PER L’EUROPA DEI VERTICI INCONCLUDENTI È ARRIVATO IL MOMENTO DELL’ORA O MAI PIÙ
Dopo solo qualche settimana dall’inizio della seconda Amministrazione Trump, l’Unione Europea si è svegliata dal sogno, ritrovandosi come il manzoniano vaso di coccio in balìa degli eventi ed attorniata da vasi decisamente più pesanti e resistenti: tra Cina, Usa e Russia, il ruolo geopolitico dell’Unione, mai diventata realmente unione, appare essere molto più che secondario ed i vertici inconcludenti che si susseguono in questi giorni non fanno altro che confermarlo.
La governance che ha guidato l’Europa in tutti questi anni ha creato un’Unione puramente monetaria, più finanziaria che economica, appesantita dall’apparato burocratico e normativo sul quale si sono concentrate e disperse le energie, dimenticandosi di affrontare in modo serio i passaggi che avrebbero consentito, invece, di creare un soggetto in grado di confrontarsi con i giganti che la circondano, per affrontare le sfide geopolitiche attuali recitando un ruolo da protagonista
Prendendo in prestito le parole di un amico, nel mentre Xi, Trump o Putin, con una firma o una telefonata, decidono il futuro del proprio Paese, i 27 dell’Unione devono decidere su come distribuirsi nell’immancabile foto di rito dell’ennesima indispensabile riunione plenaria. Magari, con diritto di veto sul posizionamento altrui.
Sono bastate alcune dichiarazioni di Trump e del suo vice Vance perché qualcuno, finalmente, inizasse ad aprire gli occhi: l’Europa ha sprecato anni a rimirare la propria immagine allo specchio su di un podio traballante di presunta superiorità morale e politica, ritrovandosi ora come un ectoplasma privo di una politica estera comune, ma con la lunghezza delle zucchine e la grandezza delle valve dei mitili perfettamente regolamentate
Un’Europa ideologizzata, che ha perso tempo negli ultimi anni ad inseguire i deliri dell’ideologismo ambientale, consegnando ancor più peso geopolitico ai suoi competitor ed affossando la produzione industriale interna; un’Europa burocratica, che ha normato attraverso millemila direttive qualsiasi aspetto della vita quotidiana dei propri cittadini; un’Europa finanziaria, che attraverso l’operato passivo della Banca Centrale si è limitata ad inseguire le azioni della Federal Reserve come forma di protezione degli interessi di pochi, con buona pace del benessere comune.
Un’Europa non certo politica in cui l’interesse dei singoli stati ha prevalso e dove l’interesse dell’asse franco-tedesco, che ne ha guidato impropriamente le scelte, ha portato su di una strada distante dalle stesse basi costituenti l’Unione
Non dimentichiamoci, ad esempio, che se oggi non si ha una Costituzione comune la principale responsabilità è proprio da cercare a Parigi.
Ovviamente, le parole critiche di Trump e Vance sono state derubricate a pericolosi attacchi esterni. Certo, non c’è da stupirsi: i burocrati europei non sono abituati a fare autocritica, figuriamoci se sono in grado di prendere spunto da critiche mosse dall’esterno
Anche coloro che in questi anni hanno criticato l’operato e la direzione presa, sono sempre stati tacciati di pericolo democratico.
Oggi, dopo i recenti sconvolgimenti globali, invece, bisogna dare atto che i critici si stiano dimostrando i veri europeisti.
Certo, non accecati dell’europeismo servile e di piaggeria, ma un sano europeismo volto a fare diventare l’Unione vera ed attore principale negli equilibri futuri
Critici di questi ultimi anni a cui si è accodato, nelle ultime ore, anche lo stesso Mario Draghi, considerato una figura mitologica da coloro che si auto attribuiscono il ruolo di veri europeisti e che ora ascoltano dalla voce del proprio leader in pectore parole pronunciate da altri in questi anni.
Altri che, invece, venivano considerati pericolosi
Come Draghi, anche la Von Der Layen, finalmente, sembra prendere atto delle condizioni critiche in cui ha portato l’Unione e sulle spese militari, dopo essersi convinta che l’aumento delle stesse sia molto più che una necessità, ha accettato le richieste del Governo Meloni escludendole dal Patto di Stabilità, consentendo così maggiore operatività economica dei 27.
Segnali, per ora timidi, che forse qualcosa sta cambiando e che qualcuno, ai vertici dei palazzi burocratici di Bruxelles, si stia finalmente rendendo conto che questa Unione, così com’è non ha speranza di giocare un ruolo politico o economico nel contesto globale odierno e che forse, coloro che ne hanno criticato le scelte ed i danni causati ai propri cittadini, non avevano e non hanno tutti i torti
Un’Europa che deve scendere da quel podio morale su cui si è issata confrontandosi realmente con sé stessa, per potersi poi confrontare con gli altri. Perché siamo al Ora o Mai Più. Chissà se anche i servili autoproclamati europeisti nostrani se ne renderanno mai conto.
Forse, dopo che l’ha detto anche Draghi, qualche speranza c’è. A meno che non inizino a tacciare anche lui di pericolo antidemocratico e fascio-sovranismo.
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