Pogrom, campi di sterminio e connivenza della polizia olandese. La Storia si ripete
Sono ormai un paio di giorni che leggiamo sui giornali degli scontri avvenuti ad Amsterdam, liquidati come “risse tra tifosi” ma che celano ben altre verità, che vanno oltre delle bandiere palestinesi strappate, dei cori contro Gaza o, così è stato detto, il pestaggio di un taxista.
In questi giorni, moltissimi si sono rifiutati di definire quanto accaduto un “pogrom”, reputando che la cosa sia stata ingigantita, anzi, che ci sia stata una volontà di manipolare questa parola per piegarla su eventi che niente hanno a che fare con i veri pogrom
Eppure, tolta tutta la polemica di contorno, se si guarda con più attenzione ai fatti, anzi a un fatto in particolare, un brivido lungo la schiena non ve lo potrà togliere nessuno.
La sera del 7 novembre, infatti, è accaduto che durante gli scontri, avvenuti sia prima della partita che dopo, e per tutta la notte, la polizia olandese non è mai intervenuta.
Mai
L’intervento è stato trattenuto da non ben specificati “problemi morali” che hanno portato a svariati feriti, compresa l’aggressione a delle tifose e che hanno persino spinto il premier Netanyahu a spedire due aerei in Olanda per recuperare i tifosi.
Nonostante le segnalazioni dei servizi segreti israeliani, in merito a un’alta probabilità di scontri e disordini – che ci sono state, per buona pace di quelli che odiano gli ebrei e che quindi lo negano senza se e senza ma – la polizia ad Amsterdam si è letteralmente girata dall’altra parte
Non un cordone di protezione, non uno schieramento massiccio di forze per le strade. Un bel niente. Perché?
È la stessa domanda che dovremmo rivolgere, se potessimo usare una macchina del tempo, allo zar Nicola II
Perché, la notte di Pasqua del 1903, quando la popolazione di Kishinev, una cittadina della Bessarabia, si scagliò senza pietà contro gli ebrei in uno dei tanti pogrom di quegli anni, le forze dell’ordine non intervennero?
Perché non mossero un dito, quando le proprietà degli ebrei furono ridotte in brandelli e furono uccise oltre 40 persone?
All’epoca, si diceva, erano stati trovati un bambino morto e una ragazza suicida. Gli ebrei sono stati subito incolpati e questa è stata la ragione del pogrom. Oggi sappiamo che le forze dell’ordine non intervennero perché era stato ordinato loro di non farlo, perché al governo zarista occorreva un capro espiatorio, su cui la popolazione allo stremo, prossima alla rivoluzione, potesse sfogare tutta la propria frustrazione.
Ma questo non è di certo l’unico caso
Spostiamoci nel cuore dell’Europa, circa quarant’anni dopo, con la liquidazione dei ghetti ebraici e l’inizio della deportazione nei capi di concentramento e di sterminio.
Ci furono numerosissimi rabbini, in quei mesi, in quegli anni, che chiesero a grande voce agli alleati di bombardare i lager
Oppure di far saltare i ponti dove transitavano i treni della morte. Perché gli alleati non lo fecero?
Perché, pur sapendo esattamente quello che stava accadendo, nessuno ha mosso un solo dito per aiutare gli ebrei?
Ecco che allora il cerchio si stringe su un fin troppo inquietante parallelismo
Sarà che forse, ciclicamente, come in una delle storie horror alla Stephen King, il mondo necessita di un tributo di sangue e quello stesso mondo ha identificato colui che deve tributarlo nell’ebreo?
Esiste forse qualche disegno che noi ignoriamo e che ha insignito gli ebrei del ruolo di agnello sacrificale per il buon vivere dell’umanità?
L’ebreo Gesù, finito sulla croce per mondare i peccati del mondo, dicono i cristiani, è stato forse l’antesignano di questo necessario e insensato tributo di sangue ebraico?
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