La proprietà privata è un furto. “Ciò che è tuo non è del tutto tuo”.
La cosiddetta dottrina sociale della Chiesa ormai è a un punto di svolta. Verso il comunismo.
A dirlo non i soliti complottisti ma Bergoglio in persona.
L’omelia
Domenica Bergoglio è tornato sull’argomento delle disparità nella distribuzione dei beni materiali, e ha francamente esagerato.
Condividere la proprietà “non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro”.
Così Papa Francesco durante la Messa celebrata nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia in occasione della Festa della Divina Misericordia di domenica scorsa.
Il passo degli Atti degli Apostoli commentato dice che “nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune”.
Per loro “condividere i beni terreni è sembrato conseguenza naturale. Il testo dice poi che ‘nessuno tra loro era bisognoso'”.
Cominci lui
La Chiesa misericordiosa che ha in odio la proprietà privata ha un patrimonio di quasi un milione di complessi immobiliari composto da edifici, fabbricati e terreni di ogni tipo con un valore che prudenzialmente supera i 2mila miliardi di euro.
Può contare sullo stesso numero di ospedali, università e scuole di un gigante come gli Stati Uniti.
Ha oltre 1,2 milioni di “dipendenti” e quasi un miliardo e duecento milioni di “cittadini“.
Questo Paese immaginario dotato delle infrastrutture di un big dell’economia occidentale e della popolazione della Cina non accoglie un solo “fratello migrante“, ma li fa accogliere alle organizzazioni statali italiane.
Secondo il gruppo Re, che da sempre fornisce consulenze a suore e frati nel mattone, circa il 20% del patrimonio immobiliare in Italia è in mano alla Chiesa.
Si può stimare prudenzialmente che solo nel nostro Paese il valore in mano alla Chiesa si aggiri perlomeno intorno ai mille miliardi (circa il 15%).
Ovviamente tutto esentasse.
Una bella lezione di come fare i comunisti con i beni degli altri.
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