Perplessità sull’obbligo del green pass per gli accessi alla mensa delle forze di polizia per Pasquale Alessandro Griesi, agente brianzolo e segretario provinciale di Milano della Federazione Sindacale della Polizia di Stato.
“Divisi in mensa, ma ammassati sulla strada”
La Federazione Sindacale della Polizia di Stato nei giorni scorsi ha inviato una lettera al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, al Capo della Polizia Lamberto Giannini e al segretario nazionale Valter Mazzetti.
“Un comunicato che, naturalmente, io condivido in ogni singolo punto – spiega Griesi -. Perché quanto scritto è quello che noi, ogni giorno, viviamo sul nostro lavoro”.
A scanso di equivoci o di possibili fraintendimenti Griesi precisa subito che lui è vaccinato e ha il green pass, ma la scelta di obbligare l’ingresso in mensa esclusivamente previa esposizione del green pass in una situazione lavorativa come quella delle forze dell’ordine, è una pura follia.
“Soprattutto per il tipo di lavoro che svolgiamo – precisa Griesi -. Infatti se in mensa non potranno andare i colleghi sprovvisti di green pass, potranno ugualmente lavorare a stretto contatto con i colleghi vaccinati, che in mensa, invece, possono accedere? Magari insieme sulla volante, al massimo a una trentina di centimetri di distanza, oppure in pattuglia in mezzo alla strada, o ancora insieme vicini durante le manifestazioni in piazza?”.
“Agenti costretti a mangiare sotto al solleone”
Griesi, infatti, solleva parecchie perplessità in merito alla situazione delle forze dell’ordine dei reparti operativi. “Il nostro lavoro presenta diverse difficoltà organizzative – continua -. Comprendo che è difficile adeguarsi a diktat sanitari imposti da chi, questa organizzazione, non la conosce. Sono oltre il 12% i poliziotti che in Italia non sono vaccinati: come ci organizziamo con il green pass per accedere alla mensa?”.
A poche ore dall’entrata in vigore del passaporto verde obbligatorio anche nelle mense delle forze dell’ordine, in alcune caserme (anche milanesi) ci si è organizzati con una sorta di “schiscetta”. Le immagini che ci sono arrivate in redazione parlano da sole. Agenti delle Squadre Mobili che mangiano all’esterno, seduti sul prato o sul marciapiede, riparandosi magari sotto un albero: il sacchetto, fornito dalla mensa, con panini, acqua, bibita, frutta e yogurt.
“Il sacchetto non è ammissibile – aggiunge Griesi -. Gli agenti devono nutrirsi in mensa, o comunque seguire un pasto veicolato, al ristorante convenzionato o tramite ticket. Non certo con due panini da mangiare sotto gli alberi, come i boy scout, magari anche senza riparo”.
“Dopo dieci ore ammassati in piedi neppure il ristoro della mensa”
Griesi ribadisce che la scelta di interdire la mensa agli agenti senza green pass non ha senso: questi lavoratori, anche al di fuori della pausa pranzo, comunque lavorano molto vicini, spesso senza neppure il rispetto delle distanze di sicurezza, con i colleghi che sono vaccinati.
“Proprio per la particolarità del lavoro di chi presta servizio nelle squadre operative quella mezz’oretta di pranzo o di cena in mensa è fondamentale – precisa -. Non tanto per il cibo, ma per rilassare testa e corpo. Ci sono colleghi che lavorano anche dieci ore in mezzo alla strada, colleghi sempre in piedi alle manifestazioni, sotto al solleone o al freddo. A prendersi insulti, a rischiare la vita, a non reagire. Il ritorno in mensa è fondamentale proprio per riporsi un attimo: rinfrescarsi in queste giornate di gran caldo, a riscaldarsi d’inverno quando magari si seguono le manifestazioni sotto la pioggia. Mi auguro che ci sia un ripensamento in merito al green pass in mensa”.
Notizia di poche ore fa: da martedì 17 agosto gli agenti sprovvisti di green pass potranno richiedere il pasto caldo in modalità di asporto. “La Federazione Sindacale di Polizia – conclude Griesi – mette a disposizione le proprie segreterie sul territorio per la consumazione”.
Fonte: MonzaToday.it
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