I quotidiani, nei giorni scorsi, ci parlavano di un Giorgetti “sull’Aventino”, di un Giorgetti inattingibile, con telefoni spenti o che squillavano a vuoto, di un Giorgetti “distante”, assorto nella contemplazione dell’evolversi di una crisi di cui pare non aver gradito la tempistica. Troppo presto e troppo tardi: in ogni caso non ad agosto, non a due giorni dalla festa di San Lorenzo. Non fosse altro perché, nella storia dell’Italia repubblicana, le elezioni in autunno sono un’autentica rarità: difficili da trovare, benché assai meno gustose, del tartufo bianco di Alba.
In effetti, molti fattori congiurano contro la possibilità di elezioni ad Halloween o giù di lì: la necessità di predisporre una legge finanziaria accettabile, lo spettro dell’aumento dell’IVA, “Bruxelles-che-ci-osserva”, lo spread sempre dietro l’angolo, pronto a salire e a scendere, rianimando o mandando in affanno il sistema bancario nazionale, pieno zeppo di buoni del tesoro italiani, etc.
La razionalità, forse, avrebbe suggerito di attendere l’autunno per staccare la spina a Conte e al suo governo: non prima di aver tentato di far passare i provvedimenti di politica economica cari alla Lega e al suo elettorato, tra cui la flat tax e/o la riduzione del cuneo fiscale. Solo nel caso di un veto europeo ai progetti di riforma leghisti, accompagnato dai soliti tentennamenti e mal di pancia pentastellati, la crisi sarebbe stata inevitabile e perfettamente comprensibile dagli italiani. Ma il Capitano ha preferito fare altrimenti: ha preferito osare e scommettere, sparigliando le carte, com’è nel suo stile. Un azzardo da far tremare i polsi, non c’è che dire.
Vedremo quale piega prenderanno gli eventi. L’ipotesi più probabile, al momento, pare quella di un accordo bilioso e al veleno tra PD e 5S, due forze politiche che si detestano da sempre, benché non con pari intensità. Tra i motivi che spingono all’accordo, oltre a quelli di cui sopra, vale la pena ricordarne altri due: l’incombenza di nomine importanti (Poste Italiane, Leonardo, Agcom, Garante della Privacy), alle quali nessuna forza politica è disposta a rinunciare a cuor leggero; il desiderio di pilotare l’elezione del nuovo Capo dello Stato, prevista per il 2022. Per tale ragione è molto probabile che a breve assisteremo alla nascita di un governo giallo-rosso, un governo formato da due forze politiche peculiari: il PD, che da sempre ama andare al governo a dispetto dei santi, senza passare dalle forche caudine delle elezioni; i 5S, i cui trionfi politici e l’arrembante ascesa nel Paese e in Parlamento sembrano ormai un lontano ricordo.
Se non altro, però, l’azzardo di Salvini qualche effetto positivo, in chiave leghista, lo sta producendo. Basti qui elencarne tre: 1) la mossa del Capitano ha contribuito in maniera determinante alla risurrezione politica del Bomba di Rignano, da sempre spina nel fianco di molti dirigenti piddini e fattore di divisione dalle parti del Nazareno; 2) Salvini ha smascherato il timor panico che attanaglia molti esponenti del PD all’idea, appena sussurrata, di nuove elezioni (il delirio di Maria Elena, che ha fatto il giro dei social, “non si può andare a nuove elezioni perché sennò Salvini vince”, la dice lunga al riguardo); 3) il Capitano ha fatto riemergere con evidenza accecante l’odio viscerale che da sempre molti dirigenti 5S, per non parlare della base, nutrono nei confronti del PD: i giornali non a caso ci parlano di un Di Battista che tiene aperto il dialogo con la Lega, sognando la definitiva disintegrazione del PD, nonché del blog del Movimento ricoperto da una valanga di messaggi di fuoco scritti da militanti furibondi.
Rebus sic stantibus, è evidente che, quando i tempi saranno maturi, l’unica alternativa seria sarà quella di un governo di centrodestra a trazione leghista, a meno che la Lega e quel che resta dei 5S non decidano di tornare a breve sui propri passi.
Ma, come si notava all’inizio, l’ipotesi più plausibile, al momento, è quella della nascita di un esecutivo “romanista”. Qualcosa di simile a quei matrimoni fittizi conclusi tra persone che non si conoscono o che addirittura si disprezzano, al solo scopo di poter accedere a benefici di legge altrimenti preclusi: ottenere la cittadinanza, godere di sgravi fiscali considerevoli, accedere con maggior facilità a muti e prestiti vari, etc. Insomma, un matrimonio fraudolento, un’unione priva di amore e di un progetto di vita condiviso, vagheggiata da due forze politiche che, solo apparentemente, sono separate da una distanza minore di quella che separa da sempre Lega e 5S.