Su questo giornale, primi tra tutti, avevamo segnalato ben quattro stranezze sull’obbligo vaccinale imposto ai poliziotti. Una tra tutte, appariva davvero incredibile: il fatto che mentre gli agenti sospesi per motivi disciplinari, magari perché condannati per mafia, percepiscono un assegno alimentare per mantenere la famiglia, ai poliziotti non vaccinati viene tolto tutto. Zero di zero, anche se hanno figli a carico. Giusto? sbagliato? Ai posteri l’ardua sentenza. Di certo si tratta di un’incongruenza che una divisa ci aveva riassunto così: “Se sei incriminato ti prendi almeno due lire, se non sei vaccinato invece devi proprio morire di fame”.
Sindacato Siap
Bene. Da quel 14 dicembre, quando cioè è entrato in vigore il decreto del governo che impone il vaccino obbligatorio per il comparto della sicurezza (e non solo), ne è passata di acqua sotto i ponti. Ma la stranezza rimane. E ora che il decreto dovrà essere convertito in legge, su Draghi, Speranza e Lamorgese rischia di piovere una raffica di ricorsi da parte di chi chiede una “minima garanzia di sostentamento”.
A sollevare il polverone stavolta è il sindacato Siap, solitamente mai troppo polemico col governo soprattutto in tema di coronavirus. Il segretario generale Giuseppe Tiani ha preso carta e penna e scritto ai ministri per segnalare che la decisione di tagliare lo stipendio agli agenti no vax “si riverbera sul nucleo familiare” che viene privato di “un’esistenza libera ma soprattutto dignitosa”. Per il Siap il decreto viola l’articolo 2 della Costituzione, “che impedisce che un lavoratore subordinato, indifferentemente pubblico o privato, possa rimanere senza fonte di reddito per qualsiasi motivo”.
La soluzione ci sarebbe
È in contrasto con i canoni di “temporaneità e proporzionalità” della sospensione. E soprattutto rischia di costringere i lavoratore no vax a “ricorrere a prestiti con tassi usurai”, visto e considerato che non può chiedere il reddito di cittadinanza e neppure svolgere altre attività lavorative mentre è sospeso. Insomma: il Siap “è convinto che l’assegno alimentare sia un diritto” come previsto da un decreto del 1957; secondo cui “all’impiegato sospeso è concesso un assegno alimentare in misura non superiore alla metà dello stipendio, oltre gli assegni per carichi di famiglia”. Poco importa se risulta sospeso perché ha picchiato un superiore o se perché non vuole farsi iniettare tre giri di Pfizer.
La soluzione ci sarebbe: in sede di conversione del decreto sul super green pass per i poliziotti, il governo dovrebbe modificare la norma e garantire ai non vaccinati il cosiddetto “assegno alimentare” (di solito non superiore alla metà dello stipendio). Altrimenti, il Siap promuoverà uno specifico ricorso su tutto il territorio nazionale per ottenere la garanzia di sostentamento. Una mossa che potrebbe coinvolgere anche gli altri settori lavorativi già inclusi nell’obbligo vaccinale. E che potrebbe trasformarsi in una valanga.
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