Porno – Salvatore sembra un oste, con la pancia che avanza prima di lui. Gli manca il grembiule nero, ma adesso vedrai che ti consiglia le sue melanzane alla parmigiana. Però fa il regista del film porno e si chiama Axel Ramirez. E non ha mai cucinato una melanzana in vita sua.
C’è l’attore, quello più giovane e prestante, che deve dire «piacere, io sono Maverick». Non sembra difficile, solo che è la decima volta che rifanno la scena. Lui dev’essersi un po’ indispettito, perché adesso lo dice quasi sbuffando, come se volesse far capire che era venuto qui per fare altro.
Anche lei è venuta qui per fare altro, le calze nere, un bel balcone davanti, tacchi a spillo, lo sguardo concentrato che ti sta prendendo le misure. Allora? Che vogliamo fare? Matteo ridice la battuta velocemente, cerchiamo di sbrigarci. E l’oste s’arrabbia: «Nooo, devi far vedere la tua sorpresa, perché voi vi siete già incontrati, vi conoscete». E certo che si conoscono.
Il regista scuote la testa: «Quando un film ha una bella trama, come questo», spiega, «io ci tengo che tutto sia fatto bene. Voglio che loro migliorino». Giusto. Il film s’intitola Top Gun, una parodia porno di quello vero. La sceneggiatura, dice Salvatore, lo ricalca a grandi linee. Così, a spanne.
E per forza. Sei attori in tutto, 4 maschi e due donne, sei giorni di riprese, un cameraman che poi è anche il montatore, e 2000 euro massimo di budget. Come ci si riesce? «Riusciamo». Commento serafico del produttore. Max Biondi, fatalismo napoletano. Si gira tutto qui in questa villetta di Ischia, guarda che mare. Ma gli effetti speciali, il costo della troupe, la trasferta, gli affitti? «No, la villetta è del regista… Ci mettiamo d’accordo». Umma umma.
Il fatto è che il porno è in crisi, spiega Max. «Siamo rimasti solo in 4 o 5 case di produzione in Italia. Dieci anni fa erano 50. Siamo gli ultimi indiani». Sicuro? Secondo un’inchiesta di Think2money «il giro d’affari del porno è quantificabile in circa 97 miliardi di dollari», una cifra astronomica. Tanto per capirci, Hollywood con i suoi 600 film all’anno produce 10 miliardi di dollari, e tutta l’industria cinematografica mondiale genera ricavi per 15 miliardi.
«Il porno in Usa fattura più soldi della Major League Baseball, la National Football League e la NBA combinate insieme». Gli attori arrivano a contratti che superano i 250mila dollari all’anno.
Il marchio di Jenna Jameson, star dell’adult entertainment vale 30 milioni di dollari l’anno, quasi come Brad Pitt, che ne guadagna 32. «Eh, ma quelli so’ americani», ribatte Biondi. «Un altro mondo». E comunque lui i suoi film li piazza, appunto, negli States. «Li vendo su Avn Stars, piattaforma ufficiale dell’Oscar porno». A quanto? «Li metto lì, poi il costo va da un minimo di 7 dollari a un massimo di 15. Dipende, ho girato Matrix, Cleopatra, insomma parodie importanti».
E non vi fate soldi? «Nooo. Lo faccio principalmente per passione». Davvero? «Eh sì, certo. Io, sin da adolescente andavo nei teatri a vedere le pornostar. Ci sono proprio portato. Perché prima facevo l’attore». Dove? «Eeeh, dove. Al cinema. Sono un ex attore di Pupi Avati».
E poi com’è finito nel porno? «Perché sono molto ambizioso e volevo sfondare. Nei film tradizionali più di piccoli ruoli non riuscivo a fare. Allora ho intrapreso la carriera dell’hard, e lì ho spaccato veramente».
Solo che adesso diciamo che si sopravvive. Il fatto è, protesta, che l’Italia paga una crisi unica, «lo vede come siamo messi». Lui finché tira quest’aria resta qui a Ischia, li gira tutti qui i film, guarda che luce, il mare fermo, il cielo chiaro e un lampo giallo al parabrise. Cosa c’è di meglio? Poi sì, i soldi contano, sono importanti, «ma senza passione non si vive».
Lo dice Max Biondi, pensierino della sera. Ormai il mondo è cambiato, oggi comanda internet, bisogna adeguarsi. Ecco, sul web, la rete offre ben 260 milioni di siti porno visitati quotidianamente da più di 300 milioni di utenti (75 per cento uomini, 25 donne), PornHub da solo raccoglie 81 milioni di utenti ogni giorno, 800 ricerche al secondo e 4 milioni di video caricati in un anno, mentre YouPorn genera 2,1 miliardi di pagine viste al mese.
Dove sta la crisi? «Ma quelli sono siti gratuiti. Loro guadagnano, e guadagnano tantissimo, sulla pubblicità». Già, ma senza film non potrebbero esistere. «Vero». E allora? Allora diciamo che qualcosa resiste, che forse c’è anche chi ci campa bene. In fondo, Francesco Guzman, l’altro attore, una tuta da pilota che gli sta un po’ troppo stretta e la testa pelata, ammette che lo fa per i soldi, perché in realtà lui nasce come attore di teatro e di cinema: «Ho lavorato con Bellocchio, con Pierfrancesco Favino, con Michele Placido, ho lavorato con i professionisti. Michele Placido aveva grande stima di me».
Dice che ha fatto L’ombra di Caravaggio con lui. «Mi parlava con affetto e mi spiegava la parte: solo tu puoi farla bene». Che parte? «Facevo il prete. Dico una cosa sola, ma per me è importante. Anche con Favino, viene vicino a me, mi dà una mano sulla spalla e gli do la battuta, capito? Gli dico ciao».
Cioè, faceva il figurante? «No. Questo è figurante speciale. E comunque ti pagano bene. Il figurante è quello che non dice niente». Beh, il porno dovrebbe pagare meglio. «A casa mia lo sanno che faccio questo. Parliamo di soldi, mi capisce? E i soldi fanno comodo. Io non vado sul set per fare una scopata con l’attrice. Io vado lì per lavorare. Perché, diciamo le cose come stanno, io vengo da tanti anni di teatro e ho imparato una cosa prima di tutto: la serietà».
È così che si impegna con l’attrice. Lei, con il suo bel davanzale e le forme procaci, non è proprio di primo pelo, ha 41 anni ed è ucraina anche se si chiama Veronica Belli. Durante gli intrecci amorosi, si profonde in complimenti abbastanza trasversali e incoraggianti sulle misure.
In questi casi, Axel Ramirez non fa ripetere le scene. «Ogni attore ha i suoi segreti e le sue tecniche e ci sono determinate situazioni in cui è meglio non intervenire». Salvatore ha girato 11 film porno fino adesso e spiega che c’è stato «un bel salto di qualità con queste ultime parodie. Prima erano solo scene di sesso, adesso arriviamo a un recitato anche di venti pagine».
Ricorda di aver cominciato a 24 anni a fare il regista. Mai pensato di fare l’oste. Primo film La prigione oscura, un horror, «lo puoi vedere su Youtube», dice. Poi ha preferito l’hard. Per lo più dietro la cinepresa. Ma fa anche l’attore. «Sono vanitoso, mi piace apparire. Pure in questo, io e Max recitiamo delle parti, per dare più sostanza alla sceneggiatura». Chiaro.
«Io faccio la parte del sergente cazzuto che urla sempre. E Max il comandante che incontra gli allievi della scuola aeronautica». Tutto qui intorno, nella villetta di famiglia, casa e lavoro. Se non ci fosse il recitato, due amplessi e via. Invece, siccome Ramirez fa ripetere le scene all’attor giovine, Francesco a un certo punto comincia a fremere, perché rischia di perdere il traghetto.
«Non ci siamo coordinati bene sugli orari», si lamenta. Allora Salvatore accelera con grande soddisfazione di Matteo, che chiaramente è venuto qui pensando di fare altro. Alla fine, il regista dà uno strappo in macchina al porto a Francesco. Tutto bene. Molto casereccio. Alla fine Guzman ha solo una cosa da dire perché ci tiene tanto. «Il mio sogno».
Sul porno? «No. Il mio sogno è di lavorare con Quentin Tarantino. So che viene a Roma, a metà ottobre, ho già comprato il biglietto. Mi piacerebbe salire sul palco del più bel teatro del mondo, il San Carlo di Napoli, e fare un film con Tarantino». Da figurante? «Figurante speciale. Per cortesia!».
Pierangelo Sapegno per “La Stampa – Specchio”
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