Dopo una serie di riti voodoo a cui si sottoponevano regolarmente per mezzo di un santone religioso, pensavano di essere diventati invisibili alle forze dell’ordine e trasportavano allegramente fino a 50 chili di marijuana all’interno di un trolley.
Proprio per i riti voodoo andavano tranquillamente in auto e in treno convinti di non essere mai trovati, così persino il nome dell’operazione ha preso il nome “gli invisibili” che ha portato a ben 13 arresti di cittadini nigeriani.
Coordinatore dell’indagine è il procuratore Carlo Mastelloni che assieme agli uomini della Questura di Trieste ha condotto l’inchiesta su un interessante giro di spaccio locale e l’uso dei riti e le credenze degli spacciatori, come intuibile sono stati gli eventi che hanno dato nome all’operazione che in ragione del numero degli arresti e della quantità totale di droga sequestrata, è la più cospicua tra quelle dirette dalla Procura.
Le indagini, come raccontano anche i giornali locali, sono iniziate (come spesso accade) da un ‘pesce piccolo’: un “giro” di spaccio marijuana al Silos di Trieste tramite il quale gli inquirenti sono risaliti ad un maggiore smercio, se non addirittura il più grande di tutto il centro e nord Italia, gestito da un nigeriano di 34 anni mentre scontava gli arresti domiciliari a Roma per droga.
Ora l’uomo si trova in carcere. Sono 300 i chili di marijuana sequestrati negli ultimi 6 mesi dalla mobile di Trieste, sul mercato avrebbero fruttato circa 1 milione e 800 mila euro, 13 i corrieri arrestati.