Lorenzo e Fabio sono sempre dove li hanno piazzati il 25 di novembre. 48 giorni senza libertà. 1150 ore. Vi risparmio il calcolo dei minuti e dei secondi, il senso dell’enormità di tale privazione arriva dritto al cuore già così. A vent’anni, poi, il tempo lo vorremmo mangiare. E’ un’eternità per questi due ragazzi.
Rischio di reiterazione del reato
Se non sbaglio, Anna Maria Franzoni, infanticida mai confessa, di custodia cautelare non si è fatta nemmeno un giorno. D’accordo, aveva solo ammazzato il figlio di tre anni con diciassette colpi in testa, mica era entrata in una scuola senza permesso, volantini alla mano.
Per Lorenzo e Fabio il rischio di reiterazione del reato è alto, troppo alto. Va bene, le scuole superiori non hanno ancora riaperto i battenti dal 9 di novembre, ma avrebbero pur sempre potuto fare irruzione alle elementari.
Il paragone con la Franzoni è una forzatura, è vero. In parte. Le situazioni non hanno alcuna attinenza, tanto meno i capi di imputazione, il principio della proporzionalità, però vale per tutti. O no?
Una madre che elemina il proprio figlio non fa un giorno di galera fino a che la sentenza di condanna non passa in giudicato. Sei anni e mezzo dopo il fatto, cinque e mezzo dopo la nascita di Gioele – concepito due mesi dopo il delitto.
Il mio paragone è forzato. E’ una riflessione con un parallelo iperbolico. Però, non dimentichiamo che anche la libertà è un valore iperbolico.
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