Giulia Cecchetin occupa le coscienze e costringe tutti a inusuali riflessioni, rimettendo sul tavolo concetti acquisiti, contestati, accantonati: da ultimo il patriarcato.

Non ho ben capito chi per primo ha tirato oggi in ballo il patriarcato qui in Italia, ne ho sentito parlare da Elena Cecchettin, la meno pacata della famiglia, comunque lodevole esempio di moderazione e riserbo.

Se ne è impossessata la sinistra e alcuni cinici soggetti come la signora Lucarelli che campa di queste sortite

È entrato nel mirino di costoro anche il leghista Lorenzo Gasperini da Cecina che ha osato difendere il moderno concetto di Patriarcato cristiano.

Perfino il nostro pacato presidente della Repubblica si è lasciato prendere la mano: “dove non c’è rispetto per le donne non c’è civiltà”. Questo suo messaggio rischia di aprire crisi internazionali irreversibili con tutti gli Stati a regime islamico, con la Cina, con la maggior parte dei governi clanico/tribali africani, tutti luoghi dove la donna è oggetto di ogni vessazione, consentita e perfino prevista dalla legge.

Che il patriarcato esista ovunque da migliaia di anni non c’è dubbio, che sussista tuttora in questi Paesi non c’è altrettanto dubbio, che si sia attenuato negli ultimi decenni solo in Occidente è altrettanto vero.

Anche il cristianesimo è patriarcale: perfino nella trilogia divina ha sostituito la donna (madre) con quella sorta di UFO filosofico dello Spirito Santo, al probabile scopo, proveniente dalla patriarcale Bibbia, di sminuire la componente femminile anche nella parusia.

Il paleo cristianesimo era violentemente patriarcale: come dimenticare l’assassinio della filosofa neoplatonica Ippazia di Alessandria fatta brutalmente uccidere dal doctor incarnationis Cirillo, venerato come santo: mille e seicento anni fa i suoi “parabalani” fecero di Ippazia lo stesso scempio che oggi fanno i pasdaran iraniani, Boko Haram nel Sael e in Nigeria (rapimento e resa in schiavitù delle dimenticate 276 studentesse), i talebani in Afganistan, e gli emiri che “liberano” le donne a modo loro.

Hamas fa di peggio: violenta a morte, uccide, squarta le donne incinte, perché israeliane, e imprigiona nella Sharia le povere palestinesi che per respirare hanno bisogno del consenso del maschio

Eppure anche nel corteo di sabato a difesa della vita e della libertà delle donne c’erano le bandiere di Hamas ma non c’era alcun accenno alle vittime israeliane, a quelle iraniane, a quelle afgane, a quelle africane, a quelle cinesi soppresse appena nate perché femmine.
La signora Lucarelli era impegnata a svergognare Gasperini, i giornali di regime inneggiavano, assieme a politici e pseudo intellettuali, alla riuscita della manifestazione, la dipingevano come espressione “terza”: l’inno ad Hamas? un banale accidente, l’assenza di ogni accenno alle vittime israeliane? non volevamo politicizzare la manifestazione: una ipocrisia insopportabile!

Ipocrisia tipica di queste schegge della sinistra che dominano le piazze del mondo occidentale (nelle altre pazze del mondo le manifestazioni o sono a favore del regime o sono represse con i carri armati) con un cinismo pari al profondo disprezzo del sistema democratico che gli consente di vivere e di prosperare: il classico esempio di chi sputa nel piatto dove mangia.

La Convenzione di Istanbul: nessun Paese islamico, nessun Paese a regime di sinistra l’ha firmata, la Turchia del truce Erdogan si è sfilata.

Qualcuna delle vestali femministe italiane e occidentali si pone il problema?

Nessuna, sono tutte impegnate contro le blasfemie dei Gasperini all’interno e contro Israele razzista e genocida all’esterno.

Gasperini converrà che il patriarcato violento, non evangelico ma imposto dai capi della chiesa paleocristiana, è stato superato da secoli di dispute, di tentativi, di confronti con gerarchie spesso sorde e crudeli, le gerarchie della caccia alle streghe per esempio.

Ma è la natura stessa del messaggio cristiano a permettere il dinamismo culturale, l’evoluzione positiva, l’accoglimento delle virtù nuove che con fatica e sacrificio l’umanità cristiana, intendo gli uomini e le donne, riesce a imporre nella storia umana.

Al contrario dell’Islam che cristallizza il Corano e si oppone con ogni mezzo, se necessario violento, ad ogni evoluzione: una cultura che condanna il mondo a restare come è stato disposto da Maometto millequattrocento anni fa.

E da sinistra perviene l’eco dell’altro pauroso messaggio, quello del comunista sovietico, il premio Stalin Ilya Ehrenburg: “Uccidi” si chiamava il suo inno all’eccidio distribuito all’armata rossa nel 1945. “ i tedeschi non sono esseri umani …non uno tra i nascituri è altro che male…usate la violenza per spezzare l’orgoglio razziale delle donne tedesche, prendetele come vostro legittimo bottino di guerra”.

C’è differenza solo geografica fra la violenza sovietica sulle donne tedesche e quella Hamas sulle donne israeliane.
E purtroppo c’è lo stesso silenzio che copre i misfatti dell’una e dell’altra cultura: quella sovietica del comunismo e quella islamista del Corano.

In mezzo a noi, sulle nostre piazze, nei nostri media ci sono gli sciacalli che afferrano prede per fare audience, avvoltoi che volano bassi e coi loro silenzi solidarizzano con la feroce disumanità oggi di Hamas come ieri del comunismo sovietico, anche solo facendo finta di nulla, con la raffinata arma del silenzio o dei “si ma e dei “si però”.

E intanto le donne islamiche continuano a essere violentate, sopraffatte, velate, mutilate, imprigionate, lapidate, impiccate, mentre quelle israeliane, italiane, europee fanno fatica ma sono cento, mille volte più libere, corrono cento, mille pericoli in meno.

Con qualche eccezione nelle enclave islamiche della Bosnia e del Kosovo e dovunque l’Islam è stato accolto, protetto, finanziato, dai governi europei in cambio di comportamenti predatori e violenti anche nei confronti delle donne europee che oggi a casa propria hanno meno libertà, più timori, corrono più rischi ma devono stare attente a dirlo perché devono fare i conti con le leggi sulla islamofobia!

E tuttavia il sillabario delle anima belle è sempre lo stesso: il nostro modello di vita rende più libere le donne “ma”, è vero “però”: vuoi mettere il modello alternativo che Hamas e l’Islam riservano alle donne!

Però pervengono segni di stanchezza perfino dall’ Olanda! Vuoi vedere che uomini e soprattutto donne che non inneggiano ad Hamas e all’Islam, che non vanno in corteo, che si affermano col lavoro e i meriti, vuoi vedere che ne hanno le tasche piene?

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