Donne e potere – Poche donne al potere e donne quasi assenti nelle task force contro il Covid 19. Oggi se lo chiedono in molti, anzi in molte: ma dove sono finite le donne? E allora si può essere a favore o contro le quote rosa per vari motivi, ma rilevare anche che ove mancano, ovvero dove per legge non si sia obbligati, le donne non vengono scelte dal potere, anche quando questo è gestito dalle stesse donne!
Perché? La risposta prevede non lo spazio di un articolo ma molto di più, sicuramente il fatto, dispiace dirlo, è ancora culturale.
Quello che forse sfugge nel dibattito nazionale sul tema dell’affermazione femminile è che sono spesso le donne di potere a non scegliere donne in ruoli di rappresentanza o di rilievo e responsabilità.
Sicuramente sono poche nei ben quindici team composti da quattrocentocinquanta tra i vari esperti più altri trenta gruppi a livello locale con almeno altri quattrocento esperti, in tutto ottocento esperti, ma credo di più considerando il proliferare ora dopo ora, dove siedono pochissime donne.
Ci sono poi le commissioni. In cento alla commissione Miur per l’emergenza, settantasei nel gruppo di lavoro voluto dalla ministra dell’innovazione.
Insomma quasi mille esperti al lavoro e tra questi le donne ricoprono uno spazio e un ruolo davvero risicato.
L’esempio di leader donne nel mondo
Eppure nel mondo gli esempi di donne leader sono molto positivi, anche nella gestione dell’emergenza. In Etiopia dove la prima presidente Sahle-Work Zewde, a fianco di Halimah Yacob e altri leader politici, è in prima linea per contenere e contrastare il Covid-19 addirittura a livello internazionale.
Carrie Lam, capo esecutivo di Hong Kong ha riscosso ammirazione per la tempestività con cui ha disposto l’uso di un braccialetto elettronico collegato a una app geolocalizzante per tutti i viaggiatori autorizzati a tornare nella capitale al fine di limitare lo sviluppo di nuovi focolai.
Sull’uso di app limitanti la libertà personale e la privacy non mi pronuncio al momento perché la questione porta con sé molte domande: una su tutte, la rinuncia alla libertà e alla privacy per aver salva la vita, questione che a sua volta genera ben altri dibattiti.
Ma l’azione di Salomé Zourabichvili è, davvero, quella che mi convince di più: battere sul tempo la diffusione con il coraggio delle proprie azioni. La Georgia conta solamente cinque morti di coronavirus, non sarà solo merito delle misure preventive ma sicuramente aver giocato di anticipo e con coraggio e lungimiranza ha giovato. Scuole chiuse da subito, sospensione di voli verso i luoghi colpiti dal Covid 19 , l’imposizione della quarantena ai viaggiatori stranieri e, soprattutto, un’adeguata campagna di sensibilizzazione. Come dire: fare bene, agire veloce e saperlo comunicare!
E gli esempi continuano: donne che se messe in grado di poter operare, hanno dato il loro contributo migliore.
In Bolivia con Jeanine Áñez, in Nepal con Bidhya Devi Bhandari, in Bangladesh, con Hasina, sceicco e primo ministro.
I numeri rosa del Governo
Conti alla mano. Ho scritto conti! E veniamo infatti ai numeri. Su sessantacinque, avete letto bene, sessantacinque tra ministri e vice ministri, ventidue sono donne.
Su otto ministre, solo due hanno come sottosegretari due donne. E nella task force della ministra per l’Innovazione su 75 componenti, solo 17 solo donne.
Un’ipotesi si avanza impertinente: e se fossero proprio le donne a non scegliere le altre donne, in ruoli di rilevanza o come coadiutrici, una volta al potere?
La prima attenzione non dovrebbe forse venire proprio da chi riveste ruoli importanti nella società? E chi meglio di una donna ministro per scegliere collaboratrici donne? Ma non è questo l’unico caso appunto.
La Bonino non ci sta: “Riserva indiana”
“L’Italia rifiuta la meritocrazia Così le donne non andranno mai al potere”, ha esordito in un’intervista Emma Bonino. Certo, ma la domanda sorge, per così dire, spontanea.
Signora Emma ma le sue colleghe ministre e sottosegretarie cosa dicono in proposito? Perché un confronto prima di scegliere i quasi mille esperti tra task force di Stato e le altre degli Enti locali, forse, andava fatto oppure le donne neppure si parlano tra loro?
Ma cerchiamo di capire di più: cosa lamenta la senatrice Bonino, contraria comunque alle quote rosa?
“In Italia”, ha dichiarato in un’intervista al Corriere della sera, “la parità di genere esiste solo il sabato e alla domenica nei convegni. Poi dal lunedì chi ha il potere reinserisce il pilota automatico e sceglie gli uomini che conosce, di cui è amico, che gli girano intorno. Ci saranno ormai già 15 task force e un proliferare di ‘tavoli’ che sembra di stare all’Ikea, e le donne sono infima minoranza. Altro che parità di genere”.
“Nessuna donna nel comitato tecnico scientifico – continua la senatrice – che lavora con la Protezione civile. Quattro su 17 in quello di Colao. Ho letto che la ministra Bonetti ha fatto una task force ‘rosa’ per la famiglia, composta da 13 donne. Mi sa tanto di riserva indiana”.
Intanto chiediamoci se una sorta “chiusura culturale” non parta proprio dalle stesse donne che, quando hanno il potere, preferiscono scegliere esperti di sesso maschile.
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