Politica, realismo e il futuro dell’Italia: intervista a Simone Margheri

Politica, realismo e il futuro dell’Italia: intervista a Simone Margheri

In questo spazio dedicato alla riflessione sulla politica italiana, il cittadino Simone Margheri condivide la sua visione critica della politica del Paese e traccia un quadro preoccupante ma realista della situazione attuale, analizzando gli errori del passato e prospettando soluzioni necessarie per il futuro.

D: Perché hai deciso di esprimerti in modo così critico sulla politica italiana?

Simone Margheri: La mia critica alla politica italiana nasce dall’osservazione di una realtà quotidiana che sempre meno corrisponde alle esigenze reali dei cittadini. La politica non dovrebbe essere solo filosofia, ma soprattutto azione concreta. Da troppo tempo, invece, la politica italiana è autoreferenziale, un sistema chiuso che risponde a se stesso piuttosto che ai cittadini. Oggi, per molti, la politica è diventata poco più utile di una forchetta per mangiare il brodo. È una metafora semplice, ma rende bene l’idea di un sistema che non funziona per lo scopo che dovrebbe avere.

D: In che senso la politica è diventata uno strumento per distribuire favori?

S.M.: Purtroppo, la politica in Italia si è trasformata per lungo tempo in un modo per distribuire favori, in cambio di posizioni di potere e controllo. Era un sistema in cui chi entrava nei meccanismi politici otteneva vantaggi personali, mentre gli interessi collettivi venivano messi in secondo piano. Il problema è che questo sistema ha le ore contate. Le posizioni di potere, tra non molto, diventeranno meno affascinanti perché il vero potere risiede in chi detiene le risorse, non nei titoli formali. E il nostro Stato, per come è gestito oggi, non ha più quelle risorse. Siamo di fatto uno Stato fallito, affossato dagli sprechi e dalle inefficienze. La classe politica ha illuso i cittadini che si potesse vivere al di sopra delle proprie possibilità, ma questo ci ha portato ad avere il terzo debito pubblico più alto al mondo. Un debito che regge solo grazie al sostegno della Banca Centrale Europea (BCE).

D: Quali sono le responsabilità della politica attuale rispetto alla situazione economica del Paese?

S.M.: La politica ha la responsabilità di aver accumulato errori per decenni. Il nostro debito pubblico è una conseguenza di politiche inadeguate, che ci hanno illuso di poter mantenere un tenore di vita insostenibile. Oggi, il vero compito della politica dovrebbe essere quello di rimediare agli errori del passato e fare in modo che l’Italia non torni ad essere vittima di speculazioni internazionali. Non dimentichiamo che l’Italia non ha aderito al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), e questo ci espone a rischi maggiori. Se la politica non agirà in modo deciso, ci ritroveremo di nuovo in una crisi simile a quella che ha colpito la Grecia.

D: Hai citato l’intervento di Monti nel 2011. Qual è il tuo giudizio su quell’episodio?

S.M.: Nel 2011, l’arrivo di Monti e della Fornero fu una mossa necessaria, anche se impopolare. Monti e il suo governo tecnico agirono in buona fede, cercando di salvare l’Italia dalla crisi finanziaria e, indirettamente, di salvare anche la politica italiana da se stessa. Ma ciò che ne è derivato è stato l’ennesimo “gattopardismo” all’italiana: un cambiamento apparente, che ha dato l’illusione che tutto stesse cambiando, quando in realtà nulla è cambiato.

Fu un modo per preservare lo status quo politico. Oggi, però, non credo che una mossa simile possa bastare. Il nostro Paese è in una situazione talmente complessa che non possiamo permetterci illusioni.

Se dovesse intervenire la Troika questa volta, temo che il destino dell’Italia somiglierebbe molto a quello della Grecia.

D: Cosa suggeriresti alla classe politica italiana per evitare questo scenario?

S.M.: La classe politica dovrebbe smettere di ignorare la realtà. Dovrebbe riconoscere gli errori del passato e correggerli con decisione, senza paura di perdere consenso nell’immediato. Le misure necessarie per raddrizzare il Paese non saranno facili né popolari, ma sono indispensabili. Il debito pubblico va ridotto, la spesa va razionalizzata, e l’efficienza dello Stato deve migliorare drasticamente. In caso contrario, la politica italiana si troverà senza potere, perché il potere risiede nelle risorse, non nelle cariche formali. E se non agiamo, il nostro futuro potrebbe essere segnato da una crisi profonda, simile a quella della Grecia. Questo non è catastrofismo, è realismo.

D: In conclusione, come vedi il futuro della politica italiana?

S.M.: Il resto è fuffa, chiacchiere che non valgono neanche il tempo di essere commentate. O la politica italiana si sveglia e inizia a rispondere alle esigenze concrete del Paese, oppure la sua irrilevanza diventerà evidente a tutti. L’Italia può ancora evitare il peggio, ma serve una classe politica coraggiosa, onesta e capace di guardare oltre i propri interessi. Il tempo per le illusioni è finito.

Chi fa politica oggi in Italia ad ogni livello ha il dovere di essere onesto con se stesso e dire la verità ai propri elettori o quando e se si dovesse trovare eletto sarà uno dei tanti complici c’ha da qualche decennio ha lasciato andare la barca che si sta fermando nel mare del debito pubblico dove il vortice della p.a. la farà affondare.

In quest’ ottica proprio oggi si risente prospettare da ministro Giorgetti una nuova tassa sull’extrageddoto delle banche, che giustamente il presidente di F.I. Italia chiede di evitare perché non farebbe altro che spaventare gli investitori stranieri.

Tassa è bene ricordare descritta dal Ministro Giorgetti come di “solidarietà” , ovviamente evitando di dire che la solidarietà servirebbe per mantenere gli accordi con la Pubblica Amministrazione ormai diventata sempre più vorace.

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