Perché Togliatti non volle l’insurrezione? Dopo il famoso attentato in cui lo studente siciliano Antonio Pallante lo aveva ferito, l’Italia era sull’orlo della guerra civile.
Il fatto
Era il 14 luglio 1948 quando, Pallante, uno studente di giurisprudenza fuori corso, sparò quattro colpi di pistola all’indirizzo, dell’allora segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti.
L’Italia rischiò di dilaniarsi. Ci furono centinaia di feriti ed una trentina di morti, negli scontri che seguirono in tutto il paese. Al tempo grossa parte dell’arsenale bellico, in mano ai comunisti dopo la resistenza, non era stato ancora riconsegnato. Si temeva l’insurrezione armata.
Che cosa fermò l’insurrezione?
Alcuni ritennero che, la loro ministro degli interni Mario Scelba, uomo capace e dal pugno d’acciaio, rappresentasse con la sua stessa presenza un baluardo efficace a scoraggiare colpi di testa.
In sostanza chiunque avesse l’ambizione di insorgere, ed avesse un minimo di senso del realismo, si sarebbe posto il problema di un uomo capace a che dirigeva le Forze di sicurezza.
In quei giorni Gino Bartali, riuscì a vincere il Tour de France. Al fatto fu data risonanza fortissima, nella speranza che aiutasse a sedare gli anni. A riunificare gli italiani in maniera pacifica.
Probabilmente, la prestigiosa vittoria, fece piacere a molti . Ma è veramente difficile ritenere che sia stata questa, ad impedire lo scontro armato.
L’evidenza storica sembra dimostrare che, l’unica cosa che fermò realmente il precipitare degli eventi, fu l’appello che fece lo stesso Palmiro Togliatti appena in grado di parlare dall’ospedale, per scoraggiare qualunque tentativo di insurrezione.
Per quale ragione?
Fu significativo quello che fece Togliatti, ma la cosa più importante sarebbe capire il perché di quel gesto.
Montanelli poneva la domanda in questi termini: temeva che sarebbe riuscita o che non sarebbe riuscita l’insurrezione?
Ossia temeva che, una volta riuscita l’insurrezione sarebbe diventato un gregario di Mosca privo di qualsiasi autonomia, perché non più protetto dall’essere capo di unPartito Comunista, in un paese fuori dall’orbita Sovietica. Oppure temeva che le forze regolari sarebbero state in grado di contrastare l’insurrezione, e la sinistra sarebbe stata messa fuori legge?
Uno dei più grandi errori della storia, viene ereditato dagli umori che si avevano nell’Italia di quel momento.
Umori che per ammissione dello stesso Pallante, condizionarono il suo operato.”In quei giorni, l’Italia era a un bivio drammatico: l’ingresso nell’Alleanza Atlantica o l’approdo nel Cominform”; disse Pallante 70 anni dopo in un’intervista al giornale.
Era un errore di valutazione, l’Italia la scelta non l’aveva.
Il mondo diviso
Si stavano gettando nuovamente le condizioni della guerra fredda e l’Italia aveva sicuramente forze militari da ricostruire e precarie, anche se di certo meglio armate di eventuali bande che potevano contare solo su armamenti leggeri.
Ma Togliatti aveva ben capito che, quand’anche i rivoltosi avessero avuto la meglio, gli americani, gli inglesi, i francesi che mantenevano importanti contingenti nel paese, non sarebbero certo rimasti a guardare.
Non avrebbero potuto consentire che, con un colpo di mano l’Italia passasse sotto l’orbita dell’Unione Sovietica. Permettendo a Stalin di entrare contemporaneamente nel cuore della mittleuropa e del Mediterraneo.
L’Italia era già nell’area di influenza delle potenze occidentali, e non poteva essere a loro sottratta senza forte reazione da parte di queste ultime.
Palmiro Togliatti era un politico accorto, ed era certo di una cosa, gli alleati sarebbero intervenuti: I comunisti avrebbero perso. Non mandava i suoi al macello. Non voleva segnare la fine del Partito Comunista in epoca repubblicana, con un colpo di testa.
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