PD – Europeisti postcomunisti, liberali, democristiani, liberisti, moderati, un po’ socialisti, attingendo alla socialdemocrazia. Provano a parlare di Smith e della ricchezza delle nazioni, però in fondo esercita sempre il suo fascino Il capitale di Marx. Guardano a De Gasperi, Robert Kennedy ed Aldo Moro però poi esiste sempre Berlinguer.
Fa male al cuore condannare l’Unione Sovietica come patria del socialismo, anche se bisogna essere liberali e leggere Popper. In fondo leggere tutto, può anche equivalere a non condividere niente.
Ideologicamente il PD è nel caos più totale.
Una sopita dirigenza proveniente da quello che era il più strutturato, il più organizzato e l’apparato di partito migliore di tutta Italia: il Partito Comunista più forte dell’ Europa occidentale, del mondo libero. Deve coesistere con altri dirigenti venuti da altre realtà politiche, che in fondo non hanno mai molto volentieri digerito.
Certo dopo la svolta della bolognina si poteva guardare alla grande tradizione socialista. Ma il meglio dei socialisti non ha mai amato la sinistra proveniente dal Partito Comunista e successivamente dal PDS in Italia.
Non gli hanno mai perdonato di essere i grandi inquisitori, quelli che voleva il linciaggio vox populi di Bettino Craxi.
La vergogna di Zingaretti
Zingaretti ha lasciato la guida del partito durante la piena emergenza pandemica affermando:
“Mi vergogno del mio partito, si parla solo di poltrone e primarie invece che del Covid”. Questo in un partito serio avrebbe dovuto comportare una riflessione profonda, magari anche dolorosa, un dibattito intenso. Fosse anche fatto in modalità telematica, viste le circostanze, ma certamente doveva esserci un approfondimento serissimo, in un paese normale.
Macché si è avuta l’elezione praticamente unanime di un insipido centrista. Nipote del braccio destro di Silvio Berlusconi, che in questa fase sarebbe più adatto a dialogare col centrodestra che essere la bandiera della ricostruzione di uno schieramento di sinistra in Italia.
Però fortemente garante, probabilmente per un atavico rancore politico, della volontà della dirigenza di PC di cancellare dalla faccia del panorama politico italiano Matteo Renzi.
Se fosse comprensibile da parte della dirigenza più di sinistra la volontà di vendicarsi su uomo che è visto come la sciagura per la sinistra ed il PD, ai propositi di vendetta non seguono concreti propositi di ricostruzione a sinistra.
Talvolta il partito è ipergiustizialista e grande sponsor della magistratura, mentre altre diventa addirittura ipergarantista.
Per molti aspetti si propone come il detentore della superiorità morale. Poi alcuni suoi esponenti non sono stati estranei a sistemi cliente rari di mantenimento del consenso.
In sostanza un partito sempre più di palazzo, come quelli che scardinava nella prima Repubblica. Alla stregua dei rivoluzionari francesi, che poi nella restaurazione monarchica e prima ancora nell’Impero correvano a richiedere un titolo nobiliare.
Di sinistra idealmente, di salotto politicamente.
E sicuramente fa male nel vivo, fa arrossire la base la frase del compagno Majakovskij: “Non rinchiuderti, Partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada”.
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